5 Aprile 2024

Stefania, Viola, il vento. Intervista a Stefania Giudici, autrice di Viola e il vento

di Adele Licciardi

Intervista a cura di Adele Licciardi.

Stefania Giudici è una scrittrice e un’insegnante. È nata a Milano, dove insegna secondo il metodo del Writing and Reading Workshop. Ha vinto diversi concorsi letterari con dei racconti per ragazzi. Tiene percorsi di scrittura creativa e counseling online.Viola e il vento, edito da KaiFab Edizioni, è il suo primo romanzo.

Adele Licciardi: Viola e il vento è il tuo primo romanzo, il romanzo d’esordio, per usare un termine più adatto. Come è stata la tua prima esperienza con un testo di ampio respiro come questo?

Stefania Giudici: È stata straordinaria, meravigliosa, terrorizzante come tutte le esperienze davvero importanti. Erano almeno vent’anni che mi dicevo: “Prima o poi scriverò un romanzo”, ma non arrivava mai il momento giusto. Poi, quando stavo per diventare mamma, ho sentito come una data di scadenza: ora o mai più! Non è stato semplice, perché all’inizio ho fatto tutto da sola e non avevo un metodo chiaro. Scrivevo solo quando sentivo arrivare l’ispirazione, e per mesi interi non scrivevo niente. A un certo punto ho anche pensato di mollare, perché mi ero persa nella mia storia. Avevo più di un centinaio di cartelle senza un vero filo logico, non riuscivo più a venirne a capo. Allora ho avuto l’intuizione di farmi affiancare da una editor freelance. Grazie a lei ho capito cosa andava buttato e come riorganizzare il resto. E terminarlo a quel punto è stata una questione di pochi mesi.

© Roberta Imperatori, Il filo di Arianna

A.L.: Oltre a essere una scrittrice, sei prima di tutto un’insegnante, e sei anche una writing counselor. Le parole e la scrittura, quindi, sono un po’ una costante nelle tue giornate. Hai una routine di scrittura giornaliera? 

S.G.: Sì, ma in verità è un routine molto poco routinaria, perché nella mia giornata non c’è mai niente che si ripeta a orari fissi. Quando mi accorgo che ho almeno un’ora tutta per me, inizio a scrivere. Prima faccio sempre qualche pratica di meditazione o di espansione della coscienza, perché da quello stato di centratura ricevo idee e intuizioni. A volte ho bisogno anche di fare una sorta di brainstorming: è una tecnica che ho rielaborato io e che ho chiamato Costellazione di idee. E poi, dopo questa preparazione (che è un po’ come il riscaldamento per l’atleta) scrivo di getto circa mille parole (in questo periodo ho delle scadenze perché sto lavorando al secondo romanzo). Scrivo anche se non so esattamente che cosa scriverò: dopo le pratiche in genere le parole fluiscono e arrivano come da sole. Alla fine della sessione di scrittura compilo il foglio su cui traccio i miei progressi, e questo mi dà molta soddisfazione. Ho una sola regola d’oro: non scrivo mai quando sono stanca. A volte vorrei farlo la sera, presa dal desiderio di portarmi avanti, ma so che se lo faccio con quella spinta finisco per perdere il piacere di scrivere e la capacità di meravigliarmi. E se un giorno la routine salta, pazienza, cerco di fare un po’ di più il giorno dopo. Per me è importante lasciare che questa attività rimanga piacevole e sostenibile. Non si può scrivere un romanzo dal cuore con i ritmi con cui si lavora in ufficio.

A.L.: Quanto ha inciso il tuo essere un’insegnante nella scrittura del romanzo Viola e il vento?

S.G.: Non saprei. Sicuramente ho deciso di scrivere per ragazzi perché mi relaziono tutti i giorni con i ragazzi e conosco bene quel target e i loro gusti. I miei studenti mi hanno aiutato a immaginare il mio lettore ideale: nello specifico, ho scritto Viola e il vento pensando a un ragazzino di prima media che ho avuto come studente qualche anno fa. Era un ragazzino di origini rumene, quindi aveva bisogno di un testo chiaro e comprensibile dal punto di vista stilistico e lessicale. Non era un lettore esperto, quindi aveva bisogno di un testo in grado di creare suspance. Ma era molto sensibile, quindi potevo rivolgergli un messaggio profondo e complesso, nonostante la sua giovane età. E poi dopo di lui ne sono venuti altri, che potrebbero essere i miei lettori ideali. Io so benissimo a quali tra i miei studenti di oggi Viola e il vento piacerebbe e a quali invece non interesserebbe per nulla.

A.L.: KaiFab Edizioni ha una linea editoriale particolare: le sue collane mettono al centro le minacce attuali all’ambiente e all’essere umano e, allo stesso tempo, suggeriscono modi per ripristinare alcuni equilibri incrinati. Cosa ti ha spinto a rivolgerti a questa casa editrice e come è stata la tua esperienza editoriale? 

S.G.: La storia è stata buffa. In realtà io ho inviato il mio manoscritto a Edizioni BeMore e ho ricevuto da loro risposta positiva. Qualche giorno dopo aver firmato il contratto, l’editore stesso mi ha chiamata per propormi un’idea diversa: mi dice che lui ha appena fondato un’altra casa editrice che è ispirata ai valori dell’ecologia letteraria, KaiFab Edizioni, appunto. E che a ben pensarci Viola e il vento sarebbe perfetto per il nuovo catalogo. Lo ammetto, non sapevo cosa fosse l’ecologia letteraria e in quella telefonata Mauro Li Vigni ha tenuto una sorta di lectio magistralis solo per me sull’argomento. Dava parola esattamente a quelli che sono anche i miei valori: quello che più di tutto mi ha colpito è stata la visione dell’essere umano come uno dei tanti esseri che abitano il pianeta, non certo l’unico né tantomeno il più importante. Siamo parte di un meraviglioso sistema in cui tutto è interconnesso, se un elemento del sistema soffre, si squilibra l’intero sistema. Gli animali le piante e forse persino i minerali hanno il diritto alla vita quanto noi. Respiriamo tutti lo stesso respiro della Terra. Siamo tutti suoi figli e, si sa, una madre ama i suoi figli allo stesso modo. Ecco, questa visione, che ora ho sintetizzato con parole mie, non solo la condivido intellettualmente, ma la vivo e la sento quotidianamente. E averla riconosciuta nella parole di Mauro mi ha fatto dire subito: “Sì, io voglio essere parte di questo tuo progetto meraviglioso!” 

A.L.: In linea con la casa editrice e la sua linea editoriale, c’è un parallelismo tra la crisi ambientale e il vento di Viola e il vento? Anche se, nel romanzo, le sue cause sono “altre”, si potrebbero ricollegare alla noncuranza e alla superficialità dell’uomo nei confronti della crisi ambientale? 

S.G.: Io non ho scritto Viola e il vento con un intento ambientalista (e comunque l’ecologia letteraria va oltre l’ambientalismo: ha una visione più olistica, direi). Eppure nel mio romanzo c’è un uomo accecato che vuole esercitare il suo potere su tutti, prima su se stesso e poi perfino sulla natura. E ci sono uomini accecati quanto lui che si mettono contro, che fanno la guerra perché pensano ancora che la guerra possa portare soluzioni. Questa è la mentalità antica, maschile, quella che per millenni ha portato gli uomini a dominare le donne e a sottomettere i più deboli (e che purtroppo è quella che ancora prevale). 
E poi ci sono donne che accolgono quello che è, non lo rifiutano, non lo rinnegano. Non fanno la lotta e non usano armi, ma rispondono con le lacrime e il pianto, mostrando un potere che chi sceglie la violenza non ha, perché la violenza è sempre figlia della paura. Nel mio romanzo il rapporto tra uomo e Natura non è ancora del tutto sanato, ma si intravede una via. Quello della saggezza femminile, della cura, del canto, delle lacrime, della fragilità che non è debolezza, della prudenza, dell’attesa. La lupa annusa l’aria e sente che non è ancora ora di avvicinarsi all’uomo. Questo è il tempo dell’attesa: ma seguirà, forse, il tempo nuovo della cooperazione e della convivenza pacifica, se solo l’umanità avrà il coraggio di integrare il messaggio del femminile. 

A.L.: Boscofiorito, i lupi, una strega buona e una bambina coraggiosa, un vento strano e l’importanza di tenere il cuore al caldo. Come ti è venuta l’idea per questa storia?

S.G.: Tutto è nato dalla domanda che i manuali consigliano sempre: E se…?
Io mi chiedevo come sarebbe stata la mia vita se avessi potuto eliminare un grande dolore. E da lì, non so come, è arrivato il resto. Amo le fiabe e ho familiarità con il linguaggio simbolico e gli archetipi. Faccio da anni esperienze transpersonali come viaggi sciamanici, pratiche di respiro, pratiche psico-spirituali. Molto del mio romanzo è arrivato da lì. La scena finale l’ho vista proprio durante un’esperienza di Biotransenergetica, molto tempo prima di avere altri dettagli della storia. Le idee e le immagini arrivano in maniera non lineare: bisogna avere la pazienza di registrare quello che arriva e la fiducia nel fatto che poi tutto si ricomporrà trovando un senso.

A.L.: Il romanzo, con la sua ambientazione in parte reale, in parte fiabesca, può essere letto anche dagli adulti, ma è stato pensato principalmente per i ragazzi. Qual è il tuo rapporto e il tuo background con i libri per ragazzi?

S.G.: Ho cominciato a leggerli a ventiquattro anni, quando per un anno ho lavorato in libreria nel settore ragazzi. Devo molto a una mia collega di allora, Manuela, che mi regalò anche una splendida enciclopedia di letteratura per ragazzi. Da lì non ho più smesso. Mi piacciono molto più di tutti gli altri romanzi per adulti. Mi piacciono perché anche quando denunciano, offrono una visione del mondo creativa. I protagonisti sono eroi veri, di cui il nostro tempo avrebbe tanto bisogno: hanno valori forti, come l’amicizia, l’amore, un profondo senso del giusto, una straordinaria fedeltà a se stessi. Sanno fare scelte coraggiose, loro che sono solo ragazzi. Sono etici, sono forti. Nella letteratura per ragazzi gli inetti o i vigliacchi sono gli antagonisti, se mai. Non c’è nessun tipo di autocompiacimento nell’essere depressi, in crisi, criminali, mediocri… Io amo i romanzi dove ci sono eroi, non antieroi. Dove il bene trionfa. Ma non trionfa perché la vita è giusta (siamo ben lontani dal “vissero felici e contenti”), ma trionfa perchè gli eroi hanno il coraggio di vivere a pieno, di imparare, crescere, cambiare, e trasformare in opportunità anche la sofferenza più nera. Insomma, vorrei che il nostro mondo fosse popolato da persone che assomigliano ai protagonisti dei romanzi per ragazzi.

A.L.: In merito proprio a questo, quali sono i libri che ti hanno ispirato nell’ideazione di Viola e il vento e che consiglieresti a tutti, grandi e piccini? 

S.G.: Tra i miei libri preferiti per ragazzi c’è L’uomo che coltivava le comete di Angela Nanetti e devo dire che la sua ambientazione indefinita e i suoi personaggi controcorrente e misteriosi hanno ispirato i miei. Non so se ci sono riuscita, ma il mio intento era di creare la stessa atmosfera magica e fiabesca che si trova in questo romanzo. Poi mi hanno ispirato le fiabe, dei racconti d’infanzia di mio padre e qualche bambino che ho conosciuto per davvero.

A.L.: Prima di questo romanzo, hai mai scritto altre fiabe? 

S.G.: Sì ho scritto diverse fiabe e racconti, alcune hanno vinto concorsi di letteratura per ragazzi. Sono in cerca di un editore anche per quelle! Mi piacerebbe tanto che potessero diventare albi illustrati. Adoro gli albi illustrati perché sono ricchi di poesia e sono una vera e propria celebrazione del Bello. Quando leggo certi albi illustrati al mio bimbo di quattro anni non riesco a smettere di piangere per la commozione. Alcuni sono dei veri capolavori.

A.L.: Una delle parti più belle del romanzo è quando viene ricordato di tenere al caldo il cuore, sempre. E i modi per farlo possono essere diversi, ma ruotano tutti attorno all’amore, nel senso più ampio del termine. Tuttavia, nella vita di ogni giorno, così come nelle vite dei personaggi di Viola e il vento, bisogna anche attraversare il dolore. Possiamo dire che uno dei messaggi del romanzo è proprio questo: saper accettare il dolore, quando accade, e imparare a trasformarlo in punto di forza?

S.G.: Direi che questo è il messaggio che volevo trasmettere. E sono felice di scoprire che si sono riuscita! Se lo neghi, il dolore, fa ancora più danni. Se hai il coraggio di attraversarlo, può portare alla luce risorse e doni inaspettati. Be’, dal mio grande dolore è nato Viola e il vento!

A.L.: Hai altri romanzi in cantiere? Puoi già anticiparci qualcosa?

S.G.: Sì, sto scrivendo ora un altro romanzo. Non posso anticipare nulla ma sarà sempre, ovviamente, per ragazzi. Mi sbilancio un po’… Questa volta sarà uno Young Adult!

© Riproduzione riservata.


titolo: Viola e il vento
autore: Stefania Giudici
editore: KaiFab Edizioni
anno: 2023
prezzo: € 14,00


Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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