19 Aprile 2023

L’amore fra le pagine. “I miei giorni alla libreria Morisaki” di Satoshi Yagisawa

di Giulia Chines

«Che significa guardare? Significa trasferire su un oggetto parte della nostra anima, se non la sua totalità.
Qualcuno che nel leggere questa frase doveva essersi emozionato l’aveva sottolineata a penna. Io, che mi ero emozionata a mia volta, sentii un’affinità con quello sconosciuto e ne fui felice.
Mi capitò anche di trovare fiori secchi usati per tenere il segno. Quando succedeva li odoravo e fantasticavo su chi, quando e con quale stato d’animo li aveva infilati tra quelle pagine ingiallite.»

Incontri che superano le barriere temporali possono avvenire solo attraverso i libri, soprattutto i vecchi libri. È in mezzo a quel «sentore stantio proveniente dalla carta» che giovani vite si incontrano con altre o trovano se stesse, come accade alla protagonista di questo romanzo, Takako.

Un’immagine del quartiere di Jinbocho.

Penso sia importante raccontare come io stessa ho incontrato questo libro, perché ricorda tanto il viaggio della ragazza di cui leggiamo la storia. Ero in libreria, alla ricerca di un regalo per una persona importante, e – come capita con i migliori libri – non lo stavo cercando. Mi è capitato per caso, o forse per destino. Uno di quei momenti in cui pensi a tutt’altro e i tuoi occhi improvvisamente si posano su qualcosa che ha attirato la loro attenzione. Esattamente in quel punto inaspettato, come tirata da una forza sconosciuta, lì dove il libro si posava, si sono soffermati i miei occhi, la mia attenzione e, subito dopo, le mie mani. Ho letto il dorso e mi ha colpita: I miei giorni alla libreria Morisaki. I miei giorni: quel “miei” mi ha inspiegabilmente attratta. Poi l’ho preso e la copertina mi è subito piaciuta. Il tratto così essenziale, l’accostamento di colori: sembrava la perfetta rappresentazione di un ambiente per amanti di libri

La donna appoggiata alla finestra, lo sguardo perso, due gatti fra i tetti. Ho letto poi la quarta di copertina, la citazione confermava quello che il titolo e l’immagine mi avevano trasmesso. Infine, le parole a chiusura dell’aletta mi hanno convinta: «un modo di vivere più intimo e autentico». Una frase da appassionato di libri, ho pensato. Ho sfogliato le pagine e tenendolo lì in mano ho detto: «Sì, è questo». Era un libro destinato a un regalo, ma mi ha incredibilmente attirata. Non mi sono trattenuta dal leggerlo, non ho potuto. E me ne sono innamorata.

Come tutti quelli comprati sotto l’influsso del pensiero per un altro, questo libro mi lascia con la sensazione di rivivere quella persona. Sfoglio le pagine immaginandola mentre saltella da una parola all’altra. E mi ritrovo a pensare «sì, è proprio lui/lei», come se la lettura avesse il potere di rappresentarla e portarmela sempre dinanzi agli occhi. Questi libri, quelli che colleghiamo agli altri e a noi stessi, sono quelli che davvero ci lasciano dentro una traccia.

Tuttavia questa non è solo la mia storia, ma quella di tutti gli appassionati di libri. La trama, in fondo, non fa che dimostrarci come i libri aiutino la protagonista a riprendere in mano la propria vita, ma anche a ritrovare sé e gli affetti perduti. A divenire qualcuno che davvero ha cura di ciò che accade e delle persone che le stanno attorno. 

Una ragazza che a causa di un amore tossico finito male si ritrova sola e senza lavoro e viene chiamata al telefono dallo zio, un po’ invadente ma sempre allegro, e invitata nella libreria di famiglia. La ragazza, costretta dalle circostanze e dall’atteggiamento dello zio – che non lascia spazio per un rifiuto –,  accetta di fare i bagagli per andare a vivere nel piccolo appartamento sopra la libreria. Da una reticenza iniziale, Takako passerà ad amare quel luogo pieno di libri, di storie che la affascinano e di persone particolari, un po’ strane come chiunque legga assiduamente. In questa vita, ella ritrova se stessa e riscopre cosa significa davvero amare.

La scrittura di Satoshi Yagisawa è delicata tanto quanto la storia che narra. Come stare sotto una pioggia di petali di ciliegio: non viene in mente altra metafora possibile. Sarà anche quel sotteso romanticismo, non invadente. Quel senso di destino e caso misti insieme che solo un vero amante dei libri conosce. Descrivere in altri termini questo romanzo ci sembra impossibile. Ma possiamo descrivere la sensazione che ci lascia con le parole stesse del testo.

«Era così in sintonia con quell’ambiente che veniva voglia di fare piano per non disturbarla, perché non dovesse muovere nemmeno un muscolo. Un po’ come quando si trattiene il fiato davanti a una crisalide che sta per trasformarsi in farfalla.»

Satoshi Yagisawa

Takako, come noi, volta le pagine da crisalide, aspettando di diventare farfalla e spiccare il volo. È inutile parlare delle splendide immagini e dei momenti poetici, perché le parole di chi scrive non possono raggiungere minimamente la sensazione instillata dalla bellezza di questo testo. L’unica cosa che sentiamo dinanzi a esso è quell’amore che ci spinge a leggere, quella ricerca di profondità e leggerezza, di dolcezza e durezza della vita. È la storia del mio stesso incontro con questo libro, che ricalca quella della protagonista nella piccola libreria Morisaki. Il caso e il fato di chi trova nelle pagine la propria immagine riflessa e, al tempo stesso, sempre qualcosa di nuovo, che arricchisce e che instaura con noi un vero e proprio rapporto fatto di sole parole e immaginazione. È la storia di quel miei del titolo che diviene ognuno di noi. L’amore più bello che possa esistere: quello con uno sconosciuto nascosto nella carta frusciante, incontrato in fugaci e intimi giorni in una libreria.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Giulia Chines

Nata a Palermo nel 1994, si diploma al Liceo scientifico Galileo Galilei della propria città. Prende una laurea triennale in Studi filosofici e storici e una magistrale in Scienze filosofiche e storiche all’Università degli Studi di Palermo, approfondendo in particolar modo gli studi antropologici di René Girard rispetto al capro espiatorio e agli stereotipi di persecuzione, oltre che al rapporto violenza-religione.


Potrebbe interessarti: