19 Giugno 2023

Migrazione in teatro: “Il viaggio – Storie di migranti di ieri e di oggi” di Nicola Costa

di Elisabetta Siotto

Sabato 24 giugno (ore 21:00) e domenica 25 (ore 18.30 e 21.00) allo Zō Centro Culture Contemporanee andrà in scena Il viaggio – Storie di migranti di ieri e di oggi, scritto e diretto da Nicola Costa.

In attesa della prima, un colloquio telefonico con il regista ha tracciato le linee di quello che promette di essere uno spettacolo emotivamente coinvolgente e impegnativo.

Al centro della rappresentazione, un tema caldo e particolarmente discusso della cronaca: la migrazione. Un fatto che la sovraesposizione mediatica ha normalizzato fino all’eccesso, portando a un disincanto collettivo nei confronti del destino e della fine di quelle che sono sempre state e rimangono vite umane. La riduzione a dinamica predefinita delle ingiustizie è una delle malattie principali della nostra epoca, viziata da un sistema che assorbe e rigetta la morte, in un’eco mediatica sempre più spoglio di sensazioni vive e carnali; un movimento circolare, composto da una catena costruita di accadimenti, politicizzazione, oblio, in cui ogni disastro umanitario viene salutato con rassegnazione in attesa del successivo, morta ormai la speranza che possa essere l’ultimo.

È cronaca quotidiana: i mass media parlano di migranti. Coste libiche, ONG, ricatti fra nazioni, respingimenti, centri di accoglienza, cadaveri ripescati nel Mediterraneo, corpi rinvenuti sulle spiagge. Parole che suonano vuote, che coinvolgono l’opinione pubblica per più di due giorni solo in caso di numeri ingenti o di battaglie da campagna elettorale. Corpi, pesi, strumenti politici. Piange chi vede e tocca con mano la tragedia, chi raccoglie il naufrago esanime sulla sabbia, mentre il resto di noi intravede il titolo dedicato al fattaccio sfogliando un giornale o ascoltando il notiziario dell’ora di pranzo. Commentiamo distrattamente l’accaduto in piccoli post, rilanciamo un’opinione pro o contro a seconda della bolla social, seguiamo l’algoritmo. Ma pro o contro cosa? La centrifuga del discorso normalizzato e l’urgenza di espressione randomica di pensiero sparpagliano il nucleo del problema, perdendolo di vista. Quelle vite perse diventano numeri, approssimazioni di esseri umani senza nome. Carne da macello della battaglia partitica, che marcia sul tema in un’eterna lotta elettorale che svuota di semantica e sentimento il tema.

Durante la telefonata, Nicola Costa pone una domanda che suona più o meno così: «Ai morti in mare regaliamo una smorfia, ma chi si addolora veramente?»

La risposta più onesta sarebbe: nessuno. E non necessariamente per mancanza di filantropia e umanità. Non sono cattiveria e/o razzismo ad attivare la selezione del ricordo, l’oblio nei confronti di volti e vite solo intuite davanti a uno schermo. La causa primaria di tale rimozione sarebbe identificabile, forse, in quello che Roland Barthes in Miti d’oggi definisce “vaccino”: l’inoculazione alle masse di una piccola porzione di male quotidiana, che finisce per rendere prassi accettabile gli errori sistemici. Un’anestesia emozionale, che giorno dopo giorno attutisce il dolore e il senso di desolazione che dovrebbe colpirci davanti alle stragi.

Il vaccino al vaccino è, per Nicola Costa, l’arte. Nello specifico, il teatro come mezzo di coscienza civile.

Leggiamo, nelle note di regia: «Sono sempre più sporadiche le volte in cui avverto la voglia di scrivere e di raccontare sulle tavole di un palcoscenico il mio disorientamento. Oggi (che poi è un tempo indefinito) è una di queste. Il palcoscenico resta sempre e comunque l’unico campo di battaglia in cui sono pronto a combattere e a crepare. Tutta l’arte è un’urgenza e talvolta un medicamento».

Il Laboratorio Accademico di Drammatizzazione Permanente del Centro Studi Teatro e Legalità portato avanti da Costa a Catania, è l’emblema di questo impegno, che coinvolge ogni anno undici studenti, guidati da un maestro che vuole mettere a disposizione di tutte e tutti gli strumenti di una lotta pacifica e apartitica, artistica appunto, la quale abbracci l’umanesimo lasciando emergere in scena la tragedia della vita. Un intento comunque politico, ma nel senso più puro del termine, in quanto “politica” qua si riappropria di una semantica piena, individuabile nella sua etimologia: “che attiene alla polis, alla città, allo Stato”. Che tocca, dunque, tutti coloro che in quella polis vivono e agiscono, partecipando al dibattito e alla cosa pubblica. In questa specifica messa in scena, che è il risultato della classe di quest’anno, tale intento sembra promettere un risultato di forte impatto.

Patrizia Auteri, Tiziana Cosentino, Tiziana D’Agosta, Daniele Di Martino, Filippo Giurbino, Simona Grasso, Noemi La Cava, Jessica Montemagno, Leonardo Nicolosi, Adriana Pistorio, Agata Raineri.

Assistente alla regia: Conny La Cava.

Questo il cast che vedremo agire sul palco nella pièce Il viaggio – Storie di migranti di ieri e di oggi, un atto unico della durata di circa un’ora, in cui il nostro passato di popolo migrante attraverso l’oceano Atlantico incontrerà il contemporaneo e le storie dei migranti di oggi che solcano il Mediterraneo. La cronaca abbraccerà la letteratura, in un intreccio che desidera risvegliare una coscienza collettiva intorpidita, col fine di scuotere lo spettatore, di disturbarlo e metterlo in difficoltà, attivando un meccanismo di riflessione che ambisce a seguire il pubblico oltre le fila della platea. L’aspirazione di questa rappresentazione è quella di cacciare l’apatia, di risemantizzare i termini con cui ci rivolgiamo ai protagonisti dell’immigrazione e di rendere ancora presente e palpabile il dolore davanti alle vittime di questa nuova diaspora contemporanea.

Il prezzo del biglietto, dieci euro, è piccolo e uguale per tutte e tutti, una scelta, anche questa, dettata dall’esigenza e dal desiderio di coinvolgere più persone possibili, in linea con un teatro democratico, voce di civiltà, che ricalca Eschilo, Sofocle ed Euripide. Sebbene i suoi scritti siano sperimentali e a tratti iper-contemporanei, infatti, Nicola Costa ritrova il senso principale del teatro nell’origine della drammaturgia occidentale, nell’avvolgere e colpire un pubblico che è prima di tutto cittadinanza, dunque attore anch’esso della tragedia contemporanea.

Noi saremo presenti.

E voi?

© Riproduzione riservata.

Elisabetta Siotto

Nata il 25 dicembre 1995, è cresciuta a Nuoro, nel cuore della Barbagia. Dopo aver frequentato il liceo classico Giorgio Asproni e dopo aver maturato una piccola esperienza giornalistica con la testata online Globalist, è partita per il Sud alla scoperta della Sicilia.

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