Mi è capitato lo scorso marzo di visitare il Book Pride di Milano, fiera che ospita numerosi editori indipendenti. Fra i diversi espositori ed eventi organizzati, mi sono imbattuta in una presentazione di autori esordienti e delle loro opere prime. Fra tanti, sono rimasta particolarmente colpita da Anja Boato e dalla sua Madama Matrioska.
Intervistata sul suo primo romanzo, la giovane scrittrice sembra non credere ancora al grande riconoscimento arrivato all’improvviso e quando le chiedono: «Ma tu ti senti una scrittrice?», lei scrollando le spalle risponde: «Mah, non so». Il suo volto però si illumina di sincero entusiasmo quando parla della sua passione per la scrittura e spiega come il suo manoscritto, che inizialmente non aveva spedito a nessun editore, sia finito per una serie di (fortunate) coincidenze fra le mani di Matteo B. Bianchi, direttore editoriale della giovanissima casa editrice Accento, fondata da Alessandro Cattelan. In quel file word è stato intravisto il potenziale di futuro libro, e chi ci ha creduto ha permesso che prendesse la forma dell’opera che mi ritrovo fra le mani.
Ciò che ha catturato l’attenzione di Bianchi (e anche la mia) è una storia che si sviluppa attorno a un gioco letterario divertente e ben costruito: il libro si presenta infatti come una serie di racconti concatenati fra loro in cui i personaggi secondari di ogni capitolo diventano i protagonisti di quello successivo; andando ogni volta un poco più a ritroso nel tempo, vengono indagate l’origine e le cause dei bizzarri comportamenti dei diversi attori della trama, le cui azioni erano sembrate in un primo momento assurde e inspiegabili.
Nel primo capitolo siamo catapultati nel mezzo delle vicende di due strani amici: Tommy sta aiutando Salvo a trasportare un cadavere per gettarlo in un container del porto («Chi vuoi che lo trovi prima di arrivare dall’altra parte del mondo?»), eppure non ha idea di come l’uomo sia morto, e non lo sappiamo neppure noi. Ma il racconto della vicenda dei due si arresta bruscamente e la lente viene spostata su altri visi, altre storie che man mano, però, aiutano a dipanare l’intrigo iniziale.
Come nella vita reale, le varie vicende che si intrecciano non sembrano volersi dirigere verso una direzione univoca: nulla troveremo dei classici “inizio”, “svolgimento” e “fine”, sostituiti invece da una serie di avvenimenti che a volte sembrano significativi e altre per nulla; azioni che portano a conseguenze più o meno gravi, che talvolta provocano valanghe, generando tragedie, sorrisi, sconforto. Dove porterà tutto questo? Chi lo sa, e in fondo non è neppure detto che debba per forza portare da qualche parte. Si dice che ciò che conta è il viaggio, e in questo cammino narrativo i personaggi che ci accompagnano si presentano per poi abbandonarci poco dopo; a volte li ritroviamo più in là, a volte mai più.
Avrete già intuito come sia in fondo inutile tentare di concentrarsi nel dettaglio sulla trama di un libro come Madama Matrioska, poiché ciò che conta davvero in questo caso non sono tanto i fatti in sé, ma come tutto si intreccia e si influenza a vicenda. I personaggi creati dalla fantasia di Boato non sono stati concepiti perché ci si possa affezionare. Non appena le loro vicende iniziano a sembrare appassionanti, la storia improvvisamente si interrompe e si passa oltre. Questa schiera di uomini e donne, così strani e caricaturali, mi sembra ben rappresentare l’umanità tutta, con le tragedie e i dispiaceri di ciascuno. Il tono resta sempre leggero, scanzonato, anche quando si parla di argomenti truci come la morte e la depressione, per citarne alcuni. È chiaro come l’intento della scrittrice fosse sin dall’inizio quello di intrattenere e avvincere i lettori. Lei stessa ha confessato di aver iniziato la stesura di questo libro semplicemente come “gioco goliardico”, perfetta dimostrazione di come la scrittura non debba per forza prefiggersi degli “alti” intenti per essere godibile.
Certo, il gioco letterario su cui si basa questa storia, seppur divertente e piacevole, non è in sé un’idea rivoluzionaria. La struttura del romanzo, che può sembrare a primo sguardo piuttosto complessa, in realtà è probabilmente in molti suoi punti improvvisata, il che non è necessariamente un difetto. Tuttavia, considerando che il libro fonda gran parte della sua peculiarità sulla sua struttura a incastro, sarebbe stato interessante vedere più complessità e premeditazione. In questo, l’intento dichiarato dell’autrice, che quando ha iniziato a scrivere il romanzo ha confessato di non avere una chiara idea di dove la storia sarebbe andata a parare e che l’opera non aveva altre ambizioni se non quella di essere uno strumento di intrattenimento, può dirsi raggiunto. Ogni capitolo infatti è in grado di sorprendere con avvenimenti sempre nuovi e inattesi che spingono il lettore ad arrivare alla fine il più presto possibile, solo per vedere cosa potrà succedere.
Avendo questa primissima pubblicazione della Boato un tono così leggero e ironico, è difficile prevedere cosa l’autrice potrebbe proporci in un prossimo romanzo, e se questo tono distaccato e scherzoso sia la sua vera cifra stilistica o se al contrario preferirà una maggiore introspezione e profondità psicologica. In ogni caso, è stata un’ottima scelta da parte della casa editrice Accento aver dato questa possibilità a una giovane che senza dubbio ha talento e inventiva, e la lettura di questa prima opera mi ha lasciata decisamente curiosa di vedere cos’altro produrranno le sue mani.
Accento ha la peculiarità di dare alle stampe un numero ridottissimo di titoli, scelta coraggiosa di fronte a una concorrenza che sforna nuovi libri incessantemente, rendendo al lettore di fatto impossibile tenere il passo con le nuove pubblicazioni del mondo editoriale. Mi ha colpita come, durante un’altra conferenza del Book Pride, Cattelan abbia spiegato il motivo per cui intende focalizzarsi su pochi libri per volta, preferendo dare ai suoi lettori la garanzia che ogni volta che si troveranno fra le mani un libro Accento sapranno cosa aspettarsi, che il libro è “buono”, instaurando così un rapporto di fiducia fra editore e lettore.
Un patto di fiducia che per ora può considerarsi pienamente rispettato con Madama Matrioska, che è senza dubbio un prodotto di qualità. Attendo con curiosità di vedere cos’altro uscirà dalla vivace penna della Boato dopo questo esordio interessante, ma in cui si avverte ancora un che di acerbo.
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Il nostro giudizio
Nata a Milano il 14 giugno 1998. Dopo aver frequentato il liceo linguistico Alessandro Manzoni, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università Statale di Milano. Nel 2022 ha conseguito un master in editoria presso la Villaggio Maori Edizioni. Attualmente collabora con San Paolo Edizioni alla redazione di testi per la rivista PagineAperte.
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