10 Aprile 2021

L’amore spezzato. “Le ali spezzate” di Khalil Gibran

di Giada Di Pino

Definire un romanzo come Le ali spezzate una storia d’amore sarebbe non solo riduttivo ma persino ridicolo, anche se gli ingredienti per definirlo tale ci sono tutti: attraverso la narrazione in prima persona, il poeta scopre, giovanissimo, l’amore

Si innamora di una donna che ha i tratti di una principessa, nel suo splendore ultraterreno che è prima di tutto una bellezza dell’anima. Colta, intelligente, sensibile, dolce, eterea, servizievole, delicata, pudica e onesta, fragile e forte, Selma sembra una creatura talmente pura che a noi stessi lettori sembra quasi di vedere la trasparenza della sua anima, limpida come acqua di fonte. 

E l’amore tra lei e il poeta ha la stessa caratteristica di purezza, di trasparenza. Iniziato come tutti i veri amori, ovvero con l’incontro degli occhi, questo amore si eleva al di sopra della carnalità, al di sopra della passione, si nutre dell’armonia di due anime che risuonano all’unisono, la cui sintonia è così profonda che ogni parola tra loro è superflua, dissonante. 

È un amore che noi, uomini e donne del XXI secolo, non siamo in grado di capire, noi che viviamo dietro agli schermi, che puntiamo ai nostri obiettivi e consideriamo l’altro solo in funzione di noi stessi, del beneficio che possiamo trarne, noi così presi dalla materialità della nostra vita che dell’anima ne faremmo volentieri a meno, quando anche ne considerassimo l’esistenza. 

Eppure, è un tipo amore che esiste davvero, quello disinteressato, che mette l’altro prima di sé stesso, che supera il tempo, le difficoltà, gli ostacoli, le diversità, e che ormai brilla incastonato nella letteratura, contemplato come un animale preistorico. 

Ma la perfezione di un amore così non può giungere mai alla felicità, ed è forse proprio per questo che mantiene la sua purezza. Il destino di Selma, e del poeta con lei, è un destino di infelicità proprio in virtù di quell’amore che hanno appena avuto il tempo di assaggiare. Selma è costretta a un matrimonio di interesse con un uomo che la considera a mala pena un oggetto, e il protagonista si vedrà costretto non solo a rinunciare alla sua donna, a quella creatura dai tratti angelici che aveva risvegliato in lui un sentimento tanto profondo da restargli radicato dentro per tutta la vita, ma anche ad assistere alla sua lenta agonia in una prigione dorata. 

Le ali spezzate di Selma ricordano fin troppo da vicino le ali spezzate della capinera verghiana, schiacciate entrambe dal peso del loro essere nate donne in una società creata a modello e in funzione dell’uomo; una società che vuole la donna chiusa in una gabbia, incapace di volare, di spiegare le ali di una possibile felicità, anche della più comune, quella dell’essere amata; una società che oggi sembra essere cambiata solo in apparenza. 

Il grido di Gibran, della sua prosa onirica e leggera, una prosa che potrebbe benissimo essere messa in versi perché è già poesia, si innalza allora verso l’unico interlocutore che può avere: «Abbi pietà Signore, e dona forza a tutte le ali spezzate».

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Giada Di Pino

Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante. 

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