Intervista a cura di Giada Di Pino e Valentina Savasta.
Equilibri Precari dialoga oggi con l’ottava scrittrice, Erica Donzella, autrice di Come acqua comanda, un romanzo Kalòs Edizioni.
Erica Donzella è editor, libraia, direttrice didattica di Aleph – Scuola di scrittura e, ovviamente, scrittrice e poeta. Infatti, prima di Come acqua comanda, ricordiamo Quando cadranno i rumori, edito da Scatole parlanti nel 2019, Labirinthos. Un modello di scrittura, Villaggio Maori Edizioni 2021, e la raccolta poetica Scrusciu, Samuele Editore 2022.
Giada Di Pino: Erica Donzella è editor, libraia, scrittrice, poeta. Ci parleresti del tuo percorso, del tuo viaggio da Scicli fino a Come acqua comanda?
Erica Donzella: È un viaggio percorso sempre in compagnia delle parole: ho trovato nei libri e nella scrittura l’unica forma che vorrei mantenere per il resto dei miei giorni, ed è quella di una persona che solo grazie alla parola riesce a riconoscere se stessa e il mondo esterno. Come acqua comanda arriva nella mia vita come conseguenza di questa naturale progressione tra ciò che amo e quello che voglio raccontare attraverso la scrittura.
Valentina Savasta: Com’è nato questo romanzo? Qual è stata la sua genesi e quale la sua evoluzione?
E.D.: Questo romanzo nasce da una visione di un primo personaggio, ovvero di Petra, la nonna di Viola, co-protagonista del romanzo. Ricordo chiaramente il primo abbozzo di una scena con lei in primo piano e ricordo che, da quel momento in poi, il resto della storia mi è sembrato subito chiaro. Questo romanzo ha avuto una gestazione di tre anni: avevo paura di scriverlo perché avevo capito sin da subito che mi sarebbe costato tanto in termini emotivi.
V.S: Viola, la protagonista, è una bambina che vediamo pian piano crescere sotto i nostri occhi, mutare dentro le pagine di questo libro. È effettivamente una crescita quella che Viola subisce attraverso il dolore della sua famiglia? Si può definire il tuo come un romanzo di formazione?
E.D.: Non ho mai pensato a questa storia come una formazione per via della struttura stessa del romanzo: è vero, Viola è metamorfosi pura e metafora dell’acqua che cambia forma, ma è anche vero che non conosciamo il risultato finale della sua evoluzione. Direi che è più un romanzo in cui il realismo tratta i suoi personaggi come elementi magici, come variabili di un sistema complesso.
G.D.P.: Immacolata, Liddu e Viola compongono una piccola trinità familiare, poggiata, economicamente ed emotivamente, sulla nonna Pietra e protetta dall’impalpabile presenza dello zio Santo. Cosa rappresenta ciascuno di questi personaggi?
E.D.: Elementi necessari all’equilibrio di un sistema famigliare fuori dalla norma. Tutti i personaggi hanno una loro storia personale, un loro modo di indagare il dolore e interagire con la vita. Funzionano tutti insieme oppure separati: è importante per me creare corpi tridimensionali, come se potessero uscire da un momento all’altro dalla pagina. Anche zio Santo, in fondo, è più di un fantasma.
V.S.: Viola, nel nome come nel personaggio, sembra connessa alla tematica dell’innocenza, accompagnata da tanti altri simboli: la bambola gigante con cui gioca, il cagnolino Billy, il gelsomino che la nonna le mette sotto il cuscino, la granita alla fragola che le macchia le mutandine. Eppure, la bambina sembra avere anche una grande forza nascosta: la vittoria sulla paura del diavolo, i bisticci con Angelo, la caparbietà con cui affronta la nonna. Ci parli di questo personaggio?
E.D.: Viola ha l’incredibile capacità di osservare direttamente l’abisso che le si apre tra i piedi mentre sta ancora cercando di capire cos’è il dolore. Più che a una bambina volevo dare voce alla sensazione straniante di una crescita obbligata e prematura, alla mancanza di certezze e alla discutibile sicurezza che il “mondo adulto” prova a tenere in piedi. Viola è una funzione narrativa, un motore emotivo che mette in discussione il sistema che la circonda, che sia questo il nucleo famigliare o la natura che si rivolta contro l’essere umano.
G.D.P.: Zio Tano e zio Santo. Due presenze estremamente significative nella vita di Viola. Cosa rappresentano per la bambina e quale funzione hanno all’interno del romanzo?
E.D.: Se dovessi pensare in narratologia, direi che sono dei perfetti “aiutanti”. Santo è la coscienza, la morale, la maieutica. Tano è la goliardia, la sagacia, il perdono. Viola necessità di tutti questi elementi, tratteggiati in due personaggi per nulla secondari, per comprendere quanto possa essere difficile crescere.
G.D.P.: All’interno della narrazione è presente un significativo simbolismo. Alcuni oggetti, in particolare, sembrano rievocare un’atmosfera magica, fiabesca. Primo fra tutti, la giacca di Santo, seguita dalla famosa conta del tre di Viola. Viene da pensare poi al rito dell’olio fatto da Pietra e al nero di seppia di zio Tano. Quale significato si cela dietro quest’aura di magia che pervade il romanzo? E quanto pensiero magico si riversa sulla concezione del sacro che si ritrova nel libro?
E.D.: Il realismo magico è, per mia opinione, l’ideale di letteratura. Un modo, come tanti, di dare luce alla narrazione, di moltiplicare i significati e i significanti di una storia. Credo in una letteratura di finzione che stia sulla frontiera del verosimile, ma che sia anche in grado di creare universi molteplici. Non una semplice constatazione della realtà quindi, ma un diverso modo di riconnettersi a un sacro-pagano che fa anche parte delle mie radici.
V.S.: La tua scrittura ha la particolarità di ricreare il moto ondoso dell’acqua, e da essa prenderne la scorrevolezza. È una scrittura poetica e narrativa al tempo stesso. Quanto di questa tua cifra stilistica è dovuta alla tua formazione da poeta?
E.D.: Credo sia la cifra più invasiva nella mia scrittura, ed è un bene che sia così. Non vorrei mai avere uno stile senza sonorità, fa parte di una poetica interiore che non mi appartiene. Credo fortemente che il segno senza suono sia diminuito nella sua potenza espressiva.
V.S.: Kalòs edizioni. Com’è stata la tua esperienza editoriale con la casa editrice palermitana?
E.D.: Meravigliosa. Si sono fidati della mia scrittura e della storia quando non esisteva altro che una sinossi e un primo capitolo di prova. Non avevo mai visto lavorare nessuno (in ambito editoriale) con tanta cura, serietà, professionalità, amore e dedizione. Sono davvero grata a tutta la squadra di Kalòs e spero che il loro progetto editoriale possa davvero crescere e diventare bellezza condivisa.
G.D.P.: Come acqua comanda è stato pubblicato da pochissimo, ma te lo chiediamo comunque: hai già nuovi progetti in cantiere?
E.D.: Tantissimi, anche se ho bisogno di un po’ di introspezione per ricominciare a creare. Intanto mi tengo in allenamento con racconti e curatele e altri progetti di scrittura collettiva. L’inverno, spero, mi darà nuova linfa per altre storie già in divenire.
© Riproduzione riservata.
titolo: Come acqua comanda
autore: Erica Donzella
editore: Kalòs
anno: 2023
prezzo: € 16,00
Giada Di Pino
Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante.
Nata a Catania il 6 aprile 1994, si è diplomata nel 2012 presso il Liceo Linguistico G. Lombardo Radice, dove la ricordano ancora come la paladina delle cause perse. Dopo parecchi anni sabbatici di lavoro e autoanalisi, ha finalmente deciso di seguire la sua passione iscrivendosi al corso di laurea triennale in Lettere Moderne all’Università di Catania, dove si è laureata nel giugno 2021.
Leggi anche: