Gianni Rodari è considerato tutt’oggi il maggiore autore italiano di libri per bambini.
I suoi racconti, le sue favole, le sue filastrocche persino, nascono con un fortissimo intento didascalico e pedagogico, oltre che con l’intenzione di divertire i bambini educandoli, come si addice a ogni bravo maestro di scuola.
Il suo, tuttavia, è un educare i bambini non solo alla vita, ai valori, alla società, ma anche a guardare oltre la realtà delle cose, lasciando nelle loro piccole menti impronte di grandi questioni sociali e storiche in un linguaggio che per essi è e sarà sempre comprensibile.
Questa favola in forma di romanzo ha esattamente questi intenti pedagogici e ludici.
Cipollino è un ragazzino il cui padre, Cipollone, è stato dichiarato nemico dello stato per aver accidentalmente pestato i piedi al sovrano, re Limone, e messo in galera; l’unica cosa che ha detto a Cipollino prima di venire portato via è stato di impegnarsi a studiare.
Non le materie scolastiche però, no, perché quelle a studiarle son bravi tutti, ma la materia più importante di tutti: i bricconi.
Quando ne troverai uno, fermati a studiarlo bene.
Ed è così che ha inizio il viaggio di Cipollino, un viaggio che lo porterà a conoscere amici di ogni classe sociale, dal povero sor Zucchina a cui vogliono rubare la casetta, al contino Ciliegino ammalato di solitudine, dal ciabattino Mastro Uvetta al postino Ragno Zoppo, e a scontrarsi con nemici che sono accomunati dalla brama di potere e dal piacere che provano nell’esercitarlo sui più deboli.
Dal re Limone al Cavalier Pomodoro, dal servizievole don Prezzemolo all’avido Duchino Mandarino, i vertici del potere politico sono sinonimo di oppressione, spavalderia, cattiveria e tirannia, e soltanto la furbizia e la perseveranza di un ragazzino che sogna la libertà può salvare il Reame e trasformarlo in Repubblica.
Risulta immediato considerare come la nascita del racconto, pubblicato per la prima volta sulla rivista filocomunista per bambini il Pioniere diretta dallo stesso autore, sia strettamente legata alla storia europea del ‘900. Non solo l’Italia si era appena scrollata di dosso il giogo della dittatura fascista, ma aveva assistito alla follia del nazismo hitleriano e assisteva ancora al perseverare del regime franchista, di medesimo stampo ideologico.
Né è un caso se Rodari, quasi sconosciuto in Italia fino a qualche tempo prima e ancora autore sottostimato dalla nostra critica, abbia spopolato nell’URSS, quando ancora i Russi si gloriavano di aver abbattuto la monarchia zarista e nascondevano agli occhi del mondo di essere una dittatura loro stessi.
La grande lezione di vita che Rodari vuole insegnare ai bambini, ai suoi bambini come a quelli futuri, è la più importante che si possa imparare, e forse oggi data troppo per scontata: la libertà è un bene che non ha prezzo, e va difesa e, se persa, riconquistata a ogni costo. Ma la libertà è anche un bene condiviso: per averla ciascuno di noi, devono averla tutti.
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Il nostro giudizio
Giada Di Pino
Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante.
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