11 Ottobre 2021

Padre Pino Puglisi. “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia

di Roberta Spadaro

Alessandro D’Avenia, ricercatore, insegnante e scrittore siciliano, ha avuto il privilegio nella sua adolescenza di conoscere padre Pino Puglisi, detto 3P, suo insegnante di religione al liceo.

Ciò che inferno non è è un omaggio a 3P, un delicato e straziante romanzo che ripercorre gli ultimi mesi di vita del sacerdote di Brancaccio, del quale l’autore descrive la tenacia nella sua lotta contro la mafia palermitana, da cui viene assassinato nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, e ne narra il travaglio interiore dovuto all’amara consapevolezza, nonostante i suoi sforzi, di non poter riuscire a salvare tutti i ragazzi e i bambini del quartiere in cui è parroco dalle fameliche fauci della malavita.

padre Pino Puglisi

D’Avenia, attraverso le sue descrizioni scorrevoli e, al contempo, minuziose, permette al lettore di ritrovarsi con la mente tra le strade, i vicoli e le case in cui si svolgono le vicende narrate, facendo rivivere tra le sue pagine sprazzi di tradizione siciliana che negli ultimi anni si stanno sempre più dimenticando. 

Protagonisti indiscussi di questo romanzo sono i dialoghi, che nella loro semplicità giungono come lance nel cuore di chi legge, trattando, talvolta con anche con ironia, tematiche impegnative come, oltre la mafia, la fede, l’importanza dell’istruzione, l’adolescenza, la prostituzione, il riscatto personale, la conversione. 

Alessandro D’Avenia

L’autore mescola abilmente i fatti realmente accaduti con quelli fittizi per rendere una vicenda drammatica un po’ più leggera e accessibile a un ampio pubblico di lettori. La storia si svolge nell’estate del 1993, a Palermo, dove un ragazzo di diciassette anni, Federico, si ritrova a dover dare risposta alle mille domande che tengono inquieto l’animo di ogni adolescente e ad aiutarlo vi è padre Pino, suo insegnante di religione, il quale gli permette di scoprire l’altra faccia di Palermo, non quella benestante, tranquilla e pulita, bensì quella del quartiere di Brancaccio, dei casermoni infernali di cemento, di Cosa Nostra, dove per poter promuovere il cambiamento due ingredienti sono indispensabili: il coraggio e la speranza. Federico comprende che quella realtà non si può ignorare, che bisogna mettersi all’opera e sporcarsi le mani in prima persona per migliorarla e, dopo un momento di esitazione, decide di aiutare padre Pino, con i rischi che la sua scelta comporta. 

Un episodio esemplare racconta di come gli venga rubata la bici da quegli stessi ragazzi che 3P cercava di salvare. 

Padre Pino Puglisi in mezzo ai ragazzi

Ma l’amore è in grado di vincere su tutto: «Amare puoi sempre, questo è il paradiso. Finché non ti viene tolta la capacità di amare, Federico, potrai sempre fare qualcosa. L’inferno è perdere anche la libertà di amare». È questo, forse, il più importante insegnamento che padre Pino lascia a Federico e a tutti i lettori di questa storia, che per quanto romanzata e a tratti estremamente poetica, fa nascere nell’intimo di ciascuno l’interrogativo: «qual è il mio contributo per trasformare l’inferno in ciò che inferno non è?»

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Il nostro giudizio

Roberta Spadaro

Nata a Messina, il 3 settembre del 1997.
È una sognatrice, ama leggere, scrivere e l’arte, in tutte le sue forme.

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