Nel circuito della rassegna Caffè letterari del Teatro Stabile di Catania, coordinato da Nicola Costa, supervisionato da Graziano Piazza, e dedicato al tema del Primo amore, sabato 13 luglio ho potuto assistere, nel cortile interno del Castello Ursino, a un incontro ravvicinato con Giacomo Leopardi.
Il suo Diario del primo amore, ridotto e riadattato per l’occasione dal professore Gianni Garrera (che ha selezionato e introdurrà i testi di tutta la rassegna) e letto e interpretato dall’attore Luigi Nicotra, ha colpito la platea, rivelando un lato nascosto e quasi sconosciuto del poeta.
Nell’introduzione al testo, appassionata, seppur puntuale e filologica, Garrera ha spiegato in maniera magistrale la fenomenologia amorosa leopardiana, sviscerando il contenuto e il contesto dell’opera, per preparare il pubblico all’interpretazione di Nicotra.
Il diario, a cui l’edizione Flora attribuisce il titolo di Memorie del primo amore, riporta gli avvenimenti avvenuti in casa Leopardi tra l’11 e il 14 dicembre 1817. In queste giornate invernali, il giovane Giacomo, di appena «diciannove anni e mezzo», esplora le sensazioni dei primi smottamenti del suo spirito, in un documento a tratti cronachistico della vicenda, che guarda all’amore come a una malattia dell’anima. Non vi è niente di romantico in queste pagine, in effetti, sono apoetiche e realistiche, come sottolineato più volte nella spiegazione, e vengono scritte da un Leopardi “settecentesco”, che analizza i sintomi e il decorso di questa febbre sentimentale, caratterizzata da inappetenza e apatia nei confronti della vita. Il giovane poeta perde, a tratti, anche il senso di sé, quello per cui è maggiormente conosciuto dai posteri: si spegne in lui il desiderio di passare il tempo sulle sudate carte. L’amore porta quasi al ripudio della Gloria stessa, alla perdita del fine ultimo e più alto che da sempre lo muove.
Leopardi è giovane e annichilito: dunque giace sul letto, desideroso di riportare davanti agli occhi l’imago della donna che durante quei pochi giorni l’ha iniziato al sentimento amoroso. Ma cosa si aspettava da questo struggimento, di cui era così curioso prima di esserne travolto, e su cui è tanto in ritardo rispetto ai suoi coetanei? Niente, diremmo oggi. Niente di ciò che ci aspetteremmo, almeno. Nessun contatto fisico, bacio o carezza e nemmeno parole gentili o promesse. Solo una donna che rida grazie a lui e per una sua «burletta». L’aspirazione amorosa di Giacomo Leopardi è di essere cagione e fine di questa risata, fosse anche per una volta sola.
Gertrude Cassi Lazzari. È questo il nome del primo amore di Giacomo Leopardi, una cugina del poeta che all’epoca di questo incontro aveva ventisei anni, un marito e una figlia, Vittoria. Per gli standard del periodo, ci si sarebbe aspettati un colpo di fulmine verso quest’ultima. E in effetti, per gli stilemi stilnovistici e petrarcheschi a cui Leopardi ritiene di appartenere per affinità intellettuale, egli stesso si stupisce delle caratteristiche della donna verso cui cade il suo sguardo. Non si innamora, infatti, di una Beatrice o di una Laura. Non ci sono capelli d’oro sparsi, né bellezza eterea, fragile e malaticcia, come quella che caratterizzerà Silvia. C’è invece colei che lui chiama «signora», una donna fatta e finita, mora e nerboruta, «piuttosto» bella (non bella tout court) e moderna. Una figura femminile concreta, forte e che appare diversa dalle recanatesi a cui lo scrittore è abituato. Più indipendente e mai leziosa.
Lo stupore per l’oggetto di quel nuovo battito non scoraggia il poeta, non lo fanno nemmeno la consapevolezza della propria totale assenza di avvenenza e lo status di donna sposata di Gertrude, proprio perché il principio del desiderio di Leopardi è di provare la potestas dell’amore, e non di essere ricambiato nel suo sentimento. Anche le armi messe in campo per ottenere quel riso sono innocue come le sue intenzioni e fanno quasi tenerezza viste con occhi contemporanei, ma nel contesto dei tempi e del desiderio del poeta risultano adeguate, seppur comunque impacciate. Il fine, in fondo, è quello di provare la speranza dell’amore, di rimanere in bilico sul filo di un’attesa, che nella filosofia leopardiana, come in quella schopenhaueriana, porta un piacere superiore rispetto al raggiungimento dell’oggetto del desiderio.
Il primo giorno della visita di Gertrude e della sua famiglia in casa Leopardi scorre senza che tra i due avvenga uno scambio significativo. La sera tutti giocano a carte, «la signora» compresa, mentre il poeta, per darsi un tono e risultare tenebroso e misterioso, resta in disparte, intento in una partita a scacchi che finirà in parità, privandolo del gusto di mostrarsi superiore in intelletto. La cugina, però, gli chiede di insegnarle il gioco, aprendo uno spiraglio per la giornata successiva. L’imprevisto è comunque dietro l’angolo: tutta la famiglia si ingegna per insegnarle il gioco e darle indicazioni. Tante sono le interruzioni e le incursioni, e Adelaide, la cattolicissima e bigotta madre del poeta, intuisce le intenzioni del figlio, interrompendo le interazioni e spedendo tutti a dormire. Il giovane Leopardi non manca comunque di raccontare l’intelligenza e la sagacia del suo primo amore, che apprende in fretta i meccanismi complessi degli scacchi.
La terza sera, infine, avviene il miracolo desiderato: Gertrude ride a una sua facezia, a quella «burletta» ricercata che gli regala, finalmente, il sorriso che tanto aveva bramato: da lui cagionato e a lui dedicato.
Si chiude qui il loro scambio. Il giorno dopo, alla partenza di lei, non si salutano. Rimangono fra le mani del diciannovenne due elementi: il sorriso di lei e l’imago, quella proiezione della mente che crea un’altra realtà, quella che Leopardi ritiene superiore, in un meccanismo platonico rovesciato, dove la mente, saturando di significato e simbolo la materia, la eleva.
Alla spiegazione del professor Garrera è seguita la lettura intensa, appassionata e perfettamente modulata di Luigi Nicotra, con cui mi sono potuta confrontare alla fine dello spettacolo, scambiando quattro parole su questa esperienza immersiva in un Leopardi pressoché inedito.
«È stato il mio primo approccio a Leopardi in teatro», ha dichiarato. «Sì, è un autore complesso, che spaventa, ed ero preoccupato di non riuscire a rendere appieno quel sentimento».
Tre settimane di studio matto e disperatissimo anche per l’attore, rincuorato e motivato dal fatto che Leopardi, nel 1817, fosse qualcosa di diverso dall’adulto, da quella figura di filosofo del pessimismo cosmico che torna alla memoria dai tempi della scuola.
«Mi ci sono approcciato da ragazzo a ragazzo e ho letto il testo integrale per capirne l’animo e rispettare il suo sentire, per rispecchiare lo spirito di Giacomo. Non conoscevo questo testo, ma rispetto al Leopardi adulto l’ho trovato non corrotto… puro».
Alla domanda: «Cosa ti piacerebbe portare in scena dell’autore?» la risposta, timida, e conscia dei grandi precedenti, quale ad esempio Gassman, è: «L’Infinito».
E proprio con questa poesia ho deciso di chiudere il pezzo, in attesa del prossimo appuntamento con i Caffè letterari del Teatro Stabile di Catania, che avverrà il 22 luglio alle 20.00 al Castello Ursino, dove Alessia Gurrieri, introdotta sempre dal professore Gianni Garrera, porterà sul palco L’appuntamento di Turgenev.
L’infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
© Riproduzione riservata.
Nata il 25 dicembre 1995, è cresciuta a Nuoro, nel cuore della Barbagia. Dopo aver frequentato il liceo classico Giorgio Asproni e dopo aver maturato una piccola esperienza giornalistica con la testata online Globalist, è partita per il Sud alla scoperta della Sicilia.
Potrebbe interessarti: