10 Novembre 2023

Più umani degli umani. “The Creator”, regia di Gareth Edwards

di Emanuela Chines

Non sono persone, Maya: sono programmazione.

Uscito nelle sale il 28 settembre 2023, l’ultimo film di Gareth Edwards, regista, sceneggiatore ed effettista britannico, è un altro tuffo nella fantascienza dopo Monsters (2010) e Rogue One: A Star Wars Story (2016).

La storia di The Creator inizia nell’anno 2065: sul nostro pianeta convivono umani e intelligenze artificiali (o IA), create dai primi con lo scopo di avere a disposizione esseri obbedienti che possano svolgere ruoli di domestici e tuttofare. Ma, dopo che una testata nucleare distrugge Los Angeles e i suoi abitanti, le IA vengono incolpate e perseguitate da tutti i paesi occidentali, Stati Uniti in testa. La coalizione di paesi sud-est asiatici nota come Nuova Asia, invece, cerca di proteggere le IA, continuando a costruirle e a difendere il loro diritto alla vita.

Protagonista della vicenda è Joshua Taylor, ex-agente delle Forze Speciali richiamato dall’esercito americano per trovare e catturare Nirmata, unə espertə di robotica che continua a creare le intelligenze artificiali, proteggendole dalle mani dell’Occidente. Da ben quindici anni questa figura sfugge agli Stati Uniti, e ha avuto tutto il tempo per costruire un’arma che distruggerà l’umanità. Ma l’arma è una bambina simulant – una IA dotata di aspetto umano – dai poteri straordinari. Taylor dovrà compiere una scelta: uccidere la bambina (da lui soprannominata Alphie) o disobbedire agli ordini e portarla da Nirmata.

Questo film non è certo il fiore all’occhiello di Edwards, soprattutto per il montaggio troppo affrettato in certi momenti, troppo à la Renè Ferretti in altri. Si apprezza, però, la vasta e varia cultura artistica del regista, non solo perché ha saputo sfruttare le precedenti esperienze cinematografiche, ma anche per l’uso accurato delle citazioni: da Apocalypse Now (1979) ad Akira (1988), dalla trilogia originale di Star Wars (1977-1983) al franchise di Ghost in the Shell (dal 1989 ad oggi).

Prima di proseguire, chi scrive consiglia caldamente allǝ lettorǝ sensibili agli spoiler di terminare la lettura, pena la mancanza del piacere della scoperta e dell’opinione personale. Tuttǝ lǝ altrǝ procedano pure, inizia la parte spoiler.

Una delle tematiche principali del film è la critica all’esercito, alla guerra, a chi calpesta con la violenza il diritto alla vita altrui. Il brano dei Radiohead Everything In Its Right Place si sposa perfettamente con l’oppressiva presenza degli Stati Uniti, visti dalle IA come “i cattivi”. Il semplice fatto che questo paese possegga una stazione volante chiamata NOMAD fa venire a galla la megalomania degli americani. Al pari della Morte Nera del franchise di Star Wars, NOMAD incombe sulla Terra come una minaccia semi-divina: i suoi missili, infatti, cadono dal cielo come le folgori per distruggere le IA e i loro alleati. Questa stazione, inoltre, somiglia a una corona, a un freccia puntata verso il basso, pronta a punire coloro che peccano contro la divina e superba potenza americana. NOMAD, infine, sembra fare un vago riferimento alla città/arma volante di Laputa – Castello nel cielo (1986) di Hayao Miyazaki, data la presenza di un’area verde. Si ravvisa, nello scontro tra la stazione volante e Alphie, una versione aggiornata della vicenda di Davide e Golia. La minuscola IA distrugge la gigantesca NOMAD insieme a Taylor, come un team che unisce umanità e tecnologia avanzata.

Non sono da sottovalutare i molteplici riferimenti alla guerra del Vietnam, la Sconfitta per eccellenza dell’esercito statunitense. In primo luogo, l’anno in cui inizia la vicenda cinematografica, il 2065, è la prova di una storia che si ripete, di un’umanità ottusa che ricade negli stessi errori: cento anni prima, infatti, nel 1965, gli USA sono entrati nel conflitto che si consumava nel Vietnam già da qualche anno! In secondo luogo, osservando la colonna sonora del film, si nota la presenza di Child In Time dei Deep Purple, brano scritto nel 1970 che si scaglia proprio contro quella guerra. Tra gli anni ’60 e ’70, infatti, non solo si agitano musicisti e attivisti, ma fioccano, soprattutto in seguito, film sui reduci del conflitto del Vietnam, dal già citato Apocalypse Now a Taxi Driver (1976), senza dimenticare i feroci Full Metal Jacket (1987) e, in tempi più recenti, Da 5 Bloods (2020). Proprio il protagonista di The Creator, Joshua Taylor, è un reduce costretto a ritornare in Nuova Asia, luogo dove ha perso Maya, sua moglie e, allo stesso tempo, lǝ famigeratǝ Nirmata. Infine, per concludere il discorso sui legami con la guerra del Vietnam, lo scenario principale del film in esame sono i luoghi della Nuova Asia, di un Vietnam 2.0 dove l’esercito americano attacca indiscriminatamente, come cento anni prima, militari e civili. 

Ultimo appunto antiamericano è l’apparizione di IA kamikaze statunitensi. La loro presenza sembra uno scherzo del karma: non erano forse i kamikaze, aviatori nipponici della Seconda Guerra Mondiale, che morivano per la patria, portandosi nell’aldilà le vite dei nemici? Non erano, più tardi, combattenti talebani che, in nome di Allah, si sacrificavano per ridurre i numeri degli avversari occidentali? Adesso i kamikaze si trovano dalla parte dei “buoni e bravi” soldati americani, dei migliori di tutti. Queste IA portatrici di morte non solo rappresentano il volto ipocrita e codardo degli Stati Uniti, ma fanno anche capire chiaramente come, in fondo, ogni esercito sia composto da macchine feroci, da umani privi di umanità.

Quest’ultima, invece, sembra essere una caratteristica delle intelligenze artificiali, che vivono come pari insieme agli esseri umani della Nuova Asia. Nel corso del film, conosciamo meglio Alphie e altre IA che lottano contro gli Stati Uniti per proteggere Nirmata/Maya e la gente del luogo – non importa se in carne e ossa o in circuiti e metallo. Spesso, durante la visione del film, capiterà allǝ fruitorǝ di gioire e soffrire con loro. Sembra paradossale affezionarsi a una IA, ma non siamo forse noi fruitorǝ a ricordare con affetto C3PO e R2D2, i due droidi (antenati delle intelligenze artificiali) di Star Wars? È questo piccolo dettaglio che fa di unǝ narratorǝ – non solo regista, ma anche scrittorǝ di sceneggiatura/drammaturgia o di narrativa, persona dedita alle arti figurative – unǝ artista del suo campo, capace di legare fruitorǝ e personaggi in un unico filo empatico.


Lasciamo, però, queste considerazioni per concentrarci sui temi davvero centrali del film: il problema della coscienza e quello della vita. Nessuno ha ancora una risposta definitiva a questi interrogativi. Per Gareth Edwards la vita è un dono, un diritto inalienabile di ogni essere vivente. Anche le IA sono vita, sono create da qualcuno dapprima come schiave (robota, in ceco, significa lavoro pesante, quello affidato alla servitù), poi rispettate come persone dopo anni di convivenza. Non tuttǝ, però, considerano le intelligenze artificiali delle persone: moltǝ le demonizzano, le considerano oggetti o spauracchi, mostri che disturbano la normalità. Allo stesso orribile modo, a pensarci un po’ su, vengono trattate persone che non rientrano nella “norma” dello stereotipo occidentale: dalle persone LGBTQ+ allǝ stranierǝ, dallǝ femministǝ allǝ portatorǝ di disabilità, dallǝ veganǝ allǝ non biancǝ, e si può continuare. Chi scrive, però, si ferma: starà a voi lettorǝ scoprire altre tematiche di The Creator, se vorrete vederlo.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Emanuela Chines

Palermitana classe 1991, si diploma al liceo classico Giovanni Meli della propria città. Si laurea in DAMS all’Università degli Studi di Palermo, specializzandosi in spettacolo.

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