6 Settembre 2021

L’amore verso cui correre. “Qualcuno corra sull’alba”, di Lucio Cannavò

di Giada Di Pino

«Qualcuno», cioè tutti. Tutti coloro che possono, tutti coloro che lo desiderano. «Corra», cioè si affretti, si muova, vada verso. «Sull’alba», ovvero dove nasce il sole, dove nasce la vita: Dio. Una silloge di poesie che è dunque un invito a correre verso il Signore, verso Colui che è fonte di vita eterna. Poesie, queste scritte da don Lucio, che esprimono tutta la dolcezza di quel Dio-Padre creatore nella iterazione della parola di Dio suprema: Amore

Un amore che si sente forte nel cuore e sulla pelle, un amore avvolgente, un amore totalizzante e gratuito insieme, un amore che ama «d’infinito». Eppure, un amore forte e pressante, urgente, incisivo, capace di cambiare la vita di un uomo né più né meno di ogni altra forma di amore, che come gratuitamente dà, gratuitamente chiede. È questo l’amore di Dio: infinitamente dolce e infinitamente potente. 

E questa potenza d’amore si irradia dalle poesie qui raccolte, che infondono nel lettore tutta la dolcezza e tutta la forza dell’amore di Dio già nell’uso stesso dei lessemi, di parole cariche di vita, dell’immediatezza e dell’esuberanza della vita, nel descrivere immagini di quotidiana tenerezza o, viceversa, nell’uso di parole delicate, che scivolano sulla pelle, sull’anima di chi legge, nell’esprimere la potenza, la forza, l’irruenza di questo amore. 

Un connubio di significante e significato che riesce a rimandare l’essenza stessa di quel «Cristo, senza voce» e con «le braccia sempre aperte», la cui morte è una “passione” d’amore. E in tutto questo, al centro di quest’onda travolgente, oggetto di questo sentimento smisurato e potente del Creatore verso la sua Creatura, vi è l’uomo

L’uomo-poeta, l’uomo-Lucio, colui che scrive, individuo in prima persona, «custode/della vigna alla marina», parroco del borgo di Torre Archirafi, ma anche ogni uomo, ogni individuo che nel suo piccolo, nella sua quotidianità, ama «la luce che esce dalla morte», ama quel «dito che disegnò l’aurora,/ la creazione, il corpo, le braccia distese»; ogni uomo, cioè, che si lascia travolgere, che si lascia inondare dall’amore di Dio, che sente e riconosce quel vento impetuoso che scuote l’anima, che penetra fin nelle ossa e più giù ancora e che, in realtà, indistintamente avvolge ogni essere umano, anzi, ogni creatura, ogni più piccolo germoglio, ogni stelo d’erba sulla Terra, che ne sia consapevole o meno. Ecco, dunque, la bellezza e l’impetuosità delle poesie di Lucio Cannavò: essere un mezzo non solo per descrivere, ma anche per evocare sentimentalmente in ogni verso, in ogni parola, in ogni virgola persino, la bellezza e la forza, l’essenza stessa dell’Amore di Dio, quell’Amore verso cui non si può fare a meno di correre e che, anche se non lo sai, corre sempre verso di te.

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Il nostro giudizio

Giada Di Pino

Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante. 

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