25 Febbraio 2021

Potenzialità di un esordio tentennante. “Il principe della nebbia” di Carlos R. Zafon

di Giada Di Pino

Max è un ragazzino curioso, testardo e diffidente e quando suo padre gli comunica che si sarebbero trasferiti in un paesino sulla costa non fa certo i salti di gioia. 

È il 1943 e la maggiore preoccupazione dell’orologiaio è quella di portare la sua famiglia quanto più lontano possibile dai pericoli della guerra. Certo però non poteva immaginare che nella nuova casa sulla spiaggia i suoi figli avrebbero corso pericoli forse peggiori…

Il primo romanzo di Carlos Ruiz Zafon, pubblicato nel 1992, non è forse la sua migliore espressione artistica, ma ha la capacità di catturare il lettore fin dalle prime pagine sia grazie alla scrittura semplice, veloce e particolarmente scorrevole, sia grazie alla storia avvincente, che si snoda in un’atmosfera subito piena di mistero. 

Sebbene siano presenti molti cliché tipici del romanzo fantasy-horror per ragazzi, la trama ha certamente una sua potenzialità. 

Il lettore resta col fiato sospeso durante la scoperta del giardino di statue dietro la casa sulla spiaggia, trema quando Max e il suo nuovo amico Roland si immergono per esplorare il relitto della nave affondata, sgrana gli occhi davanti al misterioso comportamento del sinistro gatto randagio che perseguita la famiglia Carver, palpita mentre il nonno di Roland, guardiano del faro sulla scogliera, racconta la sua terribile storia

Eppure, a un certo punto la suspense si inceppa, le incongruenze si moltiplicano, le soluzioni ai misteri vengono accantonate o risolte in modo banale, come altrettanto banale e affrettato risulta il finale, senza colpi di scena, come se l’autore avesse voluto sorprendere con la sua prevedibilità. 

Gli stessi personaggi, ben costruiti e nei quali il lettore si identifica subito senza difficoltà, dopo un’evoluzione e una maturazione ben congegnata e attentamente innescata dalle vicende narrate, tornano a una impossibile situazione di appiattimento iniziale, come se la trama si fosse snodata al di fuori di loro. 

Sicuramente una prima prova di scrittura degna di interesse, soprattutto per la sua capacità di coinvolgimento del lettore, ma visibilmente frutto di una scrittura ancora poco matura. In conclusione, Zafon, scomparso giovanissimo a causa di una malattia tumorale, non è considerato un grande scrittore a caso, ma come tutti i grandi, non è nato tale.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Giada Di Pino

Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante. 

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