11 Agosto 2022

Andrea Carloni è stato qui! Intervista all’autore del romanzo “Lissy è stata qui”

di Elisabetta Siotto

Equi-libri Precari ospita il suo primo scrittore, Andrea Carloni, autore del romanzo Lissy è stata qui.

Andrea Carloni con una copia del suo libro Lissy è stata qui.

Nato a Roma nel 1977, Andrea Carloni vive in Veneto da quasi vent’anni, risiede nella provincia di Vicenza e lavora nel settore dei servizi amministrativi.
Ha pubblicato nel 2019 la raccolta di racconti Chi mai in qualche dove e conduce su YouTube e Spotify il canale “Ritratto di Ulisse”, ispirato all’omonimo testo di James Joyce, dove intervista esperti di letteratura, quali Michele Ciliberto, Maurizio Ferraris, Claudio Strinati ed Enrico Terrinoni. 

È in uscita la traduzione da lui curata della raccolta di poesie Musica da Camera di James Joyce.
Lissy è stata qui è il suo primo romanzo, pubblicato con Leonida Edizioni nel maggio 2022.


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L’intervista arricchita con ulteriori domande all’autore.


Elisabetta Siotto: La prima domanda che nasce spontanea nel leggere Lissy è stata qui riguarda la voce narrante femminile. Non è inedito nella letteratura contemporanea, ma la tua capacità di mimesis rispetto ai canoni della letteratura “di genere” femminista è particolarmente sviluppata. Perché hai deciso di celarti dietro lo sguardo di una narratrice donna?

Andrea Carloni: Dando ascolto a un paio di grandi scrittori francesi – a cui certo non vado comparandomi –, dal Madame Bovary c’est moi di Flaubert al Je est un autre di Rimbaud, mi verrebbe da chiedere se non siamo proprio noi che invece ci celiamo dietro il nostro abituale sguardo, il nostro genere, la nostra identità, il nostro pregiudizio. In sogno, ad esempio, possiamo volare, possiamo tornare bambini, possiamo essere donna. E poi, in fondo, non siamo tutti – femmine e maschi – nati da donna? In questo senso, sono convinto che dar voce e figura a due protagoniste di genere femminile in questo romanzo sia stata l’espressione più naturale della narrazione che io potessi dare.

ES: Domanda banale quanto essenziale: da dove nasce questo romanzo? Cosa ti ha ispirato? 

AC: Certamente si può dire che trae spunto da ricordi di amicizie giovanili, sempre a patto  di abbandonarli al libero formarsi della narrazione stessa. Inoltre, nel periodo in cui scrivevo racconti mi si era presentata anche la necessità di andare oltre alla formula di questa forma narrativa; non che il racconto abbia una dignità minore rispetto a quella di un romanzo, però capita di sentire il richiamo a espandere il materiale a disposizione e i confini narrativi. Nel libro penso di aver parlato molto anche di questo: cosa significhi scrivere e di cosa si stia scrivendo.

ES: Il tuo stile di scrittura sembra avere molto del circolo Bloomsbury. Qual è il tuo rapporto con la letteratura inglese? E quali sono gli autori e le autrici che hai eletto a padri e madri letterarie?

AC: Non nego di aver letto Virginia Woolf, specialmente i romanzi degli anni ‘20 e ‘30 e alcuni dei suoi saggi. Tuttavia, considerando quei tempi e quelle zone, personalmente mi sento legato più che altro a James Joyce, di cui mi occupo da tempo e di cui mi occuperò ancora per molto, presumo.  Non sono gli unici riferimenti, in quanto parte di tutto ciò che si è letto in qualche misura – buoni e cattivi maestri – anche inconsapevolmente partecipa alla stesura. Ma certamente quelli citati hanno lasciato una traccia non indifferente.

ES: Nel romanzo è intuibile una certa predilezione per il flusso di coscienza, e a mio parere le parti in cui questo si esplica sono le più riuscite. Come nascono questi spazi fluidi nella tua scrittura? 

AC: I riferimenti letterari sopra citati sono stati fra gli elementi scatenanti. C’è però da aggiungere che, trattandosi ormai di una tecnica narrativa di oltre un secolo fa, forse sarebbe da riconsiderare il procedimento del flusso di coscienza, oramai neanche più così rivoluzionario, come parte assodata del discorso narrativo, assieme alle altre tecniche disponibili da tempo, pur in tutte le possibilità di sperimentazione che continua a offrirci. Nel caso di questo romanzo, questa tecnica è stata funzionale soprattutto a un momento preciso della storia e a uno stato d’animo e di coscienza particolari della protagonista.


titolo: Lissy è stata qui
autore: Andrea Carloni
editore: Leonida Edizioni
anno: 2022
prezzo: € 18,00


ES: Il tuo utilizzo del correlativo oggettivo è particolarmente interessante. Due sono gli elementi che ci guidano attraverso il racconto: la mattonella scheggiata a inizio romanzo, che traccia la storia della famiglia della narratrice, e la pelliccia che diviene fulcro di un momento di pathos, ma che racconta anche il modo in cui Lissy viene percepita dal mondo. Perché hai scelto questi due oggetti? 

AC: Molti oggetti sono potenzialmente più longevi di noi: potrebbero sopravviverci a lungo. Noi li carichiamo di un trascorso, di un’emozione, di un progetto, che verranno a volte dimenticati, a volte tramandati con le generazioni. Dunque per noi un oggetto non è mai solamente un oggetto, ma viene subito investito dalle nostre rappresentazioni. Diviene qualcosa di più. Nel romanzo quegli elementi fisici sono collegati a eventi particolari della storia dei personaggi. Ma anche se volessimo provare a sospendere ogni riferimento, ogni ricordo, il nostro rapporto con una mattonella di una cucina, ad esempio, ci porterà inevitabilmente a visualizzare l’interno di un contesto domestico, quello con una pelliccia, al contrario, ci farà pensare a uscire, esporci all’esterno, quindi fuori da quel contesto. Le corrispondenze e le rappresentazioni attorno agli oggetti non si fermano mai. 

ES: Perché hai scelto proprio il Canada per ambientare la storia di Lissy? È una scelta che riguarda la tua personale esperienza o un espediente narrativo?

AC: L’ambientazione della storia nacque ispirandomi a un’autrice canadese, Alice Munro. E in Canada, salvo una veloce visita alle cascate del Niagara, non sono mai stato. Già solo per questo valeva la pena restarci per tutta la narrazione. Se si poteva essere donna, si poteva anche esserlo in un luogo non visitato!


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L’intervista arricchita con ulteriori domande all’autore.


ES: Il tuo romanzo ha una struttura molto particolare, mi piace definirlo come un “racconto per immagini”. Rimangono impressi soprattutto gli oggetti, le sensazioni tattili e l’amaro in bocca delle scelte e delle azioni subite dalla protagonista. Come hai concepito questa struttura? È stato un percorso che si è definito in maniera naturale con lo svolgersi del romanzo o è stato studiato e pianificato ad hoc?

AC: Nelle pagine del romanzo c’è anche del cinema, sequenze di immagini di film visti e rivisti. Quindi, oltre che scritto, il mio è un racconto “visto”. Certo, non in maniera maniacale, non volendo perseguire una ricostruzione, bensì inscenando ambientazioni, luci, personaggi e dialoghi. Il processo non è stato né troppo pianificato né troppo improvvisato. Direi che il mio modo di scrivere ha seguito anche questa opportunità di ispirazione visiva e scenografica.

ES: Gli uomini di questo romanzo hanno caratteristiche solo accennate  – li definirei “personaggi scorcio” –, e lasciano tracce che rappresentano forti traumi o al massimo indifferenza. L’unico con delle caratteristiche vagamente positive è il padre della narratrice… anche il suo compagno non ne esce benissimo, ma non facciamo spoiler ai nostri lettori. Potresti raccontarci di questa scelta?  

AC: Nel loro corredo di esseri umani, penso che gli uomini non abbiano la stessa sensibilità relazionale delle donne e dunque, rispetto a queste ultime, siano più inclini a interpretare la realtà e a parteciparne in una modalità più individualista e parzializzante. Penso che questa sia la ragione principale per cui nel romanzo i personaggi maschili si profilino in una  sorta di manifestazione incompiuta, monca, se non anche fallimentare. Poi è evidente che anche le donne – Lissy per prima –  hanno i loro conflitti di cui parlarci.

ES: Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Stai lavorando a un altro romanzo?

AC: È in uscita a breve una mia traduzione di poesie di James Joyce, a cui ho lavorato molto e che mi ha portato, prevedibilmente, a scriverne di mie. Non mancano idee per altri romanzi e credo me ne occuperò una volta conclusa questa prima silloge poetica!

© Riproduzione riservata.


titolo: Lissy è stata qui
autore: Andrea Carloni
editore: Leonida Edizioni
anno: 2022
prezzo: € 18,00


Elisabetta Siotto

Nata il 25 dicembre 1995, è cresciuta a Nuoro, nel cuore della Barbagia. Dopo aver frequentato il liceo classico Giorgio Asproni e dopo aver maturato una piccola esperienza giornalistica con la testata online Globalist, è partita per il Sud alla scoperta della Sicilia.

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