Ti sei mai chiesto cos’è che ti fa sentire in sincronia con il mondo?
Luca è un ragazzo che in apparenza sembra stare bene, tranne per un piccolo dettaglio: è fuori sincrono. Batte la mani, ma il suono arriva dopo. Parla, le sue labbra si muovono, ma le parole arrivano in ritardo. Un fattore disturbante, questo, per chi guarda lo schermo e aspetta una perfetta sincronia di causa ed effetto tra un’azione e il suo suono. Esistono delle logiche a cui ci hanno abituato sin da piccoli, e questa è una di quelle.
Luca prova a farsi curare, intraprende un percorso con un medico, riesce a fare pure dei progressi e a “sincronizzare le mani”, ma inutilmente: i progressi vengono persi quasi subito e Luca si ritrova ancora una volta fuori sincrono. «Ma tu odi il mondo?», chiede il medico. E, infine, l’ultima sentenza, la causa del male, un sentire interiore così radicato da diventare patologico: «Tu non sei in armonia con il mondo».
Ecco, il punto in fondo è questo. Ma cos’è che rende Luca fuori sincrono? Cos’è che lo ha reso diviso, disarmonizzato? Lo scopriamo in un secondo momento, in un cambio di scena che vede il nostro protagonista in compagnia di Simona. Ma non voglio rivelare altro, niente spoiler, nessun dettaglio in più, perché Luca, fuori sincrono è uno di quei cortometraggi che bisogna assolutamente vedere. Per l’intera durata della proiezione – 18 minuti – ad accompagnare questa sfasatura che destabilizza, c’è il sorriso che nasce dal paradosso della situazione, sì, ma anche dagli attori di contorno e dalle comparse (Pier Giuseppe Giuffrida, ad esempio) che smorzano con ironia una circostanza che lascia “senza parole”.
Luca, fuori sincrono è scritto e diretto da Alessandro Marinaro. Luca, il protagonista, è interpretato da Luca Iacono; Simona di Bella interpreta Simona, mentre in scena compaiono anche Marta Urzì e Pier Giuseppe Giuffrida. Piccola nota per l’interpretazione breve ma ilare di Daniele Di Martino.
Luca, fuori sincrono pone l’accento sulla scissione a cui può andare incontro l’io quando qualcosa dentro noi sembra rompersi. E non si tratta solo di un suono che smette di essere simultaneo alla sua origine, ma sembra suggerire un’incapacità temporanea di sentire la melodia che sa fare il mondo quando si muove. Eppure alle volte, se ce ne concediamo la possibilità, basta davvero poco per ristabilire gli equilibri e sincronizzare mente e cuore. Un poco, poi, che alla fine sa essere tanto, se non tutto.
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Il nostro giudizio
Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.