5 Giugno 2023

Ripensare l’accoglienza: l’esempio del CARA di Isola Capo Rizzuto. Le pubblicazioni di Vitaliano Fulciniti

di Umberto Vitali

Varcare i cancelli del Centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto e provocare, solo con la propria presenza, un fuggi-fuggi generale non è di certo il modo più incoraggiante per iniziare un nuovo lavoro, specialmente se si è il direttore, fresco di nomina, del Centro in questione; aver guadagnato la gratitudine e la riconoscenza sia dei rifugiati sia dei propri collaboratori dopo quattordici mesi di duro lavoro è, invece, la migliore conclusione possibile. 

Tra questi due punti si snoda la vicenda, lavorativa e umana insieme, di Vitaliano Fulciniti, direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto dal gennaio 2018 al febbraio 2019, che ha descritto la sua esperienza in due volumi, entrambi apparsi per i tipi di Rubbettino: Dall’accoglienza all’integrazione e Frammenti di vita. Si tratta di libri di argomento diverso, e tuttavia complementare: un racconto dello sforzo per assicurare una vita migliore agli ospiti del Centro uno, una galleria di ritratti delle persone che hanno reso possibile il realizzarsi di questo sforzo l’altro.


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L’intervista arricchita con ulteriori domande all’autore.


L’elemento che li accomuna è quindi, in primo luogo, l’essere frutto della medesima esperienza; ma oltre a questo c’è un altro aspetto notevole che mette in parallelo i due testi, ovvero l’importanza data alle qualità umane come elemento decisivo per il buon esito del processo di integrazione. Dall’accoglienza all’integrazione è anteriore sul piano cronologico a Frammenti di vita, ma, su quello logico, si potrebbe piuttosto dire il contrario (e così sembra sottintendere anche Fulciniti): non è possibile sviluppare un progetto di accoglienza, qualunque esso sia, senza quelle qualità personali che, pur non facendo parte di un preciso curriculum, rimangono non meno indispensabili di molte altre competenze più tecniche.

Regional Hub di Sant’Anna

Ma quali sono, di preciso, queste qualità? In primo luogo, la compassione e la capacità di provare empatia: le attività per far sentire gli ospiti più a loro agio, i miglioramenti ai servizi del Centro e molti altri episodi non sarebbero stati pensabili, dice Fulciniti, se tutti i lavoratori del CARA non avessero provato una viva empatia per gli esseri umani che stavano di fronte a loro

Quello di Fulciniti non è certo un atto d’accusa, seppure implicito, verso il modo attuale di gestire l’accoglienza dei migranti: si può piuttosto definire come la proposta di un modello alternativo a quello già esistente. Naturalmente, quello dell’accoglienza e della gestione dei migranti sul territorio nazionale è un problema complesso, che non può certo essere risolto solamente con quelle che si suole chiamare, in maniera derogativa, le “buone intenzioni”; tuttavia, non è sufficiente nemmeno un approccio puramente tecnico, che vede nei migranti non singoli individui, ognuna con i propri bisogni e le proprie speranze, ma come problemi: ecco che quindi Fulciniti non propone una soluzione definitiva, quanto piuttosto un (solido) punto di partenza. 

Spagna, Campo di lavoro a Ceuta

Gli esempi di integrazione ben riuscita che incoraggiano questa nuova prospettiva sul fenomeno dell’immigrazione non mancano di certo: l’autore riferisce molti episodi ‒ dalla celebrazione del Ramadan con gli ospiti del CARA alla realizzazione di pigotte di pezza, usate per finanziare progetti di beneficenza ‒ in cui l’adozione di quelli che potrebbero sembrare solo dei principi astratti ha portato a risultati assai concreti. Tra gli altri, la vivace risposta del territorio alle iniziative del Centro, che sono state sostenute da varie realtà locali, istituzionali e non. 

Lezione di italiano in un Cas.

Del racconto dei quattordici mesi passati al Centro di Isola Capo Rizzuto, quindi, si può dire che raggiunge un obiettivo più lontano di quello che a prima vista si pone: la narrazione dell’esperienza vissuta, infatti, si mescola di continuo con un nuovo approccio al tema dell’immigrazione e dell’integrazione, che, con lo scorrere delle pagine, acquista la forza di un esempio concreto, capace di porsi come modello per progetti futuri.

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Il nostro giudizio

Umberto Vitali

Nativo di Bergamo, si diploma nel 2016 presso il liceo classico Paolo Sarpi. All’università decide di continuare gli studi antichistici, e così si laurea in lettere nel 2019 alla Statale di Milano […]

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