25 Ottobre 2023

Dire L’invisibile. Intervista a Giacomo Di Girolamo, autore di “L’invisibile”

di Daniele Di Martino

Intervista a cura di Daniele Di Martino.

Equilibri Precari ospita il suo autore numero undici, Giacomo Di Girolamo, che ci parla di uno dei suoi libri più famosi, L’Invisibile, edito dal Saggiatore.

Giacomo Di Girolamo è giornalista di lunga carriera, che si occupa principalmente della criminalità organizzata e del fenomeno Mafia. Tra le numerose pubblicazioni, ricordiamo Cosa Grigia, Dormono sulla collina, Contro l’antimafia e L’invisibile, tutti editi dal Saggiatore e, tra le ultime, Matteo va alla guerra, edito dalla Zolfo Edizioni.

Daniele Di Martino: Iniziamo con una domanda semplice e quasi di rito: scrittore, giornalista e…? In che altro modo ti definiresti?

Giacomo di Girolamo: E basta. Non è già tanto? In giro vedo spesso persone che cercano di definirsi in tanti modi: “comunicatore”, “biografo”, “criminologo”. Per me è già tanto essere scrittore e giornalista, anche perché si tratta di due mestieri molto diversi. In me coabitano già due personalità. Se ne avessi altre ancora sarei vicino alla schizofrenia… 

DDM: Quello di Giacomo di Girolamo è un nome associato alle cronache di mafia. Come sei arrivato ad affrontare questo argomento nella tua carriera?

GDG: Ho cominciato a fare il giornalista da giovane, giovanissimo, a 16 anni, dopo le stragi del 1992. E senza che nessuno mi abbia mai insegnato il mestiere. Ho capito che dovevo raccontare le cose che avevo accanto, e accanto a me c’era questo fenomeno della mafia, e volevo raccontarla da vicino, per capire. Sono arrivato a fare il giornalista dopo tanta esperienza nei vari giornalini scolastici, che scrivevo, disegnavo e fotocopiavo. Ero direttore, redattore, grafico. A volte anche lettore unico, non nel senso della specialità, ma del numero. La prima intervista che ho fatto è stata al dottore Paolo Borsellino, che allora era capo della Procura a Marsala, e aveva capito l’importanza di andare nelle scuole, parlare ai giovani. Per anni ho avuto quasi vergogna a dirlo, mi sembrava di cercare una sorta di cappello autoreferenziale sulle cose che dicevo o scrivevo. 

Fonte: FocusJunior

DDM: Matteo Messina Denaro. La prima cosa che colpisce in L’invisibile è l’impostazione. Non una fredda cronaca dei fatti, quanto più un colloquio virtuale in cui tu stesso ti rivolgi a Messina Denaro in prima persona e chiamandolo per nome. Quasi come se, tuo malgrado, fosse un vecchio conoscente. Da dove è nata l’idea per questo tipo di narrazione e perché hai fatto questa scelta?

GDG: È la radio la chiave di tutto. Io faccio il giornalista in radio, poi sono approdato il web. Ma ancora oggi la nostra piccola e battagliera redazione ha il suo nucleo intorno alla radio, la radio di Marsala, Rmc 101. Io mi mangio le parole, ho una voce terribile, sono l’anti-radio. Se voglio essere ascoltato (se voglio essere letto) allora ho una sola arma: essere interessante. Lavorare sull’attenzione. Nel caso di Messina Denaro questo ha significato per me lavorare non sulla paura, sul “mostro”, su certa impostazione trita e ritrita dei libri che parlano di mafia, ma lavorare sui punti in comune, sui punti di contatto. Fare capire, cioè, alle persone che il problema della mafia e di Messina Denaro riguarda tutti. Ecco perché la scelta del tu. 


DDM: Abbiamo parlato di colloquio virtuale, ma in realtà si tratta più di un monologo, perché ovviamente manca la voce dell’interlocutore. Immaginiamo per un attimo di dargli il diritto di replica: secondo te, accetterebbe di controbattere? E se sì, cosa risponderebbe? Pensi che sarebbe lusingato di essere il protagonista di un libro del genere?

GDG: Messina Denaro non ha bisogno di replicare, perché quelli come lui vivono dissociati dalla realtà, quasi. Si rappresentano il mondo in un’altra maniera. Sono convinti di essere portatori di una sorta di “specialità” che li porta a commettere anche gesti ribelli ma per le ragioni superiori della famiglia o della città che rappresentano. Non replica sui fatti, perché per lui non sono fatti. Allo stesso modo, non si pentirà mai: per lui, e quelli come lui, è lo Stato a doversi pentire… 

DDM: Leggendo il tuo libro, mi sono fatto l’idea che Messina Denaro abbia di se stesso un’opinione molto alta. Ama infarcire i suoi “pizzini” di citazioni colte, e anche il modo di rivolgersi a molti dei suoi interlocutori sembra più quello del perseguitato politico in esilio che di un sanguinario boss latitante. A tuo parere, è solo un bluff di cui è consapevole, un modo per darsi un tono, o ritiene davvero di essere quasi un martire per la Sicilia?

GDG: No, lo pensa proprio. Ha un’idea molto definita del suo essere vittima del “sistema”. Ma questo è proprio lo storytelling mafioso, questo raccontarsi come una sorta di specie in via di estinzione che difende l’onore, l’indipendenza, la ricchezza della Sicilia. La mafia fa questo: raccontarsi per cosa diversa da quella che è. E 150 anni dopo, è quasi affascinante notare che i meccanismi sono sempre gli stessi.

Fonte: Trapani PrimaPagina

DDM: Parli spesso di questa mutazione da Cosa Nostra a Cosa Grigia, tanto da aver scritto anche un libro sull’argomento (Cosa grigia. Una nuova mafia invisibile all’assalto dell’Italia, Il Saggiatore 2012). Potresti dirci in poche parole di cosa si tratta e se ritieni che sia strettamente legata al modo di gestire l’organizzazione da parte di Messina Denaro? Oppure credi che tale mutamento sarebbe avvenuto ugualmente, anche con un altro boss al comando?

GDG: “Cosa grigia” è un’espressione che ha avuto grande fortuna, devo dire. È il modo che ho trovato per definire questo nuovo sistema criminale che gradualmente ha sostituito alla vecchia verticistica struttura della mafia, un nuovo sistema, che lavora per competenze, non per territorio, che non è verticistico ma liquido, e che non ha bisogno di uccidere, perché si muove in quella zona piuttosto ampia in cui, in Italia, i poteri legali agiscono in modo illegale. Messina Denaro ha accompagnato questo passaggio, e non poteva fare altrimenti. La mafia, come tanti altri fenomeni, ha subito in questi anni il cambiamento profondo della nostra società

DDM: In diversi passaggi del tuo libro accenni al fatto che dopo Tangentopoli, venendo a mancare i riferimenti politici consolidati e fidati, ci fu l’idea per Cosa Nostra di entrare direttamente in politica con un partito proprio, Sicilia Libera. L’idea fu accantonata e vennero stretti nuovi accordi con Forza Italia. Se quell’idea fosse stata portata avanti, secondo te, un tale partito avrebbe effettivamente raccolto un congruo numero di consensi? Come sarebbe potuto cambiare, allora, lo scenario politico italiano?

GDG: Credo che in Sicilia il voto ci sarebbe stato, perché ancora in quegli anni la mafia riusciva a controllare un po’ di consensi. Sarebbe stata una specie di “Lega per il Sud”, non so con quali esiti. Ma non avrebbe avuto vita lunga, oggi la politica non conta più, i poteri decisionali si sono spostati altrove. La nuova mafia lo sa. 

Fonte: HuffPost

DDM: Si può definire L’invisibile un libro-inchiesta. Quali imprescindibili caratteristiche deve avere secondo te un testo di questa tipologia?

GDG: Io parto sempre dalle storie. Una volta, per un’altra mia inchiesta (sui 150 anni che ci sono voluti a Marsala per NON realizzare il Monumento a Giuseppe Garibaldi e ai Mille) ho coniato la regola delle 4 P. Una buona storia, che poi può assumere le forme dell’inchiesta, come del podcast, o di altro, deve essere: PUBBLICA, appartenere cioè a tutti, POPOLARE, riguardare cioè tutti, al di là del grado di consapevolezza o conoscenza di una materia, PENETRANTE, cioè interessante, e infine PLAUSIBILE, cioè deve essere verosimile

DDM: Quattro libri editi col Saggiatore e uno con Laterza. Un altro con Zolfo. Com’è stata l’esperienza editoriale con questi  giganti dell’editoria indipendente?

GDG: Il Saggiatore lo considero un po’ la mia casa. Lì sono cresciuto come autore, e ho scritto la mia opera più importante,  Dormono sulla Collina. Scrivere un libro per Laterza nella collana “Contromano” era un sogno che ho sempre avuto e che ho realizzato, con Gomito di Sicilia. Infine, devo citare Zolfo, casa editrice giovane ma con un catalogo di libri inchiesta su tanti temi da essere ormai un punto di riferimento in Italia. Da Zolfo, tra l’altro, si respira ancora l’aria della “fucina” editoriale. È proprio una bella realtà. Con loro ho scritto Matteo va alla guerra, nel 2022. 

DDM: Hai in progetto qualche altra pubblicazione?

GDG: In Italia si scrive troppo. Conosco colleghi che scrivono due libri l’anno, che esagerazione. E infatti molti sono illeggibili. Ecco, si scrive troppo e si legge poco. Io penso che ogni scrittura (attività tra l’altro faticosissima) abbia bisogno alla base di un’urgenza. E l’urgenza è quella di esporsi. Tutte le volte che ho deciso di scrivere un libro ricordo, esattamente, come una cosa al centro del petto che voleva venire fuori. E non era il reflusso. Vorrei scrivere, ho tante idee. Nessuna vera urgenza, al momento. Ma, quando accadrà, mi troverà pronto. 

© Riproduzione riservata.


titolo: L’invisible – Matteo Messina Denaro
autore: Giacomo Di Girolamo
editore: ilSaggiatore
anno: 2023
prezzo: € 20,00


Daniele Di Martino

In antitesi con la natura tecnica dei suoi studi e del lavoro svolto, si appassiona alla lettura di romanzi thriller, spionaggio e azione. Nel tempo amplia le proprie letture a molti altri generi, sviluppando in particolare una forte passione per saggi e romanzi di storia contemporanea, distopici e ucronici.

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