8 Giugno 2021

Il D’Annunzio che non vorresti. “Il cattivo poeta”, regia di Gianluca Jodice

di Antonio Messina
Il cattivo poeta, regia di Gianluca Jodice (2020)

Dopo un periodo abbastanza complesso per la cultura a causa della pandemia, i cinema hanno riaperto e il materiale in sala non manca, seppure non sia proprio di altissimo livello. Uno dei film disponibili in questo periodo – precedentemente previsto in uscita a novembre 2020 – è quello dell’esordiente Gianluca Jodice su Gabriele D’Annunzio, Il Cattivo Poeta.

È il 1936 e il D’Annunzio interpretato da Sergio Castellitto si è già allontanato dalle meccaniche del regime fascista ed è prossimo alla morte. 

Troviamo un uomo attempato, irascibile, brusco, cinico e malaticcio, ma non per questo privo dell’attrazione per i piaceri della vita e della poesia, elementi che lo hanno reso uno degli uomini più caratteristici e influenti del suo tempo. 

Proprio questo è l’elemento su cui si snoda la vicenda: D’Annunzio, seppure sia rintanato nel Vittoriale, la sua grandiosa villa a Gardone Riviera, continua ad avere un ruolo di forte impatto sull’opinione pubblica, al punto tale da rappresentare una minaccia per Mussolini e i suoi piani di alleanza con la Germania. 

A far fronte a questo problema è Giacomo Comini (Francesco Patanè). Iscritto al partito fascista e nominato federale, è incaricato di sorvegliare il poeta, comunicare alla sede di Roma quanto effettivamente D’Annunzio rappresenti un pericolo e se sia necessario prendere seri provvedimenti.

Con queste premesse, già dopo i primi quindici minuti di film lo spettatore in sala può immaginare da sé come andrà a finire questa storia. 

La narrazione è molto lineare e prevedibile; non ci sono momenti particolarmente memorabili e tutto sembra scorrere lentamente tra le mura del Vittoriale. Manca un vero e proprio picco, che nemmeno l’incontro tra il Vate e Mussolini riesce a raggiungere. Sembra quasi che il regista non abbia voluto osare andare oltre, laddove invece sarebbe stato necessario.

Viene automatico fare un paragone con Il Giovane Favoloso di Martone: progetto in confronto audacissimo sulla vita di Leopardi, che ne esplora il percorso formativo e il carattere in maniera molto più completa, regalandoci un ritratto del poeta di forte impatto. 

Certo, il film di Jodice non è un film sulla vita di D’Annunzio, ma il regista non ci guida quasi per niente: non vengono nominate le opere del poeta, i cenni al suo passato si possono contare sulle dita di una mano e non aiutano molto i discorsi con Giacomo Comini delle anime che vagano all’interno della dimora del Vate.

Chi siede in sala si ritrova catapultato in una realtà già definita, con un uomo che ha oltrepassato il successo: non vi è traccia alcuna del poeta che scrisse diverse sceneggiature per il cinema; non vi è traccia alcuna dell’uomo che ha sperimentato con la lingua, inventando parole nuove; non vi è traccia alcuna dell’uomo che aveva dato vita a nomi di famosi alcolici o biscotti. 

Chi non dovesse conoscere bene la figura di D’Annunzio rischia di ritrovarsi completamente spaesato e di farsi un’idea sbagliata sull’immagine del protagonista.

Una nota di merito, però, va al lavoro scenografico: le riprese sono state effettuate, infatti, all’interno del Vittoriale e le diverse inquadrature sono davvero d’impatto, dando modo di percepire e respirare la vastità quasi labirintica della dimora di D’Annunzio. Nel suo piccolo, si riesce, poi, a percepire anche la tensione generata dal regime fascista, nonostante manchino dei momenti particolarmente importanti.

Per essere il film di un regista esordiente, ci troviamo davanti un buon prodotto. Tuttavia, non bastano una recitazione eccellente e delle inquadrature importanti per fare un film di qualità su una figura così significativa. Si spera che in futuro Jodice, senza le costrizioni dovute alla pandemia, possa continuare il suo lavoro e migliorarsi a ogni suo prossimo film.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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