22 Febbraio 2023

Oltre le apparenze: “La vita intima” di Niccolò Ammaniti

di Sofia Sercia

Dopo otto anni di attesa, La vita intima torna a far parlare di Niccolò Ammaniti, uno fra gli scrittori più amati del panorama letterario italiano contemporaneo. L’autore, nel corso degli anni, è riuscito a conquistare una porzione di pubblico sempre più estesa: partendo dai suoi più dissacranti ma meno popolari Branchie, Fango e i racconti di Gioventù Cannibale, per poi approdare all’incredibile successo di Io non ho paura e alla vittoria del premio Strega con Come Dio comanda, Ammaniti ha sempre saputo ammaliare e coinvolgere i suoi lettori con una penna acuta e ironica. Questa sua ultima opera ha diviso il pubblico raccogliendo tanti elogi, quante perplessità. Ma vediamo di cosa parla La vita intima.

Il romanzo inizia con la presentazione dell’eroina di questa storia: si tratta di Maria Cristina Palma, moglie del presidente del Consiglio. Tanto avvenente quanto frivola (almeno così viene dipinta inizialmente), è stata perfino eletta come la donna più bella del mondo. Lo scopo principale delle sue giornate è quello di adempiere al meglio al suo ruolo di spalla del capo del governo, tentando, in maniera quasi maniacale, di non sfigurare sulle prime pagine dei giornali. Incessamente sotto i riflettori e i flash dei paparazzi, le sue preoccupazioni consistono nello scegliere i vestiti più sfarzosi in cui avvolgersi e l’angolazione migliore, che possa farla apparire dieci anni più giovane. Ad aiutarla ci sono assistenti e personal trainer, pronti a prodigarsi per lei in qualsiasi modo, ma che non esitano a gettarle addosso veleno non appena cambia stanza. Un mondo che appare splendente e invitante solo da molto lontano, in cui tutto è permeato da superficialità e frivolezza.
L’equilibrio di questa vita inizierà a scricchiolare quando un uomo del suo passato farà improvvisamente ritorno, facendo riaffiorare in lei ricordi lontani e la visione della ragazza spontanea e allegra che era un tempo.

John Singer Sargent, Madame X, 1883/84, olio su tela, Metropolitan Museum of Art, New York.

A livello tematico, Ammaniti sceglie di incentrare la sua storia su un conflitto che non rappresenta certamente un’innovazione, ma che è sempre efficace nel suscitare l’interesse del lettore: l’eterno dissidio fra essere e apparire. Il mondo in cui Maria Cristina vive è regolato da meccanismi che obbligano l’io e l’autenticità a farsi da parte per dare spazio a un’immagine seducente benché artefatta, capace di raccogliere l’approvazione di quante più persone possibili. Una realtà in cui ciò che conta di più è tentare di indovinare che cosa il popolo potrà apprezzare e idolatrare domani, per rendersi, oggi, l’incarnazione dell’oggetto di quella venerazione.

A rendere possibile il culto della protagonista è il Bruco, il Social media manager incaricato di manipolare l’immagine di Maria Cristina. La sua opinione conta molto più di quella di qualsiasi amico o conoscente, più di quella dello stesso marito, e al Bruco la donna si affida completamente, lasciandosi dirigere con cieca fiducia. Perfino un semplice nuovo colore di capelli scelto senza consulenza può essere fonte di svariati problemi e suscitare commenti come: «Il biondo è patrimonio tradizionale delle donne di destra, quindi potrebbe essere male interpretato come una mano tesa ai partiti sovranisti.»

Maria Cristina fa certamente pensare a tutte quelle celebrità sovraesposte mediaticamente, con molto seguito sui social, che hanno gli occhi sempre puntati addosso e sono private del diritto di sbagliare o di fare affermazioni che possano essere fraintese. Viene da chiedersi se tutte le personalità pubbliche che conosciamo siano mosse interamente da questi stessi meccanismi: quanto di quello che fanno è disinteressato e quanto è parte di una strategia, volta a dare una precisa visione di sé stessi, e in che percentuale?

Dran

Il fulcro del romanzo è il dissidio interiore della protagonista. Da un lato l’idea di “arrendersi”, di rassegnarsi all’immagine che gli altri hanno costruito per lei, è seducente: dopo tutto, la garanzia che la propria immagine sia amata e venerata dal grande pubblico è rassicurante. D’altra parte, l’incontro con Nicola Sarti, suo amico di infanzia, farà nascere in lei il desiderio di recuperare una versione più autentica di se stessa.

Edgar Degas, Giovane donna allo specchio, Kunsthalle, Amburgo.

Ammaniti riesce con quest’opera a offrirci una storia attuale e ironica, che si sviluppa con un ritmo incalzante e che si lascia leggere tutta d’un fiato. Benché le vicende intendano suscitare una riflessione, il tono rimane sempre piuttosto leggero e scanzonato. Lo scrittore si dimostra ancora una volta abilissimo nel descrivere situazioni esagerate e divertenti, soprattutto attraverso l’uso di personaggi bizzarri e caricaturali, e per questo motivo la descrizione iniziale della vita vuota e superficiale di Maria Cristina è la parte più efficace del libro

Artista: Giulio Iurissevich.

Quando però arriva il momento di svelare “l’essenza”, i sentimenti e i pensieri più reconditi che permangono dietro alla facciata esterna, l’autore sembra non riuscire fino in fondo a mostrarci la complessità e la sensibilità dei suoi personaggi. Questa è forse la maggior pecca del romanzo: quella che si vorrebbe svelare al lettore è la vita intima della protagonista, ma Ammaniti non sembra capace di scavare fino in fondo, poiché non riesce a scrollarsi di dosso un tono che a volte rimane troppo frivolo. Per questo motivo, nella seconda parte della storia si ha a tratti la sensazione che il libro sia una grande occasione mancata, che si sarebbe potuta contemplare meglio la profondità dei personaggi.

La voce narrante risulta meno dura e dissacrante rispetto a quella che caratterizzava opere come Fango o Come Dio comanda. In La vita intima troviamo un Ammaniti ammorbidito, che trova piacere nell’ironia, ma in maniera più controllata; questo potrà far storcere il naso ad alcuni dei suoi lettori abituali, ma in fondo non ci si può aspettare che lo stile di un autore rimanga immutato per decenni.

In ultima analisi, Ammaniti si riconferma molto abile nella creazione di intrecci convincenti e coinvolgenti. Benché si è lontani dal dire che quest’ultima opera sia fra le sue migliori, i vecchi lettori e i nuovi potranno passare un paio d’ore piacevoli, accompagnati da una storia moderna e divertente narrata da un grande scrittore.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Sofia Sercia

Nata a Milano il 14 giugno 1998. Dopo aver frequentato il liceo linguistico Alessandro Manzoni, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università Statale di Milano. Nel 2022 ha conseguito un master in editoria presso la Villaggio Maori Edizioni. Attualmente collabora con San Paolo Edizioni alla redazione di testi per la rivista PagineAperte.

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