Una mandorla. Tutti ne possediamo una proprio dentro la nostra testa: un insieme di nuclei nervosi così piccolo, e tuttavia capace di determinare la vivacità del nostro stile comunicativo, di descrivere correttamente le emozioni che proviamo e di interpretare gli stati d’animo nostri e degli altri. Ma cosa accadrebbe se questa mandorla – l’amigdala – non funzionasse correttamente, anzi, non funzionasse proprio?
Ce lo racconta l’autrice sud coreana Won-Pyung Sohn nel suo romanzo d’esordio Almond. Come una mandorla, uno young adult pubblicato nel 2017 che ha riscosso un enorme successo non solo in Corea ma anche all’estero, venendo tradotto in ben diciassette lingue. In Italia è arrivato nell’aprile 2023 grazie a HarperCollins Italia e alla traduzione di Claudia Marseguerra.
Yunjae abita con la mamma e la nonna sopra la libreria di famiglia, in Corea del Sud. Fin da piccolo la sua percezione del mondo è ovattata, compromessa da una condizione neurologica molto rara: l’alessitimia, ovvero l’incapacità di provare ed elaborare le emozioni. Nelle vene di Yunjae non scorre alcuna adrenalina quando i fari di una macchina gli abbagliano la vista, mentre rischia di essere investito; dinanzi a un sorriso estraneo le sue labbra rispondono rimanendo serrate, nemmeno le gambe gli cedono per la paura quando assiste, impassibile, al pestaggio brutale di un ragazzino da parte di un branco di bulli. Niente di niente. Yunjae si limita a registrare il mondo come fosse una macchina, incapace di lasciarsi coinvolgere dal tumultuoso mare delle emozioni umane.
Crescendo, tuttavia, la necessità di essere “normale”, di non attirare l’attenzione in una società pronta a puntare il dito, diventa pressante. Mamma e nonna iniziano quindi a tappezzare i muri di casa con fogli raffiguranti simboli che lo aiutino a imparare almeno le emozioni basilari. È un esercizio sfibrante, che Yunjae asseconda più per rassicurare la madre che per se stesso.
Poi, una sera, tutto cambia. La mano di un uomo stravolge per sempre la vita del protagonista. Yunjae rimane solo. Ed è allora che entra nella sua vita Gon, un sedicenne problematico con evidenti difficoltà nel controllare le proprie emozioni, specialmente la rabbia. A legare i due ragazzi è una circostanza alquanto insolita: uno scambio di identità.
Proprio grazie al rapporto con Gon, alla nascita di questa amicizia decisamente insolita, Yunjae inizia un lento processo di “umanizzazione”, solo che questa volta non servono fogli appesi alle pareti né lezioni di mimica facciale. Basta un accidentale incontro tra due adolescenti, apparentemente incompatibili agli occhi della società, perché è proprio questa profonda diversità a renderli complementari. Ad avvicinarli è la curiosità di scoprire cosa vuol dire essere come l’altro, e se per Gon questo significa fare breccia nel gelo emotivo di Yunjae, per Yunjae si traduce nel vedere se le emozioni amplificate dell’amico possono suscitare, alla fine, anche le sue.
Una nota di merito va indubbiamente alla scrittura sobria e delicata di Won-Pyung Sohn, che segue passo dopo passo la crescita di Yunjae, riproducendone fedelmente la voce: lo stile comunicativo, specie nella prima parte del romanzo, è estremamente descrittivo e lineare, poco connotato. La voce è quella di chi non conosce ancora i colori per poter dipingere il mondo, di chi non ha gli strumenti necessari per tracciarne le sfumature.
Se è pur vero dunque che Almond è un YA dal messaggio inequivocabile per i giovani, un elogio all’amicizia e all’inclusività, non rinuncia tuttavia a rivolgersi anche agli adulti – in particolare ai genitori –, e lo fa esplicitamente nell’inattesa postfazione. Saremmo davvero capaci di amare i nostri figli a prescindere da come diventeranno? Anche se fossero completamente diversi da come li vorremmo? Se infatti da un lato troviamo due adolescenti “diversi”, il cui compito è imparare a dar voce a ciò che sentono (o non sentono) e a mettersi in ascolto, dall’altro incontriamo genitori ansiosi e sordi, pronti a compiacere la società anche a costo di compromettere irrimediabilmente il rapporto con i propri figli e la loro serenità.
Almond è una boccata d’aria fresca per il suo genere, dominato da sempre dal mondo occidentale: finalmente anche la letteratura coreana, specchio di una società rigida e perfezionista che nasconde in sé tristezza e rabbia, arriva sugli scaffali delle nostre librerie, offrendoci nuovi occhi attraverso cui leggere la complessità umana. Perché alla fine l’amicizia tra Yunjae e Gon non è altro che una storia universale che si tinge di circostanze straordinarie, come straordinari sono quegli incontri capaci di cambiare la nostra vita per sempre.
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Il nostro giudizio
Nata a Venezia il 24 gennaio del 1997, si diploma presso il Liceo Classico Raimondo Franchetti nel 2016, per poi iscriversi a Lettere Moderne all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove si laurea nel 2019 con una tesi dedicata a Elena Ferrante.
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