Mi sento la febbredi questapiena di luce Accolgo questagiornata comeil frutto che si addolcisce Avròstanotteun rimorso come unlatratoperso neldeserto 18 Febbraio 1917
Categoria: Rubriche
“Nel bel mese di maggio” di Heinrich Heine
Nel meraviglioso mese di maggio,quando si schiudono le gemme,fu allora che nel mio cuore,è sbocciato l’amore.Nel meraviglioso mese di maggio,quando gli uccelli cantano,allora le ho confessatole mie brame, i miei desideri.
“Aspetta la tua impronta” di Maria Luisa Spaziani
L’indifferenza è inferno senza fiamma.Ricordalo scegliendoFra mille tinte il tuo fatale grigio.Se il mondo è senza sensoTua è la vera colpa.Aspetta la tua improntaQuesta palla di cera.
“La belle dame sans merci” di Eugenio Montale
Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invanole briciole di pane che io gettavosul tuo balcone perché tu sentissianche chiusa nel sonno le loro strida. Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e duee il nostro breakfast gela tra catasteper me di libri inutili e per te di reliquieche non so: calendari, astucci, fiale e creme. Stupefacente il tuo […]
“Lidia” di Lucio Cannavò
Nel giardino dei tuoi avi giocaviseduta nei secoli,Lidia, sorriso di bimba.Il volto bruno,gli occhi castagnafiore di pruno e melo. Alta come spiga,nel giardino dei tuoi avi,sei pane da mordere.Nessuna malafarina ti avrà.Siede in te l’orizzonte e riposa.
“Bon dodo” di Milo De Angelis
Bon dodo, bon dodo, bon dodo, ti dicevanoalle nove di sera ma non potevidormire e troppo forte risuonavano le campanenel cimitero della tua stanza e tu hai imparato subitoche i morti non restano fermi, entrano nel sonnodi ogni bambino oh quanta terra sparsa sul cuscinoquanti baci di puro spavento, quanta nevesulle lenzuola, quante voltesi accartoccia […]
“Alla stazione” di Lucio Cannavò
Lì dove riposano i treni,alla fermata della stazione N.ultimo termine al confine del mondo,nella città N.Al binario interrottoreciso come strada senza uscita,alla meta del vento di tramontana.Ettore, un clochard, riposadove riposano i treni.
“Troppo impegnati a capire” di Raffaele Auteri
Troppo impegnati a capirecome poterci seppellirecon il nostro amoreper accorgercidi aver scavato una fossagrande abbastanzada non contenere entrambi
“L’amore guardò il tempo e rise” di Luigi Pirandello
E l’amore guardò il tempo e rise,perché sapeva di non averne bisogno.Finse di morire per un giorno,e di rifiorire alla sera,senza leggi da rispettare.Si addormentò in un angolo di cuoreper un tempo che non esisteva.Fuggì senza allontanarsi,ritornò senza essere partito,il tempo moriva e lui restava.
“Riproporre a noi stessi” di Emily Dickinson
Riproporre a noi stessiuna gioia sparita –dà un’esultanza simile a un delitto –onnipotente – acuta –Non vogliamo deporre il pugnale –perché amiamo la feritache il pugnale commemora – leici ricorda che siamo morti.