I lupi si slanciarono sospinti dal vento. Gli uomini si agitavano da una parte all’altra, le raffiche gettavano polvere negli occhi di tutti. I ringhi dei lupi e gli spari si confusero con il rumore dei rami che si abbattevano a terra. Pochi minuti dopo, il vento cessò.
In un paese chiamato Boscofiorito un anno fa è accaduta una tragedia: cinque uomini sono stati sbranati dai lupi. Fino a quel momento il branco si era sempre tenuto lontano dal centro abitato perché aveva intuito quanto potesse essere malvagio l’uomo ma, per motivi inizialmente sconosciuti, non quella notte. Tra coloro che affrontarono il branco perdono la vita il padre di Viola, la nostra protagonista, e di Mauro, il suo migliore amico. La fine di questo breve prologo ci catapulta nel paese, dove il lutto non è stato ancora superato e in cui un vento strano inizia a soffiare portando cambiamenti e un’eccessiva allegria. Come una spugna lava via lo sporco, il vento porta via il dolore. Ma è davvero giusto che accada in questo modo?
Se lo chiedono Viola, pronta a scoprire cosa sta succedendo, e Nena, una donna dai lunghi capelli bianchi arrivata a Boscofiorito insieme a Elvira, sua amica e compagna di viaggio.
Questo è l’inizio di Viola e il vento, romanzo di Stefania Giudici pubblicato dalla casa editrice KaiFab Edizioni. Una storia pensata per ragazzi, in realtà, ma che si presta a essere letto a qualsiasi età per i temi universali che vengono trattati.
Non conosciamo il tempo in cui le vicende accadono, ma poco importa. Da alcuni dettagli, come la presenza di automobili, si intuisce un’epoca recente (o forse futura, chi lo sa), tuttavia per lo svolgimento della trama non è rilevante. Le parole che l’autrice utilizza bastano per visualizzare i luoghi descritti, come Boscofiorito o Blutorrente, dove i personaggi, tangibili, vividi, si muovono, e dove la magia esiste e può fare del bene, come quella di Nena, ma anche del male, se accompagnata da un dolore che non si sa controllare.
In un realismo magico che ha il sapore di un luogo perduto ma allo stesso tempo presente, a spiccare tra tutti sono proprio Viola e Nena: la prima, una bambina che usa la fantasia per trasformare il suo dolore in storie, la seconda una donna proveniente dai boschi del Nord, additata inizialmente come “strega”, eppure dall’animo buono e che ha sopportato troppo. Entrambe sembrano quasi due facce di una stessa medaglia: la gioventù, che deve ancora provare davvero cosa sono il dolore e la gioia, e la maturità, che ha già sperimentato sulla propria pelle i sentimenti più estremi. «Ci sono i giorni degli aquiloni e quelli delle lacrime. È normale. Nella vita ci sono giorni per tutto.»
Accanto a questi personaggi ce ne sono altri che arricchiscono lo scenario con caratteristiche e particolarità semplici ma definite: Mauro, il migliore amico di Viola, appassionato di uccelli, passa i suoi momenti liberi a collezionarne le piume; Elvira, anche lei arrivata dai boschi del Nord insieme a Nena ma, mentre quest’ultima riesce ad aiutare gli altri grazie al suo dono, il canto e le melodie, e ai suoi rimedi medici, Elvira addolcisce il cuore degli uomini grazie al dono della cucina. Ci sono poi gli altri “adulti”, visti e percepiti come tali attraverso gli occhi di Viola. Quegli adulti, come la madre di Viola, che ancora soffrono per le morti dell’anno prima e che poi, improvvisamente, sembrano dimenticare ogni lacrima.
La scrittura dell’autrice, lieve e delicata, scandisce i pensieri dei personaggi e le descrizioni dei luoghi con quell’essenziale che serve a comprendere, immaginare e, soprattutto, a incuriosire: capitolo dopo capitolo vogliamo scoprire, insieme alla protagonista, la causa di quel vento sconosciuto che sembra aver cambiato i cuori di tutti.
Il romanzo riesce nell’intento di non annoiare con descrizioni troppo artefatte e di comunicare nel modo più semplice possibile concetti come l’amicizia, l’amore e i sentimenti a essi legati. Al suo interno, infatti, ritroviamo proprio quei temi universali accennati all’inizio in epigrafe: il dolore, che può indurire i cuori se gli si concede di prendere il sopravvento, e il desiderio, provato almeno una volta da tutti, di cancellarlo per sempre; l’importanza dell’amicizia e la forza di prendersene cura contro ogni ostacolo e imprevisto.
Come più volte suggerisce Nena, «in caso di venti gelidi e ostili era il cuore che doveva rimanere caldo», e quale modo migliore di farlo se non attraverso l’amore in tutte le sue forme?
Viola e il vento è il romanzo d’esordio di Stefania Giudici pubblicato da Kaifab Edizioni. La linea editoriale della casa editrice è rivolta a tematiche oggi più attuali che mai, che si traducono in un attivismo che assume come arma le parole e le idee, al cui centro troviamo temi come la crisi ambientale e climatica, il ritorno alla natura o le diseguaglianze sociali e culturali.
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Il nostro giudizio
Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.
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