Dopo lo straordinario Povere creature! (2023), Yorgos Lanthimos decide di cavalcare l’onda del successo con Kinds of Kindness. Il film è diviso in tre episodi, legati dallo stesso cast principale, da un nome e da un sottile filo logico.
Vediamo, in primo luogo, la trama di questi episodi.
Nel primo, Raymond (interpretato da Willem Dafoe), capo di un’azienda, ha il controllo completo su ogni singolo dettaglio della vita di Robert (Jesse Plemons), suo dipendente e amante. Le cose cambieranno quando lui ordinerà al suo sottoposto di uccidere un certo R.M.F.
Nel secondo episodio, Daniel (Jesse Plemons) è un poliziotto sposato con Liz (Emma Stone), una ricercatrice dispersa su un’isola deserta. Quando lei torna a casa, Daniel è felice, ma presto noterà dei comportamenti strani in sua moglie. Sarà davvero lei? È cambiata per via della traumatica esperienza vissuta sull’isola o è una donna che finge di essere Liz?
Il terzo e ultimo episodio, infine, si concentra sulla vicenda di Emily (Emma Stone) e Andrew (Jesse Plemons), due cultisti simil-hippie, il cui compito è di trovare una nuova guida spirituale. Il suo unico requisito è di saper resuscitare i morti, perciò non sarà facile trovare una persona simile. Le cose precipitano quando Emily, drogata e stuprata dall’ex marito, viene cacciata dalla setta. Per rientrare nelle grazie dei suoi capi (interpretati da Willem Dafoe e Hong Chau), decide di cercare da sola questo nuovo messia e portarlo da loro. Riuscirà nella sua impresa?
Il trittico, scritto insieme al suo storico collaboratore Efthymis Filippou, segna il ritorno di Lanthimos al suo stile più crudo e assurdo, presente soprattutto in The Lobster (2015). Sembra, tuttavia, che con Kinds of Kindness il regista greco abbia fatto dei passi indietro, o, meglio, lontani dal gusto della massa che era rimasta affascinata da Povere creature!.
Adesso, però, tocca a voi lettorə andare a vedere questo film in sala e costruirvi la vostra opinione in merito. Chi ha visto quest’opera e chi non ha paura degli spoiler può proseguire.
I tre episodi di Kinds of Kindness sono storie apparentemente distanti, legate tra loro dal fil rouge della violenza, della sottomissione e del desiderio di accettazione. Inoltre, il nome che ricorre in queste vicende è R.M.F., un personaggio che appare per tutto il film. Andiamo con ordine, però.
Ogni episodio ha un titolo riguardante il suddetto personaggio: La morte di R.M.F.; R.M.F. vola; R.M.F. mangia un sandwich.
Di solito il titolo di un prodotto (libro, film, serie TV, articolo, etc.) è il suo biglietto da visita, il suo riassunto estremo. Spesso consiste nel nome dellə protagonista o di un oggetto fondamentale nella storia. Risulta straniante, perciò, intitolare gli episodi di Kinds of Kindness in modo da fare sembrare protagonista un uomo qualunque che appare negli episodi in modo quasi casuale. Random Male Figure, sarebbe questo il vero nome di R.M.F.? Alla luce di ciò, chi è veramente R.M.F.? È un pretesto di trama? Non si sa con certezza, ma sappiamo che il film inizia e termina con questa figura ambigua, che manda avanti le trame degli episodi, i quali sembrano portare a una riflessione sulle sfumature dell’amore tossico.
Nel primo episodio, abbiamo un esempio di dipendenza affettiva. Robert è succube di Raymond, un sadico manipolatore che gli fa fare qualsiasi cosa in cambio di regali rarissimi e costosi. L’unica volta che Robert si rifiuta di assecondare la volontà del suo superiore si rivela la fine della sua vita perfetta: viene emarginato da tuttə, viene lasciato da sua moglie Sarah (interpretata dalla bravissima Hong Chau), non riesce a trovare un impiego. Disperato, capisce che non riesce a vivere senza qualcunə a cui appoggiarsi, ossia Raymond. Finché non uccide R.M.F., Robert non può riconquistare l’affetto del suo amato.
Il secondo episodio, invece, ci mostra come il voler sempre accontentare gli altri possa esserci fatale. Daniel, infatti, non riconoscendo sua moglie, la maltratta e arriva a chiederle di tagliarsi un dito e cucinarlo. Per riconquistare l’affetto di suo marito, Liz obbedirà a ogni suo ordine, anche quando si tratterà di asportarsi il fegato per farglielo mangiare, azione che la farà morire dissanguata. Nutrire, in senso figurato e non, chi ci lascia deperire non è mai sintomo di una relazione sana.
Per finire, nel terzo episodio possiamo osservare i danni compiuti dall’ossessione. La setta di cui fanno parte Emily e Andrew è guidata da Omi (Willem Dafoe) e Aka (Hong Chau), due guru che professano una vita di purezza assoluta. Poche ma rigide regole permettono allə adeptə di vivere nella villa/comune di Omi e Aka: non si mangia pesce; non si beve altra bevanda all’infuori dell’acqua mista a lacrime che si raccoglie nel pozzo sacro; non si hanno rapporti sessuali con nessuno che non sia Aka o Omi. In caso di trasgressione delle regole, la persona disubbidiente diventa “contaminata” e deve stare ore in una sauna per fare andare via le impurità col sudore. Se, dopo questo “rituale”, non risulta pura, la persona viene cacciata e non può più essere toccata da nessun membro della setta. Questo è ciò che accade a Emily dopo la violenza subita dall’ex marito, ossessionato dal riportare sua moglie a casa. Allo stesso tempo, la donna è ossessionata, a sua volta, sia dalle regole della setta, sia dalla ricerca della nuova guida spirituale che ha visto in sogno. Avere un obiettivo nella vita è meraviglioso, ma quando la determinazione diventa ossessione si è destinati a fallire. Come Achab non riesce a uccidere Moby Dick, così Emily trova Ruth, una donna capace di resuscitare i morti, per poi perderla in un incidente mentre si dirige verso la villa di Omi e Aka.
Cosa è, dunque, la gentilezza di Kinds of Kindness se non un’illusione? La vera gentilezza, a parere di chi scrive, non è l’esecuzione accondiscendente e senza pensiero di una volontà altrui, cosa che nel film è evidente. La gentilezza è un modo pacifico di rapportarsi allə altrə, prevede spontaneità e non può essere legata a una volontà esterna, nonostante nel linguaggio comune si dica: «Potresti farmi una gentilezza?». Qui, in questa frase, si confonde la gentilezza con il favore, si confonde l’argento con l’acciaio. Mentre la prima è una qualità personale, il secondo, invece, è ciò che avviene dopo che una persona ha fatto leva con successo sulla gentilezza di unə altrə. Qui ci fermiamo, per correttezza nei confronti dellə linguistə.
In merito al cast, abbiamo visto Willem Dafoe, Emma Stone e Margaret Qualley, bravissimə attorə che avevano già lavorato con Lanthimos in Povere creature!, ma sono Plemons e Chau a spiccare in tutti gli episodi. La scelta da parte del regista greco di usare lo stesso cast per i tre episodi fa pensare a un sadico gioco delle parti dove lə protagonistə sono divisə in tipi e non c’è molto scambio e possibilità di redenzione. Emma Stone è spesso un personaggio perdente, Plemons è un illuso, Dafoe sogghigna dall’alto gustandosi la vittoria o sparisce in silenzio. L’unica a cambiare sembra essere soltanto Hong Chau: dal personaggio ferito di Sarah passa a un piccolo ma tenero ruolo nel secondo episodio, per concludere con la gentile ma inflessibile Aka della parte finale.
A proposito di conclusione, ecco delle considerazioni sul film in generale. Secondo la mia opinione, non è esattamente il meglio che Lanthimos abbia girato. Nonostante la presenza di grandi nomi nel campo del cinema, non si è ripetuto il successo di Povere creature!, si è lontani da brillanti intuizioni come The Lobster o Il sacrificio del cervo sacro (2017). Un vero peccato, ci si perde soltanto in un mare di cinismo.
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Il nostro giudizio
Palermitana classe 1991, si diploma al liceo classico Giovanni Meli della propria città. Si laurea in DAMS all’Università degli Studi di Palermo, specializzandosi in spettacolo.
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