7 Agosto 2023

L’arte di aggiustare. “Le cose che ci salvano” di Lorenza Gentile

di Adele Licciardi

Umberto Eco sosteneva l’importanza di leggere insieme ai romanzi provocatori anche quelli consolatori, dove sai già che in qualche modo andrà tutto bene e in cui la trama segue uno sviluppo logico trovando, alla fine, il colpevole. Eco, nello specifico, parlava dei gialli, ma vorrei inserire tra questi anche esempi narrativi non polizieschi, e Le cose che ci salvano di Lorenza Gentile, edito da Feltrinelli, vi rientrerebbe senza alcun dubbio.  

Gea ha 27 anni e dalla Rocca, in cui ha abitato sin da piccola con i genitori e il fratello, si ritrova a vivere da sola a Milano, nella casa che apparteneva alla nonna. È una tuttofare che ripara gli oggetti rotti, così da dargli una seconda vita, e che per troppo tempo è stata abituata a stare al mondo come i corridori sulla linea di partenza: pronta a scattare da un momento all’altro in caso di un imminente pericolo. 

Nella Rocca, infatti, il padre si era rifugiato per scappare dalle delusioni accademiche che gli avevano sottratto la possibilità di immaginare un qualsiasi futuro, ma anche da una società ormai corrotta e ipocrita che egli chiamava la “Terribile Illusione”. Convinto che il mondo potesse finire da un momento all’altro per una catastrofe, aveva addestrato i due figli a fronteggiare qualsiasi minaccia, a ricavare l’essenziale per la sopravvivenza, e a riparare le cose usurate. Non conoscendo altro luogo che la Rocca, Gea e suo fratello vedranno per la prima volta il mondo esterno solo durante una breve parentesi milanese a casa della nonna. Qui qualcosa dentro la nostra protagonista cambierà dopo la visita a Il nuovo mondo, il negozio di un rigattiere pieno di oggetti provenienti da ogni continente e ognuno con la propria storia da raccontare. Anni dopo, andando via dalla Rocca per sempre, Gea si ritrova sola a Milano con la promessa, e il compito, di salvare Il nuovo mondo da una vendita che lo vorrebbe trasformare in uno spazio anonimo frutto delle logiche di mercato, forse un’hamburgeria o un centro scommesse.

Gea è una di quelle protagoniste forti e fragili allo stesso tempo e, proprio per questo motivo, non si fa fatica ad amarla. Con la sua salopette di jeans e la sua cassetta degli attrezzi, con il suo zaino contenente tutto il necessario nel caso arrivi una catastrofe imminente, è un personaggio buffo e amabile insieme: bussa invece di suonare perché il campanello trasmette la sensazione di avere fretta; porta avanti una brillante economia di quartiere in cui niente viene sprecato e tutto può tornare utile; sostituisce le lampadine fulminate del condominio senza che qualcuno glielo chieda; ha l’animo buono e riesce a comprendere quello delle persone. 

Ma Gea è anche una ragazza che preferisce aggiustare le cose invece di fare conversazione; che sente di non aver trovato ancora il proprio posto nel mondo; che si nutre continuamente di se succedesse questo… se non farai questo; che sin da piccola ha percepito di non meritare l’affetto del padre, e delle persone. 

Gea non ha scuse per non vivere, eppure non vive.

L’universo creato da Lorenza Gentile è costellato da personaggi altrettanto amabili e descritti così bene da sentirli e vederli accanto a noi durante la lettura. C’è Trofeo, un uomo che ha smesso di parlare dopo la più grande delusione della sua vita. C’è Adelaide, una ragazza che sprizza gioia e voglia di vivere da ogni cellula. Ci sono Dalia, Angelina, Eugenio. Ci sono personaggi a cui Gea dà veri e propri soprannomi parlanti, come TiQuerelo o SetaMistoLana. E poi c’è Dorothy, la vecchia proprietaria de Il nuovo mondo che conosciamo prevalentemente attraverso le lettere che ha lasciato.

Con Gea impariamo ad apprezzare l’arte di ridare vita alle cose, di amarle per quelle che sono, anche se un po’ ammaccate e malandate, come possono esserlo in fin dei conti anche le persone: «La manutenzione è affetto per il mondo. È non dare niente per scontato. È spingere la morte un po’ più in là. Non bisogna mai smettere di amare le cose, se vogliamo che sopravvivano. Il mondo si spegnerebbe se il sole smettesse di guardarlo». Tuttavia, insieme a lei impariamo l’importanza sì, degli oggetti, ma anche dei luoghi che abitiamo e delle persone con cui lo facciamo. Perché se è vero che in questo romanzo cose e posti sono importanti, è altrettanto vero che lo diventano perché sono vissuti insieme alle persone, perché «i nostri posti sono le persone».

Una delle prime frasi con cui si apre il romanzo, infatti, è proprio questa: «Se salvi una cosa, questa un giorno può salvare te». Ma a salvarci davvero, alla fine, non è forse l’altro?

Lorenza Gentile

C’è un pregiudizio sottile che sostiene come le storie raccontate in modo fresco e leggero non possano stare sullo stesso piano delle altre. Lorenza Gentile, invece, dimostra che affrontare temi più aspri, attuali, a tratti esistenziali, è possibile anche attraverso una scrittura lieve, scorrevole. Lo ha già dimostrato con Le piccole libertà, edito sempre da Feltrinelli nel 2021, e continua a farlo con Le cose che ci salvano.
Umberto Eco aveva ragione, abbiamo bisogno anche di romanzi consolatori; di letture leggere, ma non superficiali; di un abbraccio che possa rassicurarci. Abbiamo bisogno di essere guardati per poter esistere, anche se a guardarci è un romanzo.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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