1 Giugno 2024

Spogliarsi di sé e per il sé. “Pudore” di Maddalena Fingerle

di Adele Licciardi

Secondo la filosofia, ma anche secondo il senso comune, l’Io è Io solo in relazione al Tu. Ed è anche attraverso quel Tu che a volte l’Io diventa qualcosa di diverso da quel sé che aveva imparato a conoscere. 

Ricerca della propria identità, introspezione, senso di perdita e trasformazione: sono questi i temi portanti di Pudore, il nuovo romanzo di Maddalena Fingerle pubblicato da Mondadori dopo l’esordio di successo di Lingua Madre.

Gaia, la protagonista, è stata lasciata da Veronica. La perdita creata da questa rottura provoca un dolore psicofisico che si traduce in un’orticaria e nella perdita di sé. Gaia non è più Gaia, ma vuole diventare Veronica. Cambia modo di truccarsi, di vestirsi. Si rasa i capelli e usa una parrucca che la faccia assomigliare a quell’amore perduto. Di lei le manca tutto e, soprattutto, le manca ciò che che riusciva a essere grazie a lei: «Ora che non ci sei più nessuno mi dice che sono brava, che sono bella, e forse è anche per questo che sto cercando di diventare te».

Gaia è dipendente dal giudizio degli altri. Attraverso un continuo monologo interiore che ingloba in sé anche le frasi dei personaggi che le ruotano attorno, scopriamo un’interiorità che si vuole riscoprire e reinventare. Sin dall’inizio non c’è una vera assonanza tra le parole e la realtà: Gaia non si sente Gaia, e non vuole esserlo, così come tutte le persone che incontra hanno un altro nome suggerito dal loro viso, dai loro modi di fare. In relazione al suo nome dirà infatti che «non mi va di spiegargli che è un nome sbagliato perché prende una decisione a priori sul mio carattere obbligandomi a essere in un modo che non mi va». 

C’è, dunque, la necessità di riscoprirsi partendo dal grado zero della lingua, oltre che della propria coscienza, tagliando i ponti con quello che si è stati, compreso il proprio nucleo familiare. La protagonista, infatti, proviene da una famiglia borghese di Monaco, tuttavia si sente lontana dalle loro abitudini e dalla loro mentalità, sentendosi più vicina invece alla solarità di Veronica, che pur abitando a Monaco è originaria di Salento

La rottura con il passato e con la versione precedente di sé si accompagna anche a un percorso con Emilio, uno psicoterapeuta cercato accuratamente su internet. Attraverso i loro dialoghi scopriamo più da vicino la psiche di Gaia, le sue paure, i suoi dubbi, ma anche la sua confusione in relazione a tutto quello che può essere etichettato sotto il concetto esteso di Vita: le relazioni, i trent’anni, così come i dubbi che si accompagnano a un’età che chiede il conto di un’individualità che si sta ancora scoprendo. In Gaia ritroviamo un‘interiorità turbata, a tratti persa in alcune ossessioni, forse bisognosa di aiuto, ma anche decisa a trovare un approdo che sia davvero soltanto suo. Ed è così che, prima ricopiando i gesti sicuri della vita di qualcun altro, e poi distruggendo tutto, la protagonista tenterà di arrivare a un’identità in cui sentirsi più a casa. Perché in fondo è sempre attraverso il movimento, e mai la stasi, che si può tendere verso la versione di noi stessi che potremmo amare. Anche se per farlo occorre bruciare tutto quello che ci siamo lasciati alle spalle.

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Il nostro giudizio

Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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