12 Maggio 2024

Sussurrare per non lasciare andare via. “Sottovoce” di Martina Asero

di Adele Licciardi

Ma chi non crede nei propri sogni pugnala il proprio futuro, aveva recitato devotamente.

Non è un libro che parla di sogni, questo, ma è un libro che parla di vita e, con essa, ci sono anche i sogni, quelli che non si dicono, o quelli che ancora non si sanno.

Alba e Alì sono due ragazzi che abitano a Catania. Alba è figlia di una madre in carriera e di uno scrittore che spera ancora di sbarcare il lunario dopo il fortuito successo del suo primo libro. Alì proviene da una famiglia di iraniani immigrati in Sicilia: di notte aiuta il padre a gestire la kebabberia, di giorno si intrufola nelle aule di filosofia per seguirne le lezioni. Alba e Alì, così diversi per provenienza, indole e modo di pensare, sono legati da una strana amicizia, quella degli opposti che si attraggono e, contemporaneamente, delle incomprensioni che galleggiano sulla superficie. La morte della nonna materna di Alba scatena una serie di eventi che trasformano le sue giornate in una caccia al passato, – il passato della nonna –, mentre Alì tenta di ritagliarsi il suo posto e proteggere l’amica dalla sua indole impulsiva. 

Sottovoce di Martina Ȧsero, pubblicato da CentoAutori e facente parte della collana L’Arcobaleno, è un romanzo di storie che si intrecciano e si influenzano a vicenda in modi imprevedibili.

Il dolore non era necessario e sarebbe stato molto meglio non provarlo. Ma c’è. E allora puoi scegliere di restare paralizzata dentro il tuo dolore o guardarlo come qualcosa che ti ha toccata ma non ti trattiene […]
– Non so se riesco ad andare avanti
– Non si tratta di andare avanti. Si tratta di andare oltre.

Andare oltre è quello che provano a fare i personaggi di questo libro. Alì, dal pensiero profondo e dall’animo sensibile, percepisce che la sua differenza dagli altri studenti non è “epidermica” ma ontologica: «pur sentendosi tutt’al più integrato, almeno a livello somatico, di solito preferiva il suo angolino ascoso. Non distinguersi troppo poteva facilitargli la vita fino a un certo punto, perché poi subentrava la consapevolezza di una diversità più ontologica che epidermica, e quella non poteva essere colmata in alcun modo…». Ed è in questa differenza che cerca di trovare il suo posto e di capire se, in realtà, c’è per lui un posto.

Alba, diametralmente diversa da Alì ma altrettanto presa da dubbi esistenziali, cerca di prendere tempo con un anno sabbatico per capire se anche per lei c’è un posto che la possa contenere. Tra amori andati a male e nuovi incontri, i personaggi si sfiorano, si toccano, si scontrano e si allontanano. Tra questi c’è anche un’altra figura, di cui conosciamo le vicende come in un puzzle i cui pezzi si stanno ancora cercando, ed è il ragazzo con la cicatrice. Lo incontriamo per la prima volta vicino la casa della nonna materna ormai defunta, in un paesino sotto le pendici dell’Etna. La sua storia, come quella degli altri, viene raccontata in un intreccio che si fa e si disfa insieme.

A fare da sfondo a tutto questo c’è Catania, con i suoi vicoli e i suoi luoghi più noti, come il Monastero dei Benedettini o Piazza Teatro Massimo e, ancora, la calura che sa essere impavida anche nei mesi primaverili. 

La scrittura dell’autrice, di cui abbiamo già avuto prova con il suo precedente libro, Quello che resta edito da Nous, sa essere ancora una volta delicata ma anche inclemente, se necessario, descrivendo in maniera onnisciente i pensieri e i dubbi dei personaggi. I singoli capitoli, preceduti tutti da un titolo esplicativo e da una citazione d’autore che ne fornisce quasi una chiave di lettura, scorrono veloci e riescono a dare subito un’immagine ben precisa dei luoghi e delle vicende.

Sottovoce è uno di quei libri che lascia domande e non si arroga il diritto di dare risposte: le vite dei protagonisti scorrevano prima del nostro arrivo, e continueranno a farlo anche dopo.  A noi non rimane che immaginare cosa potrebbe essere. Terminato l’ultimo rigo, sono ritornata al titolo chiedendone ragione, per poi comprendere come tra queste pagine ogni cosa venga detta a metà, sottovoce, appunto. Nessuno è davvero sincero, nessuno esprime con chiarezza ciò che vuole e desidera. Anche quando il non detto diventa un peso che non si sa sopportare. A volte per codardia, è vero, altre volte semplicemente per paura di non essere compresi, perché quando le cose si dicono a voce alta perdono sempre qualcosa. E allora non resta che dirle sottovoce, sperando in orecchie attente a percepirle.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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