20 Marzo 2024

Martina Ásero presenta Cettina Caliò e Davide Rondoni: “Il sogno di sognare”, le interviste

di Redazione

Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato del progetto “Il sogno di sognare” di Antonio Presti (Fondazione Fiumara d’arte) e del primo appuntamento pubblico alla libreria Mondadori di Piazza Roma.

Ieri, invece, siamo state per voi al secondo incontro alla Feltrinelli di Catania, dove Martina Ásero ha presentato Cettina Caliò e Davide Rondoni.

Oltre all’intervento dell’organizzatore dell’iniziativa, che ha ricordato il senso politico, umano e comunitario di questi eventi, hanno introdotto la serata Lucrezia Fava, responsabile degli eventi della Feltrinelli di Catania, e la prof.ssa Magda D’Agostino, docente di spagnolo dell’istituto San Giorgio, che ha presentato le interpretazioni di tre alunne e un alunno sul tema portante del sogno.

Il disegno di una “Donna sognatrice” e la lettura di El beso di Pablo Neruda, accompagnata dalle note al pianoforte di Nuvole Bianche di Einaudi, e infine la lettura di una poesia in vernacolo di uno dei ragazzi del San Giorgio, hanno creato l’atmosfera giusta per la presentazione, in cui versi editi e inediti si sono intrecciati attorno al concetto stesso di poesia, al suo significato e alla sua utilità come strumento per interpretare e sentire il mondo.

Abbiamo intervistato per voi la presentatrice e i due poeti, cercando di far luce su alcuni degli argomenti principali di questo meraviglioso progetto.


Intervista a Martina Ásero 

Quanto è importante questo progetto e cosa ti ha spinta a parteciparvi come presentatrice?

Ho ricevuto l’invito a questo progetto e ho accettato immediatamente perché credo nel valore della poesia. Ho avuto l’occasione di conoscere alcuni dei partecipanti e ho dialogato in altre occasioni con Davide Rondoni ed è sempre un piacere ritrovarci e parlare di cose belle. 

Anche se la poesia, una volta nata, diventa universale, che rapporto c’è tra la poesia e il territorio?

La poesia nasce sempre da un territorio. Se vogliamo estendere il significato di territorio a un’accezione meno geolocalizzata e circoscritta, tutti siamo dei territori: gli esseri umani sono dei paesi, costituiamo delle regioni esistenziali e in quanto tali viviamo delle esperienze. Di conseguenza i nostri vissuti interiori, esteriori, sentiti e presagiti diventano poi quelle lande di partenza di un’espressione scritta che in molte forme si trasforma in poesia.

Parliamo della funzione della poesia in chiave immaginifica: può salvare le persone che appartengono a realtà periferiche?

Le persone che appartengono a una realtà periferica molte volte sono più assetate di poesia, di arte e di bellezza. Va forse riconsiderato il concetto di periferico, perché a volte, anche in contesti molto centrali, ci sono delle periferie dell’anima, dove gli esseri umani sono inariditi da un deserto costante della banalità e della soddisfazione immediata dei bisogni. Non rispondono più in maniera attiva e viva agli stimoli della bellezza, della creatività e dell’arte e anche quelle sono periferie. Bisogna rivalutare tutto questo. Di certo progetti di questo genere contribuiscono molto a mettere in ebollizione il pensiero.


Intervista a Cettina Caliò

Quanto è importante questo progetto e cosa l’ha spinta a parteciparvi?

Credo che il progetto sia importante soprattutto quando vuoi portare l’idea della bellezza in alcuni luoghi che magari sono un po’ più fragili di altri e che hanno delle complessità che altri luoghi non hanno. In realtà ogni luogo ha le sue problematiche, solo alcuni più di altri. Quindi mi è piaciuta questa idea, perché Antonio Presti ha questo modo molto visionario di concepire le cose, e a me questo tipo di persona piace. Poi ci sono di mezzo le scuole, e a me piacciono gli studenti. Noi diciamo sempre che i ragazzi saranno gli uomini e le donne di domani, ed è vero. E siccome bisogna sempre partire dal basso, l’idea di poter esprimere in qualche modo la nostra idea di bellezza è importante, perché può aiutare anche ad affrontare meglio la vita, a viverla meglio. La bellezza ha un valore perché ti consente di vedere le cose con altri occhi, di conoscere meglio te stesso, di leggere e tradurre meglio il mondo intorno a te, quindi per questo mi ha fatto molto piacere partecipare.

Parlando invece della funzione immaginifica della poesia può, secondo lei, salvare quelle persone che vivono nelle realtà più periferiche? Ha questo potere?

Sì perché non è sganciata. La poesia, così come la letteratura e l’arte in generale, non sono sganciate dalla realtà e dalla vita, sono comunque conoscenza. La poesia è fatta di parole, le parole ti servono per esprimere te stesso, per poter dire meglio e anche in modo altro il mondo che ti circonda. Quindi tutto poi torna a tuo vantaggio.

Anche se la poesia, una volta nata, diventa universale, che rapporto c’è tra la poesia e il territorio?

La cosa bella è che ogni luogo ha la sua poesia, la sua porzione di bellezza. E siccome poesia significa anche vedere con altri occhi, andare oltre le cose, quindi puoi scoprire la bellezza anche e soprattutto in luoghi in cui apparentemente non c’è. 

E a Librino l’ha trovata?

Sì, secondo me sì. Intanto mi è piaciuta molto la scuola in cui sono stata oggi, l’istituto Musco, era una scuola ordinatissima, pulitissima e soprattutto profumatissima. I ragazzi erano tanto bellini, contenti di partecipare a questa cosa. Quella mi è sembrata una bella cosa, cioè il fatto che loro ci aspettassero con gioia e non sembrava il solito: “Ok, stiamo marinando un paio di ore”, perché sai, siamo stati studenti anche noi, quindi me lo ricordo come funzionava, invece no, erano realmente interessati. E questa è una piccola bellezza.

Quale tra le sue poesie lette oggi dedicherebbe maggiormente al progetto?

Oddio, ce ne sono veramente tante. Io ho parlato spesso del sogno, ma più come ispirazione, come porzione di fiaba. Il sogno è sempre qualcosa che ti aiuta a respirare meglio, ti dà un senso. Quindi probabilmente forse le potrei dedicare tutte. Non me ne viene una a memoria, però sì, in fondo il sottotesto delle mie poesie è sempre la vita, ma nella sua porzione onirica. 

Quale poesia di un altro poeta, sempre sul sogno e l’utopia, consiglierebbe di leggere?

C’è un verso di Antonia Pozzi che mi piace molto, a proposito della poesia, lei dice Io leggo le parole dei poeti per capire il mio cuore e quello degli altri, che secondo me esprime non solo il valore e la bellezza della poesia, ma anche la possibilità che la poesia ti dà di essere visionario, di vedere, e quindi di sognare.

E anche di entrare in contatto con il prossimo.

Sì, con gli altri, con le emozioni degli altri. Perché poi alla fine è un sentire comune, provi a toccare e a raggiungere le emozioni degli altri attraverso le tue.

Di Cettina Caliò vi segnaliamo l’uscita della nuova silloge Di tu in noi (Nave di Teseo).


Intervista a Davide Rondoni

Quanto è importante questo progetto e perché ha deciso di partecipare?

Ho deciso di partecipare intanto perché viene da una storia non improvvisata di gente che si è dedicata all’arte e a coinvolgere nell’arte tante persone; quindi, è un progetto che ha due facce: una prettamente artistica e una sociale ed è bello che ci siano queste cose. Conosco Antonio Presti da tanto tempo e ho già partecipato anni fa a una cosa che aveva fatto, quindi quando mi ha invitato ho detto di sì. In genere io, se posso, dico di sì.

Anche se la poesia, una volta nata, diventa universale, che rapporto c’è tra la poesia e il territorio? In questo caso parliamo di Librino chiaramente… un territorio un po’ periferico.

Sì è vero che la poesia, se è una buona poesia, diventa universale, però gli uomini vivono in dei contesti. C’è un video bellissimo di Vittorio Gassman, che parlava dell’Infinito di Leopardi. A un certo punto diceva che se Leopardi fosse nato a Catanzaro non l’avrebbe scritto. Quindi è chiaro che un poeta deve prendere sul serio quello che incontra, che vive, le persone che vede. Non deve inventarsi la vita. La poesia serve a mettere a fuoco la realtà, non a inventarsi mondi finti. E quando anche fossero dei mondi inventati, come nel caso di Ariosto, sono sempre riflesso dell’esperienza. Quindi, il poeta deve partire dalle sue radici. Poi, Librino è un grande quartiere, secondo me, abbastanza bello devo dire, rispetto a tanti altri quartieri che ho visto per il mondo. Io ho girato per il mondo, ho visto l’India, il Brasile… quando sento dire “Librino è degradata”, beh. Dopo aver visto le Favelas possiamo parlare di degrado vero. Quindi bisogna sempre relativizzare. In più ho incontrato i ragazzi in questi due giorni, sono ragazzi vivacissimi. Poi… scriveranno, suoneranno, balleranno, faranno i medici? Porteranno le loro vite dentro lì, in quegli ambiti.

In questo senso, la poesia in chiave immaginifica può salvare le persone? Specie nell’ambito di una contemporaneità tanto veloce e mutevole?

Salvifica è troppo, perché ci salva Dio semmai, non la poesia, non bisogna avere degli idoli, no? Semmai la salvezza viene da potenze molto superiori della poesia in sé. Però la poesia può aiutare a mettere a fuoco l’esistenza, quindi ad avere uno sguardo più profondo, meno distratto da quello che ci circonda, di focalizzarsi sull’attraversamento, anche sulla passione verso il mondo, sulla sua sofferenza. Qualcosa che non si può fare così, con superficialità. In questo senso non è salvifica, però può dare una mano ad essere più uomini, più vivi.

Tra le poesie che leggerà oggi o che ha letto in questi giorni negli incontri che si sono tenuti a Librino dedicherebbe al progetto e al concetto del sogno?

Tra tutte? Possiamo soltanto amare.

E invece, qual è, secondo lei, la poesia di un altro poeta che rappresenta bene utopia e sogno?

C’è un bellissimo libro intero, che è nato da un sogno, di un grande poeta che è stato mio maestro, Mario Luzi. Una volta eravamo a casa sua e mi ha detto: “Sai, ho sognato Simone Martini”, che è un grande pittore del Duecento, lui ha fatto un libro meraviglioso che si intitola Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini. Suggerirei questo. 

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Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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Elisabetta Siotto

Nata il 25 dicembre 1995, è cresciuta a Nuoro, nel cuore della Barbagia. Dopo aver frequentato il liceo classico Giorgio Asproni e dopo aver maturato una piccola esperienza giornalistica con la testata online Globalist, è partita per il Sud alla scoperta della Sicilia.

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