10 Agosto 2023

La Gentile che ci salva. Intervista all’autrice di “Le cose che ci salvano”

di Adele Licciardi

Intervista a cura di Adele Licciardi.

Equilibri Precari ospita la sua settima scrittrice, Lorenza Gentile, autrice di Le cose che ci salvano.

Nata a Milano nel 1988, si è laureata in Arti dello Spettacolo alla Goldsmiths University di Londra e ha frequentato la scuola internazionale di Arti Drammatiche Jacques Lecoq di Parigi. Nel 2011, sempre nella capitale francese, ha lavorato nella famosissima libreria Shakespeare and Company, e da questa esperienza è nato il libro Le piccole libertà (Feltrinelli, 2021). Prima di questo romanzo ha pubblicato Teo (Einaudi Stile Libero, 2014) e La felicità è una storia semplice (Einaudi Stile Libero, 2017).

Adele Licciardi: In quello che scriviamo c’è sempre un po’ di noi. Nel tuo precedente romanzo, Le piccole libertà, la libreria Shakespeare and Co. è un posto che hai davvero conosciuto e vissuto. Qui invece, in Le cose che ci salvano, la protagonista Gea è una tuttofare che abita a Milano, ripara gli oggetti rotti e fa rivivere quelli usurati e malandati. Quando può bussa, perché il citofono trasmette fretta, lascia consigli ottimistici in forma di origami e riesce ad apprezzare se stessa solo attraverso gli occhi degli altri. Quanto c’è di autobiografico in questo personaggio? 

Lorenza Gentile: Anche a me, come a Gea, piace instaurare un rapporto con chiunque mi circondi. Ascolto le storie degli altri, mi interesso ai loro problemi, mi faccio carico dei loro dispiaceri e cerco di avere un’influsso positivo sulla loro vita. Insomma, riconosco un grande valore all’empatia e penso, proprio come lei, che se ci esercitassimo tutti un po’ di più in questo senso sarebbe un mondo migliore. Il suo lato pratico, invece, è stata lei stessa a suggerirmelo, e in questo mi ha insegnato molto. Mi piaceva l’idea di una ragazza che fosse in grado di aggiustare le cose e che addirittura lo avesse reso il suo lavoro: una tuttofare con la salopette e la cassetta degli attrezzi, pronta ad aiutare chiunque ne avesse bisogno, ma allo stesso tempo reticente a lasciare che gli altri aiutassero lei. In fondo, penso che sia un tratto comune a tutti, la paura di lasciare che gli altri entrino davvero nelle nostre vite e possano vederci per quello che siamo davvero

Particolare di copertina

A.L.: Nel romanzo una cosa che mi è piaciuta parecchio sono i nomi che hai dato ai personaggi. Nomi parlanti, come Beatrice, Achille, Gea, ma anche soprannomi eloquenti: TiQuerelo o SetoMistoLana, per fare qualche esempio. Rinominare cose e persone in un determinato modo è anche un mezzo per conoscere e appropriarsi meglio della realtà circostante. Parlando un po’ del processo creativo, come ti è venuta l’idea di questi nomi? Hai scelto prima il nome e poi tratteggiato i personaggi, o sono stati i personaggi stessi a suggerirti che non potevano esserci altri nomi adatti se non questi?

L.G.: Grazie! La questione dei nomi per me è sempre importante. Penso che un nome azzeccato possa fare la fortuna di un personaggio, perché lo rende unico. In fondo, noi lettori cerchiamo proprio l’unicità, nelle storie. Solitamente, quando scrivo, i personaggi si presentano alla mia mente già con il loro nome. È un processo naturale. Il nome mi aiuta a definirli, conferendo a ognuno un’identità precisa. Per quanto riguarda i soprannomi in questo romanzo, invece, Gea se ne serve per sentirsi un po’ più vicina agli altri rispetto a quello che è davvero, per sentirsi parte di una comunità che inizialmente la rifiuta. L’ironia è il suo modo per esorcizzare le difficoltà. 

A.L.: Ritornando alla nostra protagonista, Gea, il suo nome rimanda alla dea della terra; nel romanzo c’è, da parte di alcuni personaggi principali, come la stessa protagonista e il padre, la paura costante della fine del mondo; ma il negozio di rigattiere, un vero e proprio nuovo mondo da cui è possibile ricominciare, funge da contraltare. La sfera semantica, dunque, ruota attorno all’allusione alla terra e alla creazione. Ma il nome Gea cos’altro ci dice della protagonista? 

L.G.: Ci suggerisce che ha radici particolari, che viene da un mondo lontano. Che è diversa da chi la circonda.  

A.L.: Il nuovo mondo, la bottega che Gea vuole salvare, da una parte sembra rimandare al nuovo mondo creato dopo il diluvio universale, ma anche a quel nuovo mondo a cui il padre di Gea si prepara in caso di catastrofe. Eppure, dall’altra parte, la bottega richiama il concetto di speranza, una speranza che non deve necessariamente partire dalle macerie e dalla distruzione, come sembrano suggerire le prime accezioni. 
Questa volontà di Gea di salvare a tutti i costi Il nuovo mondo è un modo per riscattare quel passato e, insieme a esso, anche se stessa? 

L.G.: Il nuovo mondo rappresenta da subito un’alternativa al mondo in cui è cresciuta. La proprietaria stessa lo ha chiamato così negli anni Settanta per indicare una via alternativa, un posto in cui cadevano le convenzioni, in cui ci si incontrava, in cui non c’erano oggetti fatti in serie, ma solo oggetti con una storia da raccontare. Sicuramente il negozio è per Gea un modo per riscattarsi, anche attraverso il tradimento dell’educazione ricevuta. 

fonte: Visit Monterosa

A.L.: Nel romanzo ci sono due figure quasi del tutto assenti fisicamente, ma fondamentali per la vita di Gea: la nonna e Dorothy. Non ho potuto non pensare alla zia di Oliva nel tuo romanzo precedente, Le piccole libertà. Queste tre figure, presenti sulla scena soprattutto attraverso dei flashback e tramite le parole che hanno lasciato, sono accomunate dalla voglia di vivere la loro vita, dal desiderio di ritrovare se stesse in modo autentico. Rappresentano, in modo generale, una sorta di saggezza e autenticità dimenticata o ti sei ispirata a figure che hai davvero conosciuto?

L.G.: È verissimo, sono tre figure che agiscono in assenza, attraverso le parole e le azioni che si sono lasciate dietro. Rappresentano quel tipo di donna che ha avuto il coraggio di essere se stessa in un’epoca in cui era ancora più difficile di oggi. Donne che hanno sfidato il luogo comune pur di sentirsi libere e che per questo sono state osteggiate e hanno vissuto una grande solitudine, ma una solitudine ricca, piena di tutto ciò che le appassionava. Secondo me, queste donne hanno molto da insegnarci ed è per questo che cerco di raccontarle in ogni romanzo.

A.L.: Nel libro acquistano un’importanza particolare anche gli spazi: spazi piccoli come una negozio o la Rocca; spazi più grandi, come un quartiere, Milano o l’intero mondo. Gea riesce a gestire meglio i luoghi che conosce e che può contenere sotto un unico sguardo, mentre degli altri sembra avere timore. Ad un certo punto, però, questa paura di varcare alcuni confini sembra passare in secondo piano quando si ritrova a cercare un amico scomparso. Possiamo dire che Gea inizia a definire se stessa, a confrontarsi con spazi più ampi e a salvarsi, proprio grazie agli altri?

L.G.: Assolutamente. Questo è il nodo essenziale del romanzo, il centro di tutto: il rapporto con gli altri ci salva. Sono gli altri a spingerci oltre i nostri limiti, a farci da specchio e mostrarci chi siamo. Credo fermamente che circondarsi di persone che ci permettono di essere noi stessi, che ci amano per quello che siamo, che ci portano, in un modo o nell’altro, a superarci, sia il segreto per vivere una vita autentica.

fonte: Wip Radio 

A.L.: Gea e il fratello Andrea sono stati cresciuti allo stesso modo, ma a un certo punto seguono due percorsi completamente diversi con due stati d’animo opposti: speranzosa e combattiva Gea, rassegnato e arrabbiato Andrea. Questo cambiamento avviene soprattutto dopo l’episodio che vede i due bambini affrontare una sorta di prova di sopravvivenza nel bosco. Cosa cambia in loro, e cosa succede davvero qui ad Andrea?

L.G.: Solitamente l’educazione molto restrittiva dà origine a due possibili conseguenze, opposte: l’allineamento con l’ideologia (reazione passiva) o la fuga (reazione attiva). Mi interessava esplorare queste possibilità e indagare come un ambiente tossico possa agire sul rapporto tra fratelli. Arriva il momento in cui ognuno di loro deve fare i conti con se stesso e con gli altri membri della famiglia per poter definire la propria vita. Andrea si sente tradito da Gea, questo gli fa perdere coraggio. Gea serba in sé un segreto troppo importante per essere dimenticato. Pensa a salvarsi, a qualunque costo. 

A.L.: Il nuovo mondo che Gea tenta di salvare a tutti i costi rappresenta il nostro posto nella società, quindi anche quell’identità personale che troviamo con fatica e che potrebbe essere spazzata via da qualsiasi avvenimento fuori dal nostro controllo. Se consideriamo che in questa parte del romanzo troviamo una Gea sicuramente più consapevole, grazie alla volontà di salvare Il nuovo mondo e all’apertura verso gli altri, mi sono chiesta se avevi pensato a un finale alternativo della storia e se, in quel caso, la crescita di Gea si sarebbe arrestata oppure no. 

L.G.: Inizialmente avevo valutato l’ipotesi di un finale alternativo. Ma poi il finale dei miei romanzi è dettato dalle storie stesse, e sentivo che poteva andare solo così. In ogni caso, Gea ha acquisito consapevolezza, si è aperta agli altri e alla fine ha la forza necessaria ad affrontare qualsiasi cosa. La sua crescita non si sarebbe arrestata

È pericoloso sporgersi, olio su tela, Laura Batzu; fonte: AltArt

A.L.: In tutto il romanzo c’è una particolare attenzione alle cose e ai dettagli. Dai bigliettini origami, alla manutenzione degli oggetti, fino ad arrivare alla cura verso le vite degli altri attraverso gesti minimi ma sentiti, quindi veri. Quanto c’è della tua filosofia di vita in questo romanzo?

L.G.: Moltissimo. Ogni mio romanzo è permeato dall’amore per le piccole cose. Credo sinceramente che dare la giusta attenzione a ciò che ci circonda, prendersi cura degli altri e di se stessi, fare ciò che più ci fa stare bene, ascoltarci e ascoltare siano la strada verso la felicità

A.L.: Sappiamo che è ancora presto, ma noi non vediamo l’ora di vedere nelle librerie il prossimo libro di Lorenza Gentile e parlarne insieme a lei!

© Riproduzione riservata.


titolo: Le cose che ci salvano
autore: Lorenza Gentile
editore: Feltrinelli
anno: 2023
prezzo: € 19,00


Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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