27 Giugno 2023

10 film in occasione del Pride!

di Redazione

Giugno è stato il mese del Pride! Manifestazioni e cortei vocianti, dibattiti a tema e feste, articoli e post sui social hanno colorato la nostra quotidianità con la bandiera arcobaleno, simbolo di lotta e visibilità della comunità LGBTQIA+. Per noi di Equilibri Precari, che facciamo dell’inclusività e della diversità la nostra forza, questo tema è particolarmente caro. Vogliamo aggiungere la nostra voce a modo nostro, e lo facciamo alla fine del mese del Pride per ricordare a tutt* che la lotta politica passa anche dalla cultura e che non si chiude con la fine di Giugno. Ecco dunque un elenco di film in cui la comunità può rivedersi e attraverso cui gli Ally possono avvicinarsi ancor di più a questa realtà. Non solo buon mese, bensì buon anno Pride a tutt*!

1. Call me by your name, regia di Luca Guadagnino

Uscito nel 2017 e diretto da Luca Guadagnino, Call me by your name è un adattamento dell’omonimo romanzo di André Aciman. Il film, irresistibile per ambientazione, musica e colori, ha commosso per la delicatezza della sceneggiatura, a cui ha preso parte anche il regista James Ivory. Ambientato in un paesino non specificato del nord Italia negli anni Ottanta, il film racconta la fugace ma intensa storia d’amore tra il diciassettenne Elio (Timothée Chalamet) e Oliver (Armie Hammer), uno studente americano ospite della famiglia di Elio. Il rapporto tra i due, inizialmente fatto di esitazioni e slanci, sfocerà nella relazione di un’estate. Il film, con la sua atmosfera tanto dolce da essere eterea, ha guadagnato molti riconoscimenti, ed è diventato subito un cult. Ne consigliamo la visione a tutt* coloro che se lo fossero perso, non solo perché permette di rivivere ciò che di più bello appartiene all’adolescenza e al primo amore, ma anche per il senso di accettazione, complicità e affetto da parte della famiglia di Elio. Piangerete, sì, ma vi scalderà il cuore.

2. La gatta sul tetto che scotta, regia di Richard Brooks

La gatta sul tetto che scotta (Cat on a Hot Tin Roof) è un film del 1958 diretto da Richard Brooks, tratto dall’omonimo dramma teatrale di Tennessee Williams. Interpretati magistralmente da Liz Taylor e Paul Newman, Maggie la gatta e Brick Pollitt sono giovani e belli ma non sono felici. Il film si svolge interamente nella villa della famiglia Pollitt, nel Mississippi, in occasione del sessantacinquesimo compleanno del padre di Brick, l’indiscutibile capo famiglia. Nel forzato clima di festa emergono tutte le fragilità e le meschinità dei personaggi e dei loro rapporti. Molti sono i sottintesi e i fraintendimenti, ma in particolare un segreto rimane innominato e innominabile ed è ciò che travaglia la vita coniugale di Maggie e Brick. Quest’ultimo si dedica all’alcol come unica soluzione ai suoi tormenti, mentre la moglie cerca in ogni modo di sedurlo incontrando la sua indifferenza. I segreti vengono tutti a galla. Tranne uno. Alla fine, la strana dinamica tra i due dipende da una gelosia accecante con cui gli occhi ghiacciati di Paul Newman fulminano quelli viola di Liz. Non è della moglie che Brick è geloso: amava il suo migliore amico, lo amava da perdere la testa e se stesso.

3. Matthias e Maxime, regia di Xavier Dolan

Matthias e Maxime è un film del 2019 di Xavier Dolan, regista, attore, montatore, produttore, scenografo e costumista. L’enfant prodige che nel 2009 stupì Cannes con J’ai tué ma mère, sceneggiatura scritta a sedici anni. La cura del dettaglio, sempre eclettico ed estroso, i dialoghi taglienti e la poesia dell’immagine che si fa musica sono cifre di Dolan. L’adolescenza dei traumi, dei rapporti familiari difficili, il complesso di Edipo capovolto e il viaggio di Telemaco in direzione ostinata e contraria sono temi centrali sin dal suo primo film, e si confermano dieci anni dopo in Matthias e Maxime. Amici per la pelle sin dall’infanzia, ma sul punto di dirsi addio, uno di loro è in partenza per ricominciare la sua vita lontano da casa: e cosa c’è più lontano dell’Australia? Una serata in campagna tra amici dà il via a una scommessa: chi vince partecipa al cortometraggio sperimentale di quella rompipalle della sorella di Rivette. I prescelti sono Matthias e Maxime, che devono interpretare la nudità di un bacio, un gesto intimo fra due persone il cui genere è irrilevante, un bacio che non viene mostrato ma stravolge le vite dei due casuali attori…

4. Tutto su mia madre, regia di Pedro Almodovar

Tutto su mia madre è un film di Pedro Almodovar del 1999, presentato al 52º Festival di Cannes, dove ha vinto il premio per la miglior regia. Ha inoltre conquistato l’Oscar e il Golden Globe per il miglior film straniero.Esteban ha diciassette anni e vuole diventare uno scrittore, sostenuto dall’amore incondizionato di sua madre, Manuela. Vivono a Madrid. Un terribile incidente sconvolge le loro esistenze: appena poco dopo essere usciti dal teatro, dove hanno visto Un tram chiamato desiderio, un’auto travolge il ragazzo. Morto Esteban, Manuela ritorna sui passi della vita che diciassette anni prima aveva deciso di dimenticare e parte per Barcellona. Il suo obiettivo è ritrovare la persona che un tempo ha amato e con cui ha concepito il figlio: Lola. Nella sua ricerca incontra Agrado, l’amica perduta, una transessuale che lavora come sex worker, così piena di amore, vita e gioia nonostante i lividi sulla pelle e sul cuore. L’ironia della sorte porterà Manuela di nuovo a teatro come assistente proprio dell’attrice che il figlio adorava, dove incontra anche Nina, una tossicomane che spinge quotidianamente la vita al limite, e Rosa, una giovanissima suora che scopre di essere incinta e malata di HIV. Le vite di queste donne si intrecciano e il legame fra loro diventa profondo, viscerale, determinante. Un film ricco di colpi di scena, che decostruisce le sovrastrutture e rappresenta l’amore nel senso più ampio e più vero del termine.

5. Philadelphia, regia di Jonathan Demme

È un film di Jonathan Demme del 1993, il primo a trattare in maniera assolutamente esplicita la questione scottante dell’AIDS, malattia per lungo tempo associata unicamente alle persone transessuali e gay. Philadelphia affronta senza filtri e senza ipocrisia il tema della stigmatizzazione che ha colpito la comunità, scandagliando i pregiudizi della morale comune, attraverso il racconto di una vicenda giudiziaria. Un giovane e brillante avvocato, Andrew “Andy” Beckett, interpretato da un meraviglioso Tom Hanks (Oscar come miglior attore protagonista), viene licenziato perché i soci del prestigioso ufficio per cui lavora scoprono che è ammalato di AIDS: una discriminazione per cui Andy vuole fare causa ai suoi datori di lavoro. Nessun avvocato è però disposto a rappresentarlo, tutti ugualmente spaventati dalla sua malattia e dal suo orientamento sessuale. Un avvocato però cambia idea: è Joseph “Joe” Miller, interpretato da un magistrale Denzel Washington. Joe è il classico uomo tutto d’un pezzo, intriso di machismo, che mentre si prepara a dichiarare pubblicamente guerra ai pregiudizi affronta i suoi, compiendo un percorso evolutivo personale ammirevole. È un film tagliente quanto delicato, come la sua straordinaria colonna sonora: Bruce Springsteen con Streets of Philadelphia (Oscar alla migliore canzone) che apre il film, Philadelphia di Neil Young che lo chiude e uno straziante momento dedicato a Casta Diva interpretato da Maria Callas.

6. I segreti di Brokeback Mountain, regia di Ang Lee

Cult assoluto del genere, I segreti di Brokeback Mountain, tratto da un racconto del 1997 di Annie Proulx, è il primo film che racconta una storia d’amore omosessuale diventato mainstream. Diretto da Ang Lee nel 2005, si è aggiudicato tre Oscar, il Leone D’Oro a Venezia e numerosi altri premi. La pellicola racconta di due giovani cowboy che vengono ingaggiati da un allevatore per un lavoro stagionale: pascolare un gregge di pecore nel Wyoming, in un una località chiamata Brokeback Mountain. È il 1963. I due sono estremamente diversi: Jack (Jake Gyllenhaal) è un ragazzo estroverso e ottimista, la sua principale occupazione è gareggiare ai rodei, Ennis (Heath Ledger) è riservato, ha un modo di fare scontroso, forgiato da una vita dura. Inaspettatamente, contro la loro volontà e mentalità e contro ogni possibile previsione, si innamorano. L’approccio è brutale come lo è il loro addio alla fine dell’estate. I due si perdono, perdendo anche se stessi, e si piegano alle aspettative della società e della famiglia che credono essere le proprie. Entrambi si sposano e diventano padri. Ma ritrovandosi si accorgono di non aver mai smesso di amarsi. È una storia lunga una vita, fatta di attese e mancanze, di istanti di felicità assoluta e dolore persistente. Un film che ha commosso milioni di spettatori facendo una piccola rivoluzione contro le assurde censure di un bacio ormai iconico e indimenticabile.

7. Una nuova amica, regia di François Ozon

È un film del 2014 di François Ozon, che in modo stravagante sembra fare incontrare in questa pellicola Hitchcock e Almodovar. Il film inizia con una scena dettagliata della vestizione di una sposa, Laura: sapienti mani la truccano, la pettinano, le chiudono il vestito, le fanno calzare le scarpe. La donna è morta, pronta per il suo funerale. A piangerla disperatamente c’è Claire, l’amica con cui ha condiviso ogni istante fin dall’infanzia, e David, il giovane vedovo, con in braccio la piccola Lucie. Claire, quel giorno, giura a Laura che veglierà sul marito e sulla figlia. La perdita dell’amica la fa sprofondare nella depressione ma, ritrovate le forze, va a trovare David. Entra in casa e trova seduta in salotto una donna che, con un biberon in mano, allatta Lucie. La donna si accorge di non essere sola e si volta: Claire vede David vestito da donna, indossa gli abiti di Laura. Questo sconvolgente incontro porterà a uno stravolgimento delle vite dei due.

8. Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, regia di Jon Avnet

Pomodori verdi fritti alla fermata del treno è un film statunitense del 1991, diretto da Jon Avnet e basato sul libro di Fannie Flagg Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop. Il film inizia con una casalinga, Evelyn Couch (Kathy Bates), insicura e in sovrappeso, ignorata dal marito, di cui desidera disperatamente le attenzioni. Mentre è in visita a una zia di lui in una casa di riposo, casualmente si ritrova a chiacchierare con una simpatica signora, Ninny Threadgoode (Jessica Tandy), che comincia a raccontarle la storia della sua famiglia, fra gli anni ’20 e ’30 in Alabama. Fra Evelyn e Ninny si crea un’immediata intesa, che darà il via a degli incontri frequenti fra loro alla casa di riposo. La vera protagonista del racconto di Ninny è la piccola della famiglia Threadgoode, Idgie, una ragazza dall’animo selvatico, che si inselvatichisce definitivamente dopo la morte dell’amato fratello Buddy. Solo la fidanzata di lui, Ruth, un essere angelico, quasi irreale per la sua purezza, riesce ad avvicinarsi a lei. Insieme affrontano il lutto che ha spezzato le loro giovani vite, fin quando Ruth si sposa e va a vivere in Georgia. Il marito è un uomo violento, che la picchia senza alcuna pietà. Sarà Idgie a salvarla, a garantirle una vita sicura e persino allegra. Eppure la loro pace verrà turbata ancora da nuovi dolori, ma avranno la loro assurda vendetta contro un mondo maschilista e razzista.Questa amicizia però cela un puro e profondissimo amore, che la trasposizione cinematografica a differenza del libro, censura.

9. La favorita, regia di Yorgos Lanthimos

È un film del 2018 di Yorgos Lanthimos che sembra sovvertire, ancora una volta, i criteri su cui sembra essersi delineato il mondo. È il 1708 e mentre l’Inghilterra è in guerra contro la Francia regna Anna. È attempata e malata di gotta. Una vita di trasgressioni ha portato il suo corpo al declino e ad amministrare realmente il potere è Sarah Churchill, detta Lady Marlborough, favorita della regina e sua decennale amante. Del resto, alla regnante nulla interessa oltre Sarah e i suoi diciassette conigli, che considera reincarnazioni dei figli perduti. I fragilissimi equilibri su cui si regge il trono vengono spezzati dall’arrivo a corte di Abigail Hill, cugina della favorita, caduta in disgrazia e assunta a palazzo come sguattera, ma piena di ambizione. La manipolazione di Abigail è paziente quanto determinata. Riesce a prendere il posto di Sarah anche nel cuore della regina, mandando in disgrazia la cugina. Le dinamiche di conquista del potere lasciano ben poco spazio a sentimentalismi, ma la bisessualità della regina e delle sue favorite è presentata come dovrebbe sempre esserlo nella sua realtà: senza sottrarsi alle più meschine dinamiche che appartengono a tutto il genere umano.

10. Albert Nobbs, regia di Rodrigo Garcia

È un film del 2011 del regista colombiano Rodrigo Garcia. La sceneggiatura è basata su un racconto dello scrittore irlandese George Moore e sul suo adattamento teatrale a opera di Simone Benmussa

Albert Nobbs fa il cameriere nel prestigioso albergo della Duchessa Baker, nella Dublino del diciannovesimo secolo. È timido e riservato, sogna di aprire una tabaccheria, di avere una vita serena con la donna che ama e a cui non riesce a confessare i propri sentimenti. Helen è una giovane cameriera che lavora nello stesso albergo e che corre dietro a un ragazzo affascinante quanto sfaccendato di nome Joe. Albert nasconde un grande e tormentato segreto e rischia di essere smascherato trovandosi a condividere la stanza con un imbianchino, Hubert Page, che vive la sua medesima condizione e lo spinge a confidarsi, a trovare sollievo e coraggio. Sia Albert che Hubert sono infatti nati biologicamente donne. Albert, grazie alla storia di Hubert e Cathleen, finalmente si decide a chiedere alla bellissima Helen di uscire. Questo non è che l’inizio di una storia toccante e commovente, così tangibile e vera da far credere allo spettatore di spiare da dietro una serratura tutto ciò che succede nell’albergo della duchessa Baker.

© Riproduzione riservata.


Potrebbe interessarti: