19 Ottobre 2023

Joyce: sulle spalle della Sibilla. “La Sibilla. Vita di Joyce Lussu” di Silvia Ballestra

di Daniele Di Martino

Ricordo che ai tempi delle superiori, in occasione dei compiti in classe di Italiano, sceglievo sempre la traccia di attualità. Non di rado ci veniva proposta una celebre citazione del passato, ed eravamo sollecitati, a partire da essa, ad analizzare il presente

Una di quelle che più mi è rimasta impressa è attribuita a Isaac Newton: «Siamo seduti sulle spalle di giganti, per questo possiamo vedere lontano». All’epoca la considerai solo in relazione alle scoperte scientifiche fatte in passato e dalle quali ripartire per continuare su quel solco.

Oggi invece, forse complice anche l’età, la considero in senso più ampio e non solo proiettata verso l’avvenire. Mi viene da pensare, infatti, che, per noi seduti sulle loro spalle, a volte possa essere utile guardare lontano, sì, ma indietro; per capire la strada percorsa da quei giganti, ciò che hanno sacrificato e ciò per cui si sono battuti. Dialogare persino con essi.

Silvia Ballestra

Ed è proprio quello che fa Silvia Ballestra in questo libro, nel quale ci racconta l’incredibile vita di Joyce Lussu, che si intreccia con quella di suo marito Emilio Lussu,  in quanto coppia di eroi della Resistenza. E non lo fa “limitandosi” a scrivere una biografia frutto di ricerche e studi approfonditi sulle loro vicende. Gran parte di ciò che è narrato in queste pagine viene dalla viva e fiera voce di Joyce. Sono le storie che la stessa protagonista, ormai ottantenne, racconta, attingendo dalla sua memoria ancora lucida e brillante, durante i tanti incontri avuti con l’autrice.

Joyce Lussu

Partigiana, scrittrice, traduttrice, poeta, medaglia d’argento al valore militare, capitana nelle brigate Giustizia e Libertà, sorella dello storico e antifascista Max Salvadori e moglie di Emilio Lussu, a sua volta partigiano, politico, scrittore ed eroe a tratti picaresco della sua Sardegna e dell’Italia Repubblicana. Joyce, nata Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti nel 1912, eredita dai genitori quello stesso senso di libertà, giustizia e ribellione che li aveva spinti a prendere le distanze dalle origini agiate e nobili delle rispettive famiglie.

Questa indole la porta sin da giovanissima a essere invisa al nascente regime fascista, che le ritirerà il passaporto condannandola all’esilio, impedendole fino all’armistizio con gli Alleati di far rientro nell’amata Italia. Durante quel periodo conosce Emilio e in lui percepisce immediatamente gli stessi ideali, e di conseguenza un allineamento sul modo di ragionare e agire. Insieme formano una coppia degna delle migliori storie di spionaggio che sarebbero fiorite nel dopoguerra.
Danno rifugio e documenti nuovi ai perseguitati politici che fuggono per mettersi in salvo, danno vita insieme ad altri celebri patrioti ai movimenti di Resistenza politica che poi, dopo l’armistizio, confluiranno nel CLN. Viaggiano e si muovono in pieno conflitto nell’Europa occupata e soffocata dal nazifascismo tra Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma. 

Joyce, in particolare, poco dopo lo sbarco degli Alleati nel sud del Paese, si avventura da sola tra le linee nemiche per creare un contatto con le truppe angloamericane e i partigiani, in un capitolo di storia che sembra uscito da un romanzo.

Emilio e Joyce Lussu. Fonte: Altritaliani.net

Il libro, tuttavia, non si ferma alle vicende della Resistenza, che da sole già restituiscono la statura da gigante della protagonista. Ci racconta anche di una Joyce che in piena ricostruzione post bellica, durante la fondazione della Repubblica Italiana, e finito il periodo degli eroi, rischia di essere relegata dal sistema in quell’arcaico e troppo radicato ruolo della donna italiana, ovvero quello di una moglie che non metta in imbarazzo il marito portando avanti le proprie battaglie, siano esse politiche o mirate a rivendicare un’uguaglianza di pari diritti e opportunità. Una figura inaccettabile per Joyce, e incompatibile con la propria indole e intelligenza.

Joyce Lussu. Fonte: PensieriLiberi

Ed è così, quindi, che ella mette a frutto la profonda conoscenza di tante lingue straniere, l’innata capacità di apprenderne di nuove e la propria sensibilità di poeta per reinventarsi traduttrice di poeti sconosciuti in Italia, tutti in qualche modo araldi delle sofferenze dei popoli di appartenenza e della loro sete di libertà, e quindi affini a Joyce. Pur non parlando spesso le loro lingue, conosce e traduce i versi di Nazim Hikmet, Amilcar Cabral, Agostinho Neto e dei guerriglieri curdi. Crea insieme a loro un nuovo metodo di traduzione che passa attraverso la comprensione della storia personale e del popolo del poeta. E attraverso la diffusione nel nostro paese di quei versi, partecipa attivamente alle loro lotte di liberazione.

Ancora una volta quindi, Joyce trova un modo per fare Resistenza attiva. E in tutta questa attività Emilio, benché coinvolto nella vita politica della neonata Repubblica, è sempre al suo fianco, sostenendola, incoraggiandola. Ribadendo quell’indissolubile legame basato sui principi di libertà e giustizia.

Silvia Ballestra, pagina dopo pagina, storia dopo storia, tratteggia l’affascinante personaggio di una donna straordinaria. Una donna la cui vita e le cui gesta dovrebbero essere studiate a scuola. L’autrice in questo si mostra narratrice appassionata, fedele e discreta, con uno stile chiaro e fluido nel quale solo raramente emerge la sua personalità, il suo tocco. Caratteristiche che ritengo positive ed efficaci in una biografia.

Joyce Lussu

A chi consiglio la lettura di questo emozionante libro? Probabilmente a tutti. Ma in modo particolare ai più giovani, a coloro che, a differenza della mia generazione, non hanno potuto sentire dai propri nonni le storie di coraggio, resistenza ed eroismo di coloro che hanno liberato l’Italia dal nazifascismo. Soprattutto in tempi come quelli che stiamo vivendo.

Tempi in cui stiamo assistendo a una progressiva e instancabile rimozione della memoria di chi si diede senza riserva per porre fine a uno dei periodi più tragici della storia d’Italia. Delle loro gesta, del loro sacrificio, delle loro azioni e soprattutto dei loro ideali. 

Tempi in cui gli eredi politici di quell’ignobile ventennio si ritrovano a governare il paese. E i cui massimi esponenti si adoperano giornalmente per mettere in atto un revisionismo storico che è terreno fertile affinché la storia ripeta tragicamente sé stessa. 

Oggi, quindi, un libro come quello di Silvia Ballestra non è solo utile, bensì necessario, affinché gli esseri infimi della storia restino tali e i giganti ci indichino la via per un futuro di solidarietà, giustizia e fratellanza tra i popoli.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Daniele Di Martino

In antitesi con la natura tecnica dei suoi studi e del lavoro svolto, si appassiona alla lettura di romanzi thriller, spionaggio e azione. Nel tempo amplia le proprie letture a molti altri generi, sviluppando in particolare una forte passione per saggi e romanzi di storia contemporanea, distopici e ucronici.

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