12 Aprile 2021

Moon

di Antonio Messina

Almeno una volta nella vita, nel nostro piccolo, abbiamo desiderato di solcare lo spazio profondo, spinti dalla curiosità di come potrebbe essere vivere fuori dal nostro pianeta natale. Certo, poi la vita ci porta spesso verso altri lidi e per coloro che non diventano astronauti rimane l’immaginazione.

Sam Bell (Sam Rockwell), è uno di quei pochi che ce l’hanno fatta, a lui spetta il delicatissimo compito di inviare sul suo pianeta capsule contenente Elio-3, materiale estratto dal suolo lunare che serve a coprire il fabbisogno energetico del 70% del pianeta Terra. Escludendo GERTY, il computer della base lunare, Sam è l’unico essere umano senziente presente sul satellite. O almeno questo è quello che egli crede, fino a due settimane dalla fine del contratto di lavoro. Dopo un incidente di percorso, egli dovrà fare i conti con un inaspettato mistero e scoprire di non essere l’unico all’interno della base sarà il problema minore.

Moon, regia di Duncan Jones (2009)

Presentato al Sundance Festival del 2009, per poi ricevere diversi premi nello stesso anno, Moon è forse uno dei film di fantascienza più realistici. Il regista, Duncan Jones, non ci mostra scene spettacolari, non immagina mostruosi alieni pronti ad invadere la Terra e nemmeno si impegna a costruire una minacciosa intelligenza artificiale come accadeva in 2001: Odissea nello Spazio. La scenografia degli ambienti, poi, è talmente essenziale da risultare quasi obsoleta rispetto al futuro che egli ci lascia immaginare. Cosa rimane, dunque, tolto tutto questo? L’astronauta. L’astronauta che deve fare i conti con sé stesso, con un ambiente passivo ed inospitale sul quale ha camminato per tre anni consecutivi, seguendo una routine destinata a ribaltarsi.

La risoluzione del mistero corre in parallelo alla costruzione psicologica dei protagonisti (o del protagonista, se vogliamo), che sono vittime, sì, di qualcosa più grande di loro, ma anche delle conseguenze che comporta lo stare per così tanto tempo lontano da casa, in un luogo in cui la luce è informe e incolore e il buio è spezzato solo da un paio di fiammelle baluginanti nel nulla siderale.

Ovviamente, nessun astronauta è stato maltrattato durante la realizzazione di questo film, ma siamo sicuri che, una volta visto, il vostro piccolo astronauta interiore potrebbe farsi un’idea più chiara di quale prezzo comporti il privilegio di poter vedere la Terra dalla Luna.

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Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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