3 Giugno 2023

Fino ai confini dello spazio e oltre: “Guardiani della Galassia volume 3”, regia di James Gunn

di Antonio Messina

James Gunn, dopo lo speciale di Natale sui Guardiani della Galassia disponibile su Disney+, ritorna per l’ultima volta alla guida della Milano, la mitica astronave di Peter Jason Quill, nonché leggendario Star Lord, per concludere la trilogia più amata dal pubblico. Ma vi avvisiamo: se non avete visto i primi due film della trilogia, gli ultimi due Avengers e lo speciale di Natale, rischiate di incorrere in grossi spoiler!

Avevamo lasciato i Guardiani della Galassia profondamente provati dopo lo scontro con Thanos, soprattutto con la morte di Gamora, sacrificata su Vormir dal padre per avere accesso alla Gemma dell’Anima. «Un’anima per un’anima», diceva il Teschio Rosso. In seguito a questa perdita, comunque in qualche modo colmata dall’arrivo di una Gamora di un’altra linea temporale e quindi non la stessa di cui Peter si era innamorato, il gruppo si è trasferito su Knowhere comprandone la proprietà dal Collezionista. Il Volume 3 della trilogia si apre con una bellissima sequenza dei Guardiani intenti ognuno ad affrontare i propri demoni interiori e a rendere quanto più ordinata possibile la nuova casa, l’enorme testa fluttuante di un Celestiale divenuta una vera e propria comunità. In sottofondo risuona Creep dei Radiohead e non è un caso se ad ascoltarla da un paio di cuffie è proprio Rocket. Nonostante Peter Quill, a dispetto degli altri, sia l’unico a mostrare il proprio dolore affogando nell’alcool il ricordo dell’amata, la vita su Knowhere procede in maniera abbastanza serena per tutti. Questo finché l’irruzione di Adam Warlock e lo scontro che segue non riduce in pezzi i Guardiani e manda in coma Rocket, praticamente prossimo alla morte.

Per sistemare la situazione, i Guardiani della Galassia decidono di avventurarsi ancora una volta nello spazio cosmico alla ricerca di un modo per curare il compagno. Una ricerca che li porterà, tra combattimenti, situazioni al limite del paradossale e non pochi litigi, a ripercorrere a ritroso i passi mossi da Rocket, fino al contatto con il creatore del membro più imprevedibile e guerrafondaio del gruppo: l’Alto Evoluzionario. Ve lo diciamo senza girarci troppo attorno: il villain in questione, interpretato da Chukwudi Iwuji, è quello più riuscito fino ad ora tra la quarta e l’attuale quinta fase del Marvel Cinematic Universe. Il suo intento è di creare un’utopia, una società perfetta, studiando ogni tipo di animale, specie e creatura dell’universo, nella speranza di riuscire a trovare quella più adatta a questo scopo. Egomaniaco, megalomane, irascibile, una vera e propria mina vagante, l’Alto Evoluzionario è un essere temibile che uccide senza scrupoli, che distrugge senza porsi alcun limite morale ed etico, che pianifica e disfa senza soluzione di continuità.

Mai i Guardiani hanno affrontato un nemico così temibile e pericoloso, e questo Rocket lo sa benissimo. Nonostante il procione – ma non chiamatelo così! – abbia un minutaggio inferiore rispetto agli altri protagonisti e, soprattutto, rispetto ai film precedenti, è l’indiscusso protagonista di questo terzo volume. Potremmo dire che, di fatto, Guardiani della Galassia volume 3 è un film su Rocket. In stato comatoso, l’animale ripercorre le sue vere origini, sulle quali si è da sempre posto sulla difensiva in seguito al ricordo ogni volta doloroso e reso sempre vivido grazie agli innesti che l’Alto Evoluzionario gli ha impiantato per renderlo un essere senziente.

Il carrozzone del Marvel Cinematic Universe ha visto salire e scendere tantissimi registi che hanno, ciascuno a suo modo, dato dimensione e consistenza alle svariate incarnazioni dei supereroi sui quali la Casa delle Idee ha fondato un impero di carta. Tra questi, quelli che hanno avuto veramente modo di muoversi liberamente a dispetto del legame con la casa di produzione si possono contare sulle dita di una mano. James Gunn, probabilmente, è stato quello che fino ad ora è riuscito laddove altri suoi colleghi hanno fallito o portato a casa risultati mediocri, scrivendo una trilogia su un gruppo di personaggi misconosciuto e portandolo sotto le luci della ribalta. Lo ha fatto con il primo memorabile film, ha continuato con il secondo, in cui ha alzato la posta in gioco azzardando un cambio di origini per Peter Quill – stratagemma che, nonostante tutto, sembra aver funzionato alla perfezione –, per poi concludere con il botto con la loro terza iterazione sul grande schermo.

I Guardiani della Galassia sono un prodotto di fantascienza allo stato puro, che riesce ad amalgamarsi alle trame del MCU senza venirne però realmente condizionato: forgiata sapientemente da Gunn, la trilogia riesce a dare spessore e tridimensionalità a tutti i personaggi che mette in campo – da Peter Quill a Howard il papero e Cosmo – senza lasciare indietro nessuno. Ognuno di loro ha una storia che evolve coerentemente con ciò che l’universo gli offre o gli toglie; ognuno di loro percorre un arco narrativo a sé stante pur facendo comunque parte del gruppo, e tutte le scelte fatte da ognuno di loro influenzano il gioco di squadra. Per fare un esempio: nel volume 2, Rocket commette quello che per lui è un semplice furtarello ai danni dei Sovereign: a causa di ciò il gruppo sarà braccato prima da questi e in seguito da Adam Warlock. Rocket, quindi, scava inconsapevolmente un solco profondissimo lungo tutto il tragitto che da quel furto lo porterà al coma nel volume 3. Questo è quello che succede quando un regista ha totale libertà di azione pur essendo in qualche modo legato ai fili principali: James Gunn si è lasciato imbrigliare dal sistema del MCU, ma alle sue condizioni.

Potremmo stare ore a parlare di quello che potrebbe rappresentare questa trilogia, presa a sé al di fuori delle trame principali, in un futuro nemmeno tanto lontano, con la certezza che verrà annoverata come una delle saghe più significative nel panorama fantascientifico, al pari di film di grosso calibro come Ritorno al Futuro, Blade Runner e simili. E non è perché si tratta di puro intrattenimento, per quanto su larga scala la trilogia si muova in questo senso, ma per quello che Gunn è riuscito a inserire al suo interno: Peter Quill è un figlio degli anni Ottanta che fino a poco più di dieci anni ha vissuto sulla Terra in compagnia della musica, delle icone, dei film e dei primi videogiochi del suo tempo. E la sua infanzia influenza il suo modo di agire all’interno dell’universo e nelle dinamiche della squadra: il suo simbolo è la musica, di cui ha costantemente bisogno in battaglia; la sua strategia è un film – nel primo film, Ronan il Giudicatore viene distratto dall’iconico ballo di Kevin Bacon che interpreta Ren McCormack, “l’eroe” protagonista di Footloose – e ogni cosa attorno a lui è un riflesso della cultura pop. Ecco perché James Gunn riesce a farsi strada nell’accozzaglia di eroi in calzamaglia, facendo spiccare uno sparuto gruppo di disadattati sociopatici traumatizzati dalla vita: perché riesce a creare una miscela di elementi funzionale a ogni scena, inquadratura e dialogo, ancorandosi alla cultura pop della Terra.

Guardiani della Galassia Volume 3, in ogni caso, è il più oscuro della trilogia e già i trailer ci avevano fatto pensare alle peggiori delle ipotesi. Non mancano tutti gli elementi che contraddistinguono la saga, ovviamente, ma qui il regista/sceneggiatore non teme l’avvicendarsi tra i generi: il film si sposta dalla commedia al dramma in un attimo, per poi tornare all’azione pura con un pizzico di trash, balzando prontamente nell’horror, fino a vestire i panni della denuncia vera e propria contro un sistema che sevizia e tortura gli animali. Il finale, poi, senza svelarvi troppo, forse è quanto di più coerente sia mai stato fatto fino ad ora in un film del genere all’interno del MCU: pur di andare contro le aspettative degli spettatori più romantici e speranzosi, il viaggio dei Guardiani si conclude riflettendo la conclusione degli svariati archi narrativi di ogni singolo personaggio. La realtà dei fatti, per tutti, è incontrovertibile e per quanto dolorosa possa essere, va affrontata di petto, prendendo anche decisioni inaspettate.

Tuttavia, questo non deve necessariamente segnare la fine di tutto. Se non sappiamo cosa ne sarà degli altri membri dei Guardiani, la certezza che abbiamo è che Peter Quill tornerà nei prossimi due film sugli Avengers, tra il 2025 e il 2026.

Un ultimo appunto, prima di concludere: molti storceranno il naso quando vedranno la versione cinematografica di Adam Warlock. Parliamo di un essere che, sulla carta, è a tutti gli effetti una delle entità più potenti dell’universo, investito dal potere della Gemma dell’Anima. Ma le sue origini e la mancanza di quest’ultima hanno costretto produttori e sceneggiatore a cambiare le carte in tavola: se qui Adam Warlock non ha lo stesso potenziale che ci si aspetterebbe, possiamo essere certi che egli avrà un ruolo più avanti, nonché la possibilità di evolversi pian piano, scoprendo le proprie capacità e imparando a controllarle. Egli sarà un elemento fondamentale per quella che si appresta a essere una battaglia contro un nemico di cui abbiamo visto solo una parte infinitesimale di potere.

Lunga vita ai Guardiani della Galassia!

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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