15 Maggio 2023

Essere figlie, essere madri. “Tempo di neve” di Jessica Au

di Adele Licciardi

Tempo di neve è il libro d’esordio con cui Jessica Au vince il premio Novel Prize. Un racconto lungo, più che un romanzo vero e proprio, che indaga il legame delicato quanto complicato che può esistere tra una madre e una figlia

Per riportare a galla un rapporto che sembra ormai lontano, la figlia, protagonista della vicenda, invita la madre a partire insieme a lei per Tokyo. La prima, infatti, abita oramai in Australia, mentre la seconda è nata e cresciuta a Hong Kong. Una distanza che appare sin da subito fisica e culturale, oltre che intima. Già nelle prime pagine i pensieri della figlia mostrano più volte una voglia forte ma inspiegabile di riscoprire il rapporto con la madre: «all’inizio dell’anno le avevo chiesto di venire con me in Giappone […] ma iniziavo a rendermi conto che era una cosa importante per ragioni a cui non ero ancora in grado di dare un nome». In qualche modo, però, durante la lettura e imbattendoci in alcune descrizioni, intuiamo che in questo rapporto c’è qualcosa di irrimediabilmente perduto: «Avevo deciso di andare in autunno, perché era sempre stata la nostra stagione preferita. Giardini e parchi sarebbero stati all’apice della loro bellezza; la fine della stagione, quando non rimane quasi più nulla».

Tutto il viaggio è la somma di momenti condivisi con la madre e di momenti vissuti in solitudine, in cui entrambe sembrano trovarsi sotto una campana invisibile che permette loro solo in alcuni istanti un vero contatto. I giorni trascorrono tra visite a musei e mostre e momenti di intima conversazione durante i pasti, sopra noodles fumanti e tazze di tè. Il presente vissuto dalle due protagoniste si intreccia continuamente con il passato tramite i ricordi portati in superficie dalla figlia. La sorella, lo zio, il marito della protagonista, così come alcuni personaggi cardine della sua formazione, camminano nelle strade di Tokyo accanto alla madre e alla figlia. 

La distanza che accomuna entrambe è, come dicevamo, prima di tutto culturale: la pacatezza e la compostezza della madre rispecchiano la cultura dalla quale proviene e in cui è cresciuta, mentre una modernità più aperta e flessibile caratterizza già la figlia. Questa distanza si rispecchia anche nei discorsi affrontati perché più volte assistiamo a scene in cui una delle due non sembra mai capire fino in fondo cosa l’altra voglia dire

Nel corso della narrazione si percepisce, così, un’estraneità profonda, un senso di disagio, eppure anche la voglia di non volersi arrendere a queste sensazioni. Con la scelta di non rivelare il nome delle due protagoniste, Jessica Au sembra voler mettere per iscritto un rapporto universale o, per lo meno, una delle sue possibilità. La madre e la figlia diventano quasi un archetipo teso a mostrare come possono essere complicati i rapporti quando a legarci è soltanto il sangue.

Eppure, in questo disagio che sembra trapelare dalle descrizioni, in questa continua distanza di intenti e discorsi, ci sono i ricordi da cui proveniamo, c’è la volontà di non dimenticarli perché, per quanto un genitore e un figlio possano sentirsi lontani tra loro, sono comunque irrimediabilmente legati. È per questo che la figlia intraprende questo piccolo viaggio insieme alla madre, un viaggio fisico sì, ma anche temporale nei ricordi, nel passato; è per continuare a essere se stessa senza dimenticare il luogo fisico e il corpo materno da cui proviene, perché se è vero che possiamo essere persone molto diverse da coloro che ci hanno generato, è altrettanto vero che il nostro primo input, volenti o nolenti, proviene proprio da lì. E allora conservarlo senza rinunciare alla propria identità è quello che si ostina a voler fare la nostra protagonista, e forse è quello a cui un po’ tutti dovremmo aspirare.

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Il nostro giudizio

Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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