22 Febbraio 2021

La vita che germoglia dall’unione. “L’uomo seme” di Violette Ahilaud

di Giada Di Pino

Violette Ailhaud non è una scrittrice. È soltanto una donna come tante altre che ha vissuto la terribile esperienza della guerra per ben due volte nella sua vita. Entrambe le volte hanno significato per lei una nascita. Dalla seconda, ovvero dal concludersi della Prima Guerra Mondiale, è nato questo breve romanzo, in cui, in neanche 60 pagine, narra la prima guerra che ha vissuto, nel 1852, sotto la Seconda Repubblica di Napoleone III.

La Ailhaud aveva appena sedici anni quando tutti gli uomini del suo piccolo villaggio in Provenza furono deportati o uccisi. Non rimase nessuno, solo le donne, che continuarono a coltivare i campi e a crescere i bambini rimasti, accomunate dalla nostalgia dei loro uomini, mariti, padri, fratelli o amanti che fossero, ma soprattutto dalla nostalgia della vita, che senza l’uomo non si può realizzare. Uomo e donna sono due parti di un insieme, due metà che fanno l’uno, e soltanto dall’unione dell’insieme la vita può prosperare, biologicamente ed empiricamente.

Spinte da questo vuoto sentito nel cuore e nelle viscere, le donne di questo villaggio stabilirono che il primo uomo che fosse arrivato sarebbe stato tra loro equamente diviso. E un uomo arriva, e la vita ritorna a germogliare. Un racconto quasi surreale, questa vicenda narrata dalla Ailhaud, che diventa ancora più straniante se ci si sofferma a pensare per un attimo che è una storia realmente accaduta.

Da qualche parte del mondo, per un brevissimo arco di tempo, le parti si sono invertite e la donna, ben cosciente della sua funzione di “terreno fertile”, è diventata protagonista del proprio corpo e ha considerato l’uomo nella sua funzione di “seme”, di donatore e non di dominatore. Una visione che esula per una volta dall’immaginario collettivo, una visione che non è quella abusata della donna che deve piegarsi ai voleri dell’uomo o conquistarlo con ogni mezzo, deprezzando sé stessa.

Siamo pari, siamo sullo stesso piano, non possiamo vivere l’uno senza l’altra: il seme necessita della terra quanto la terra del seme. Senza di te e senza di me, senza noi insieme, il mondo rischia di fermarsi, la vita di non proseguire. Agli occhi della natura abbiamo lo stesso valore, lo stesso fine: la creazione.

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Il nostro giudizio

Giada Di Pino

Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante. 

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