In una tranquilla villetta immersa nel verde dell’altrettanto tranquillo paese di Serra San Bruno, in Calabria, un uomo riposa, contento di quello che lo circonda. È molto anziano ormai, e, pur avendo vissuto molte cose, tra poco, per via di una malattia, non sarà più in grado di ricordarle. Un peccato, perché le sue esperienze di vita non sono certo comuni: non molti possono raccontare di aver lavorato per i servizi segreti del proprio paese. Se qualcuno, però, volesse ascoltare da lui vicende torbide o scoprire storie di personaggi che potremmo definire come minimo ambigui, Vincenzo – questo è il nome dell’anziano signore – probabilmente lo guarderebbe stranito: tutto quello che ha fatto nella sua vita è servire lo Stato, e di certo né lui né i suoi colleghi potrebbero essere definiti “personaggi ambigui”.
In Operazione Shark, romanzo d’esordio di Vitaliano Fulciniti, intuiamo sin dall’incipit le tracce di una vita straordinaria. E prima che la memoria di Vincenzo venga spazzata via da una malattia neurodegenerativa, il protagonista o si abbandona ai propri ricordi. Uno di questi si dipana dando il via alla trama del romanzo.
Due uomini per una missione: raccogliere informazioni su una nave cargo carica di armi, intercettarla e assicurare i colpevoli alla giustizia. Non è un’operazione come le altre: bisogna sventare un piano complesso, ordito da una potente organizzazione criminale, ramificata in ogni parte del mondo e pronta a tutto pur di arrivare ai suoi obiettivi. Al burbero Vincenzo, per l’occasione, viene affiancato un nuovo collega, con cui stringerà amicizia: il giovane Silvano. Insieme, i due dovranno muoversi tra émigrés iraniani, contrabbandieri indiani e loschi portuali (oltre che dell’ottimo rombo al forno) per raccogliere le informazioni di cui hanno bisogno e intercettare il carico mortifero.
Un vero e proprio intrigo internazionale, quindi. Il racconto, che pure tratta di una vicenda inventata, porta comunque le tracce di avvenimenti reali, con cui l’autore – precedentemente appartenente della Guardia di Finanza – si sarà certamente confrontato nel corso della sua carriera: le operazioni vengono descritte nel dettaglio, così come i personaggi e le loro storie; in queste descrizioni emerge il tratto distintivo di Fulciniti, ovvero la sua capacità di tratteggiare con realismo persone, luoghi e situazioni. Che si tratti del controllo di un container, eseguito in totale segretezza, o di un briefing tra forze dell’intelligence, gli scenari appaiono sempre credibili, capaci di trasmettere al lettore quel senso nitido di esperienza vissuta così difficile da convogliare in romanzi di questo tipo.
Ma il vero tratto originale di Operazione Shark si rintraccia in altro: nella capacità, cioè, di distanziarsi da quelli che in genere sono considerati gli elementi canonici del genere dello spionaggio. Di norma, infatti, tra i personaggi di una spy story ben pochi sono quelli caratterizzati da integrità morale e onestà personale: gli aspetti su cui si pone l’accento sono in genere l’ambiguità delle loro azioni, il deterioramento della loro sensibilità a fronte delle situazioni che devono affrontare, il valicamento della sottile linea che separa coloro i che dovrebbero essere i buoni e i cattivi veri e propri. In Operazione Shark, invece, si assiste a un discostamento da tutti questi topoi, a cui si rinuncia a favore di un realismo più marcato. Vincenzo (che sin dalle prime pagine viene definito un «servitore dello Stato che ama profondamente il proprio Paese») e i suoi colleghi non assomigliano affatto ai personaggi che popolano i romanzi di Le Carré e Greene. Piuttosto, di loro si enfatizzano le qualità positive: il patriottismo, l’attaccamento alle istituzioni, la lealtà personale e l’onestà, appunto. E sono proprio queste caratteristiche che, alla fine, garantiscono la buona riuscita della missione: Operazione Shark mostra che anche la virtù può essere oggetto di un romanzo di spionaggio, e che le qualità positive sono probabilmente più diffuse, nei servitori delle istituzioni, di quanto pensiamo.
«Immagino che, se uno fosse interessato a conoscere i risvolti più segreti delle corse di Formula Uno, non andrebbe a chiederli a un giovane meccanico dotato di una fervida immaginazione, ma privo di qualsiasi esperienza sul campo», scriveva Le Carré in Tiro al piccione. Storie della mia vita, riferendosi al fatto che, pur non essendo più da molto tempo funzionario dell’intelligence, venisse di continuo interpellato come esperto in materia.
Forse a Fulciniti non possiamo chiedere i risvolti più segreti del mondo dello spionaggio: un loro ritratto onesto, coinvolgente e senza dubbio realistico, però, sì.
© Riproduzione riservata.
Il nostro giudizio
Nativo di Bergamo, si diploma nel 2016 presso il liceo classico Paolo Sarpi. All’università decide di continuare gli studi antichistici, e così si laurea in lettere nel 2019 alla Statale di Milano […]
Potrebbe interessarti: