1 Marzo 2021

Una vita impoeticamente poetica. “Poeta delle Ceneri” di Pier Paolo Pasolini

di Giada Di Pino
Una biografia in versi 

Sembra quasi un controsenso questo poemetto, una delle opere minori, postume e incompiute di Pasolini, la cui unica copia dattiloscritta è conservata oggi a Firenze, nel Gabinetto Vieusseux. Mai data alle stampe, mai nemmeno presentata all’editore, di certo l’autore contava di lavorarci ancora, se la sua tragica morte non avesse chiuso quest’opera, così come tante altre, al posto suo. 

Lo stato di bozza si evince non solo dalle parole mancanti, dalle frasi virgolettate, dai segni grafici per annotare un ampliamento del paragrafo, ma anche dalla durezza, dalla viscosità della poesia. Viscosità che è tratto tipico e topico del Pasolini poeta, che costringe il lettore a inerpicarsi per i versi aspri, difficili, tortuosi e a inciampare nelle parole forti, pretestuose, che niente hanno di poetico se non la loro impoeticità, così come le immagini descritte, immagini di violenza, di fatica, di sudore e sporcizia, immagini della vita della povera gente e della periferia delle grandi città. 

In questa piccola opera – edita per la prima volta sulla rivista letteraria Nuovi Argomenti per merito di Enzo Siciliano, uno dei primi biografi di Pasolini, e poi pubblicata nel 2010 dalla Archinto Editore – l’oggetto non è il sottoproletariato, non sono i quartieri suburbani, ma è la stessa vita del poeta, che egli stesso fa assurgere così ad una dimensione lirica. Perché tutto può diventare poesia attraverso la penna di un grande poeta

Pasolini è ossessionato dalla poesia, ed è ossessionato dalla sua inattualità: la poesia nel senso canonico del termine è giunta alla fine della sua epoca, e allora lui la cerca nella narrativa, la ritrae nei film, la plasma nei suoi versi impervi, la incastona nella verità della realtà, tentando in ogni modo di darle nuova vita, nuova linfa, facendosi poeta con le sue ceneri, con ciò che ne rimane. 

E, al tempo stesso, si fa vate della vita che scorre sotto i suoi occhi: «Mi pareva che l’Italia, la sua descrizione e il suo destino, / dipendesse da quello che io ne scrivevo, / in quei versi intrisi di realtà immediata […]». 

Non solo una biografia, ma anche una confessione, un testamento di poetica impoeticità, questa piccola opera sconosciuta: «vi ho raccontato queste cose / in uno stile non poetico / perché tu non mi leggessi come si legge un poeta», perché «le azioni della vita saranno solo comunicate, / e saranno esse, la poesia». 

Per conoscere veramente Pasolini, per conoscere l’uomo Pasolini, non si può assolutamente prescindere dalla lettura di questo testo, e per entrare nel suo mondo non si può fare a meno di accettare, insieme a lui, che la poesia, la vera poesia, è la vita.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Giada Di Pino

Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante. 

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