23 Agosto 2023

La Strada Matta della crescita. “La città incantata. Al di là delle nebbie” di Sachiko Kashiwaba

di Emanuela Chines

Ogni tanto è interessante visitare posti nuovi.

È davvero un peccato per l’Italia non conoscere Sachiko Kashiwaba, prolifica autrice di letteratura per l’infanzia nata nel 1953 nella prefettura di Iwate, in Giappone. Di tutta la vasta produzione di questa romanziera e traduttrice, nel nostro Paese è stato tradotto e pubblicato soltanto il suo primo romanzo, La città incantata. Al di là delle nebbie (1975). Quest’opera, che ha ispirato Hayao Miyazaki per la creazione del lungometraggio La città incantata (2001), è approdata in Italia soltanto dopo il successo del suddetto capolavoro cinematografico, vincitore del Premio Oscar per il Miglior Film d’Animazione.

Pubblicato in Italia nel 2003 dalla casa editrice Kappa Edizioni e ristampato nel 2014 dall’editore Kappalab, La città incantata. Al di là delle nebbie è la storia di Rina Uesugi, una bambina di 10 anni circa mandata dal padre a trascorrere l’estate in un posto dove lui era stato da piccolo. Si tratta della misteriosa Valle della Nebbia, un villaggio che entra «in comunicazione con diversi luoghi», abitato da discendenti di maghi e altre bizzarre creature. Inizialmente Rina vorrebbe fuggire da quel posto in cui si può restare solo lavorando, ma via via la bambina diventerà sempre più responsabile e capace di affrontare ogni situazione nel migliore dei modi. Alla fine del suo soggiorno, quando non avrà nessun altro lavoro da svolgere, Rina deve tornare a casa. È triste, ma conserverà con sé il ricordo della Valle della Nebbia e dei suoi abitanti insieme agli insegnamenti appresi.

Sachiko Kashiwaba; fonte: MyAnimeList

La città incantata. Al di là delle nebbie ha un target molto giovane, perciò ci si trova di fronte un romanzo di formazione punteggiato di elementi fantastici, come animali parlanti e creature immaginarie (gnomi, centauri, oni). In quanto storia di crescita, è normale trovare la presenza di elementi tipici degli antichi riti di passaggio. C’è il mentore o vecchio saggio, rappresentato nel romanzo dalla signora Picotte, l’arcigna proprietaria della pensione dove soggiorna Rina. Ci sono le prove da affrontare per diventare adulti: nel nostro caso, si tratta di tre lavori che la bambina deve svolgere in tre negozi diversi. C’è anche la figura che guida l’iniziandə nel “mondo degli spiriti”, ossia fuori dalla comunità e lontano da ciò che è noto: nel romanzo questo ruolo è svolto dall’ombrellino di Rina.

fonte: AsianReviewOfBook

In merito a questo oggetto, che accompagna la bambina verso l’ingresso della Valle della Nebbia, ci sarebbero pagine da riempire. Chi scrive si limiterà a dire che l’ombrello ha il pomello a forma di testa di clown, figura accostabile al Matto, Arcano Maggiore numero zero dei Tarocchi, simbolo di inesperienza, tratto tipico dei bambini. La stanza di Rina alla pensione Picotte, non a caso, è la Stanza del Clown, del “matto” ingenuo e inesperto. Infine, Strada Matta è il secondo nome della Valle della Nebbia. Tutto torna.

L’ombrello, però, non si muove da solo: è il vento, simbolo del cambiamento, a spingere quest’oggetto e, di conseguenza, Rina verso il suddetto villaggio. 

Situato in mezzo ai monti e avvolto da una fitta nebbia, Strada Matta è un luogo quasi del tutto inaccessibile, coloratissimo come la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka o le regioni del regno di Oz. Tuttavia, proprio perché è colorato e brillante come una fiaba o una scatola di giochi, non è il mondo reale. Chi scrive spiegherà questo suo pensiero con un paragone cinematografico: i film prodotti tra gli anni ‘30 e ‘50 venivano girati in bianco e nero per le storie realistiche, mentre i soli prodotti animati o fantastici venivano colorati. Per citare l’esempio più eclatante, ne Il Mago di Oz, diretto da Victor Fleming nel lontano 1939, le scene ambientate nel Kansas erano in bianco e nero, mentre quelle nel regno di Oz erano fatte con colori molto saturi e brillanti, o cupi e con alto contrasto nelle terre della Strega dell’Ovest.

La stessa linea di pensiero sembra essere presente ne La città incantata. Al di là delle nebbie. Nella vita non esistono solo momenti coloratissimi o totalmente bui: esistono anche momenti grigi, periodi a volte più chiari, a volte più scuri. La palette della nostra vita diventa più varia man mano che cresciamo e accumuliamo esperienze. I colori del mondo reale, inoltre, hanno tante piccole sfumature che li rendono diversi: il blu del mare Egeo non è lo stesso del mare del Nord, né quello dell’oceano Pacifico, per fare un esempio.

È proprio perché mancano sfumature di colore “adulte” che Rina non può stare nella Valle della Nebbia: quel posto è stato un’arena di allenamento per il mondo reale. Una volta superate le prove-esami, Rina è pronta per affrontare la vita con strumenti diversi, con un atteggiamento adulto. Kashiwaba, però, non si ferma qui: un adulto sano non dimentica del tutto la sua infanzia, ma la custodisce dentro di sé. Questo lo si riscontra solo leggendo tutto il libro, ma si nota in particolare nel finale. Crescere non vuol dire, dunque, ingrigirsi, ma accogliere più colori dentro di sé.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Emanuela Chines

Palermitana classe 1991, si diploma al liceo classico Giovanni Meli della propria città. Si laurea in DAMS all’Università degli Studi di Palermo, specializzandosi in spettacolo.

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