7 Febbraio 2022

Un labirinto fantastico. “Piranesi” di Susanna Clarke

di Antonio Messina

La letteratura mondiale, nel corso della storia, ha visto la nascita di moltissimi mondi grazie alla fantasia degli scrittori che li hanno plasmati. Ricordiamo la Terra di Mezzo creata da Tolkien; il magico regno di Narnia; il Paese delle Meraviglie in cui si perde Alice; le terre del Trono di Spade, costantemente contese tra le casate, e molti altri. A questa schiera si unisce, adesso, anche Susanna Clarke che, dopo quindici anni di silenzio, torna a scrivere proponendo un libro che ha saputo facilmente distinguersi nel panorama del fantasy: Piranesi.

Le carceri, Giovan Battista Piranesi; fonte: ChiacchiereLetterarie

La storia ci porta all’interno di una vastissima Casa abitata da Piranesi, appunto, e da un misterioso co-protagonista, l’Altro. Mentre il primo venera la Casa come se fosse a tutti gli effetti un mondo perfetto in grado di nascondere sorprese a ogni angolo, per l’Altro non è niente più che un luogo come tanti altri. Egli è, infatti, al contrario di Piranesi, un uomo che si muove pochissimo all’interno della Casa, le sue giornate sono costantemente occupate dal perfezionamento e dalla preparazione di un rituale che dovrebbe conferire ai due poteri inimmaginabili, oltre che una sconfinata conoscenza. Sono le informazioni che Piranesi gli fornisce ogni martedì e ogni venerdì, durante i loro incontri, che gli permettono di tenersi aggiornato sulle condizioni del luogo in cui si trovano e del quale l’Altro sembra provare costantemente un terrore crescente. La situazione si complica quando Piranesi scopre che, insieme a loro, vi è una terza persona, destinata a cambiare per sempre il destino dei due protagonisti e della Casa.

Le tre maree, G.B. Piranesi

La Casa descritta da Susanna Clarke è un mondo sconfinato fatto di innumerevoli Vestiboli e Saloni distanti tra loro anche diversi chilometri, in balia costante delle intemperie della natura: ai piani inferiori, infatti, capita che alcuni Saloni si allaghino per diversi giorni a causa delle maree. Uccelli e pesci sono gli altri esseri viventi con cui Piranesi avrà modo di confrontarsi e familiarizzare, nel corso delle sue esplorazioni. 

Ogni angolo della Casa è “abitato” da statue di dimensioni ciclopiche rappresentanti creature misteriose, oltre a uomini e donne con delle caratteristiche peculiari. La loro immobilità è apparente: oltre a essere dei punti di riferimento per orientarsi in quel vastissimo luogo, per Piranesi la loro dinamicità intrappolata nel marmo e le loro urla silenziose nascondono un segreto insondabile. 

Scena di prigionia, Francesco Piranesi; fonte: BookForum

Forse c’è una storia impossibile da interpretare davvero e che non sembra in grado di svelare l’origine della Casa. Su queste basi si fonda l’intero intento della scrittrice: per il lettore diventa un vero e proprio esercizio imparare a orientarsi all’interno della Casa stessa, tramite gli appunti che Piranesi prende nei suoi diari. 

Roma, Giovan Battista Piranesi

La narrazione di Susanna Clarke è semplice, ma la struttura labirintica della Casa si riflette nelle situazioni e nell’incongruenza dei ricordi che in Piranesi cominciano ad accavallarsi man mano che il protagonista inizia a comprendere la verità sul mondo che fino a quel momento ha abitato e di cui si è incondizionatamente preso cura. 

Non è la prima volta che uno scrittore prende a piene mani un mito e lo rielabora aggiungendo o togliendo dettagli: nel 1949 Jorge Luis Borges descrisse un luogo abitato dal Minotauro, in L’Aleph, con gli occhi dello stesso Asterione, fornendoci un punto di vista inedito della storia. Ed è, probabilmente, sulla falsariga di questo racconto che Susanna Clarke prende Piranesi e lo trasforma in un moderno Asterione.  Il protagonista, per quanto intrappolato possa sentirsi all’interno della Casa, ha imparato a familiarizzare con essa e a farne il proprio rifugio.

Vista su un porto dell’antica Roma, G.B. Piranesi

Essendo una rielaborazione del mito, il finale della storia imbastita da Susanna Clarke non ha in serbo per Piranesi un destino altrettanto tragico e il colpo di scena, che la scrittrice ha riservato non solo al protagonista ma anche al lettore, è sorprendente e tocca argomenti che con il fantasy si amalgamano con coerenza, mescolando filosofia e scienza. 

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Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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