Uscito nel giugno del 2023 per la collana Nichel di Minimum Fax, La Cantadora di Vanni Lai intreccia realtà storica e fantasia in una narrazione che si sviluppa attorno a una figura avvolta nel mito e sepolta dalla damnatio memoriae: quella di Candida Mara.
L’interesse dell’autore per la Cantadora è di lunga durata, come attesta un articolo uscito per La Nuova Sardegna nel maggio del 2013, in cui Lai ha ricostruito una parte della vita di questa donna fuori dal comune, iniziando a tessere i fili che compongono oggi la tela del suo romanzo d’esordio.
L’autore, in due macrostrutture compenetranti, si rivela capace di utilizzare lucidamente il paradigma indiziario dell’inchiesta e, al contempo, di trovare una voce più profonda ed emotiva, in grado di colmare i vuoti lasciati dai documenti perduti e dagli eventi nascosti dall’omertà di chi ha condannato la memoria di Candida Mara all’oblio.
Nella prima parte del romanzo, il narratore, discendente della protagonista di questa storia, indossa i panni del detective, girando la Sardegna alla ricerca di tracce documentarie che attestino i momenti ufficiali dell’esistenza di Candida e conducendo interviste ai pochi testimoni rimasti in vita. Pochi, in quanto la Cantadora, nata nel 1877 a Nulvi, un paesino della provincia di Sassari, è morta nel lontano 1927, probabilmente a causa dell’anestesia subita per la rimozione di un brutto neo sulla faccia, da cui non si è più risvegliata.
Anche sul suo decesso, comunque, come su tutta la sua vita, tante sono le voci e pochissime le certezze, non solo a causa dei decenni trascorsi tra la sua morte e la ricerca di fonti certe sulla sua figura, ma soprattutto a causa del silenzio che ne avvolge il nome.
Nessuno doveva ricordare la donna misteriosa che ci legava nel sangue. Nessuno doveva nominare Candida Mara.
Eppure, Candida ha avuto una vita incredibile, avventurosa, testimoniata da alcuni articoli di giornale del tempo, che ne hanno osservato il passaggio su palchi di solito calcati solo dagli uomini (sos cantadores), dagli studi di musicologi del calibro di Gavino Gabriel e dagli atti del tribunale che ne raccontano gli impicci, le liti familiari e il carattere burrascoso. La morte in fasce dell’unica figlia, un primo matrimonio con un uomo sul cui capo pende la maledizione di una statua della Madonna, la vedovanza in giovane età e l’aver “rubato” il marito di un’altra completano il quadro della vita difficile di una donna scomoda, a cui la voce del popolo allude con malignità, definendola mangiatrice di uomini e ragazzini, probabilmente pazza, posseduta e pericolosa. Una strega.
Prendendo spunto da questi giudizi e dalla ricostruzione operata nei primi capitoli, Lai muta il punto di vista del narratore ed entra nella seconda parte del libro, che si presenta come un romanzo della caduta. Partendo in media res, da una gara tra cantadores, segue da vicino la vita di una Candida Mara già conosciuta sui palchi, uscendo così dalla ricerca dei crudeli fatti, per giungere nello spazio dell’immaginazione. Lo studio delle usanze della Sardegna degli anni Venti e della tradizione del canto a chitarra, l’immedesimazione nella psiche della protagonista, come in quella dei suoi detrattori e dei suoi ammiratori, rendono l’ambientazione e i personaggi credibili e l’intreccio incalzante, spingendo il lettore a volare tra le parole, alla ricerca del compimento del destino della Cantadora; alla ricerca, dunque, della caduta definitiva.
In questa costruzione, l’aura da fattucchiera della protagonista viene accentuata da un oggetto magico, un grammofono d’oro che, secondo alcuni, le darebbe il potere di migliorare le prestazioni dei suoi cavalli da corsa, di cantare come e meglio di un maschio e a cui viene in parte attribuita la sua capacità di ammaliare gli uomini. A quanto dicono le voci, infatti, Candida Mara non era oggettivamente bella – elemento che non possiamo confutare, dal momento che di lei non è rimasta alcuna fotografia –, ma aveva di certo un fascino unico, ipnotico, che i suoi contemporanei consideravano frutto del maligno. Il narratore, in questa seconda parte, segue la scia di queste dicerie per raccontare la storia che più di tutte ha portato alla distruzione della reputazione di Candida Mara: quella della relazione con Giuseppe Sechi, proprietario di cavalli già sposato con una certa Emanuela, il quale lascerà la famiglia per seguire la protagonista di questa storia. I due finiranno la loro vita in disgrazia, un segno maledetto che accentuerà la tendenza dei loro contemporanei a distruggerne il passaggio su questa terra col silenzio.
Mistero, avventura, ribellione e infine tragedia. Un romanzo completo, insomma, che però sarebbe simile a tanti altri, se non fosse per un dettaglio essenziale: l’elemento che rende La Cantadora una piccola perla culturale è infatti la presenza di un’altra voce, quella della protagonista stessa, perché i versi attribuiti al suo talento vengono riportati pagina dopo pagina, restituendo vita a un fantasma umiliato, che risplende grazie alla bellezza delle sue rime.
In questo, Lai è stato magistrale: nel ricostruire lo spazio emotivo e lo spirito ribelle della protagonista, intrecciando sapientemente nel corso di tutto l’arco narrativo le proprie parole a quelle della fu Candida Mara. Non semplice oggetto di narrazione, dunque, bensì soggetto che risuona, di nuovo protagonista sul palco dopo più di un secolo.
In conclusione, grazie a questo primo e ben riuscito romanzo di Vanni Lai, la Cantadora sembra destinata ad abbracciare la fortuna delle altre donne leggendarie che la Sardegna ha sentito il bisogno di riscoprire e raccontare al mondo, per ritrovare le proprie radici e farle splendere. Vagamente magica e pericolosa, come l’accabadora narrata da Murgia, ribelle, bruciata e incompresa come molte delle protagoniste di Grazia Deledda, ora viva, immortale e tangibile, cammina tra noi Candida Mara.
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Il nostro giudizio
Nata il 25 dicembre 1995, è cresciuta a Nuoro, nel cuore della Barbagia. Dopo aver frequentato il liceo classico Giorgio Asproni e dopo aver maturato una piccola esperienza giornalistica con la testata online Globalist, è partita per il Sud alla scoperta della Sicilia.
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