7 Maggio 2022

WandaVision: l’Amore e il Dolore ai tempi del MCU

di Antonio Messina

Attenzione: contiene spoiler

Tra le serie tv prodotte da Marvel per Disney+, una delle più importanti è proprio quella che apre ufficialmente la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe: WandaVision. Perché? I motivi sono diversi e li andremo ad analizzare tra poco, ma quello che ci interessa più di tutti è che essa ci introduce parzialmente al concetto del Multiverso, oltre al mostrarci cosa succede dopo la dipartita di Thanos. Il Multiverso viene esplorato poi in maniera più approfondita in Loki, Spider-Man: No Way Home e What if…?. La logica vorrebbe che, per parlarne, l’attenzione debba essere posta proprio sulla serie tv dedicata al dio norreno dell’inganno. Ma con l’uscita in sala di Doctor Strange in the Multiverse of Madness, in cui Wanda avrà un ruolo importantissimo arrivando, immaginiamo, alla chiusura di domande e situazioni rimaste in sospeso, non parlare di WandaVision sarebbe come decidere di cucinare la pasta senza far bollire l’acqua. Vi avvertiamo, prima di proseguire la lettura, che questa non è proprio una recensione, quanto più un approfondimento; quanto state per leggere contiene spoiler riguardanti diversi film collegati direttamente alla serie. Quindi continuate a vostro rischio e pericolo.

Wanda Vision, regia di Matt Shakman (2021)

Wanda (Elisabeth Olsen) e Visione (Paul Bettany) vivono nella piccola cittadina di Westview, lontani dalla frenesia e dai rumori della città. Entrambi tentano di condurre una vita serena, tra feste di paese, vicini particolarmente invadenti, il lavoro e due bambini. Mentre Wanda e Visione, quindi, tentano di condurre una vita tranquilla da  sposati, lo S.W.O.R.D. – una divisione governativa che si occupa di gestire eventi misteriosi e minacce provenienti dallo spazio – tenta di risolvere quella che in realtà per Westview è una crisi senza precedenti, in quanto la cittadina si trova sotto il giogo di Wanda, che ha alterato la realtà e intrappolato gli abitanti dentro una bolla di energia impenetrabile, l’ESA.

Per capire i motivi di questo gesto, bisogna tornare indietro di sette anni, al film in cui Wanda e Visione vengono ufficialmente introdotti nel MCU, Avengers: Age of Ultron in cui ci vengono mostrate e narrate le loro origini: Wanda è il frutto di alcuni esperimenti che le hanno permesso di acquisire la facoltà di manipolare la materia e la realtà a proprio piacimento. Visione, invece, è quello che viene definito un sintezoide: un robot senziente capace di provare emozioni e analizzare la realtà in maniera consapevole, come fosse un essere umano e non solo attraverso un algoritmo. Nel corso dei film successivi, soprattutto in Captain America: Civil War, in cui Wanda non è ancora in grado di controllare a pieno il proprio potere, i due instaureranno un rapporto molto profondo che trascende il concetto stesso di amore. Entrambi temuti dalla società per via delle loro capacità, sono gli unici in grado di comprendersi a vicenda, supportarsi e, quando necessario, contenersi.

La vita di Wanda è stata piena di lutti: i genitori, quando era solo una bambina, sono stati uccisi da una bomba delle Stark Industries; il fratello, inizialmente una vera ancora di salvezza e, infine, Visione stesso. Sì, perché Wanda sarà costretta a vedere il proprio compagno morire per ben due volte: la prima, nell’impedire a Thanos di prendere la Gemma della Mente che tiene in vita il sintezoide – e da qui capiamo la vera essenza del potere della donna, capace perfino di distruggere un artefatto come una Gemma dell’Infinito – e la seconda per mano di Thanos che annulla il sacrificio e recupera la Gemma, uccidendolo. È in Avengers: Endgame che lo spettatore può rendersi davvero conto del dolore di Wanda: mentre tutti quelli morti dopo lo schiocco di dita di Thanos tornano indietro,una volta che Hulk ha annullato il processo, quelli morti prima dello schiocco rimangono morti. Compreso Visione. Wanda, dunque, si ritrova completamente da sola in un mondo restaurato: tutti, o quasi, hanno visto tornare i propri cari dopo cinque anni, ma non lei.

WandaVision ci porta al culmine di questa situazione: Wanda, per ovviare a questo problema e trovare un po’ di pace, reagisce creando una realtà fittizia in cui Visione è ancora vivo e con il quale può finalmente condurre serenamente la propria esistenza. I problemi arrivano quando Visione comincia a rendersi conto che qualcosa non va, anche grazie all’intervento dello S.W.O.R.D., e nel momento in cui la vicina di casa impicciona, alla fine, si rivela essere Agatha Harkenss (Kathryn Hann), un’antica strega che, con un ricatto, costringe Wanda a ripercorrere tutto il male che le sue azioni hanno provocato nell’arco delle tre settimane intercorse tra la morte di Thanos e la bolla di realtà messa in piedi dalla donna.

Sul piano tecnico, la serie si dimostra essere originale e di grande impatto: ogni puntata, infatti, è ambientata in un decennio differente, caratterizzato da stili televisivi ogni volta distinti e separati. Si parte, quindi, dagli anni ’30 per arrivare fino ai giorni nostri. Le sigle cambiano di volta in volta, i costumi cambiano in base al periodo. Il formato e il montaggio sono adeguati allo stile cinematografico che si intende riprodurre e dal bianco e nero si passa al colore; questo, un cambiamento di cui si rendono conto anche i protagonisti stessi. Le basi sono quelle di una sitcom, con tanto di risate in sottofondo, e non mancano i riferimenti a molti prodotti simili, come The Dick Van Dyke Show, Strega per Amore, Vita da Strega, Malcom in the middle e moltissime altre. Le puntate sono tutte intervallate da brevi spot televisivi che fanno riferimento al dolore recondito di Wanda.

Almeno fino al settimo episodio, quindi, possiamo parlare di metatelevisione, cioè di un processo in cui la serie diventa serie di sé stessa, con tutti gli elementi che la caratterizzano; mentre è con l’ottavo episodio, l’ultimo, che il meccanismo metatelevisivo viene meno e lo spettatore si ritrova catapultato nella serie tv vera e propria: a colori, con il formato e il montaggio moderni e l’elemento sitcom completamente eliminato. Questo, ovviamente, perché l’ultima puntata è quella delle rivelazioni e della conclusione della storia, che vede i personaggi prendere consapevolezza della propria natura,  li mette di fronte alla realtà dei fatti e li costringe a prendere una decisione che avrà inevitabilmente delle conseguenze nei film successivi.

Il momento più importante è quello dell’agnizione dei due personaggi: mentre da un lato Agatha Harkness rende consapevole Wanda del fatto di non essere semplicemente frutto di un esperimento, ma l’incarnazione di una strega mitologica conosciuta come Scarlet Witch, dall’altro lato vediamo il costrutto di Visione confrontarsi con ciò che rimane del vero Visione. Il suo corpo è stato, infatti, recuperato dallo S.W.O.R.D. riassemblato e reso nuovamente funzionante, seppur privo della Gemma della Mente e, quindi, anche della capacità di provare sentimenti ed emozioni. In particolare, il confronto tra le due versioni di Visione è una tra le scene meglio scritte e meglio gestite dal 2008 a oggi nel MCU. I due non avranno, infatti, uno scontro fisico, ma filosofico, quasi matematico, ragionando sul dilemma della Nave di Teseo: se di un oggetto, nel tempo, vengono sostituiti i pezzi mantenendone la forma originaria, alla fine quell’oggetto avrà ancora la stessa identità o sarà diventato qualcosa di diverso? La Nave di Teseo, sarà ancora la Nave di Teseo? E se i due Visione hanno una composizione differente ma stessi ricordi, possono ancora essere Visione o la loro identità è alterata per sempre? Una scena che abbiamo già visto nei fumetti, riprodotta pari pari sullo schermo con una fedeltà che raramente abbiamo visto in un adattamento televisivo.

Come è facile immaginare, a questo punto Wanda sarà costretta a riportare Westview allo stato originario, cancellando tutto ciò che ne fa parte: il costrutto di Visione e i due bambini che nel frattempo hanno sviluppato dei superpoteri. Per Wanda, quindi, anche se è più consapevole del proprio potere, significa andare incontro ad altro dolore, ad un lutto che si prolunga e sembra non avere fine. Il costrutto di Visione riuscirà a convincere la donna della necessità di compiere questo ennesimo sacrificio: Wanda ha da sempre agito per amore, senza mai riuscire a scendere a patti con il proprio dolore. Non ha mai fatto intenzionalmente del male a qualcuno, ma, senza rendersene conto, ha condannato un’intera cittadina a soffrire insieme a lei. Visione non può colpevolizzarla e, come accadeva nei film precedenti, le sue parole sono pregne del supporto e della comprensione che ha sempre contraddistinto la coppia, assolvendo Wanda da tutti gli errori del passato e del presente, liberandola dai sensi di colpa.

Ma cos’è il dolore, se non amore perseverante?

Visione

Come dicevamo all’inizio, la serie tv è cruciale per l’economia del secondo film su Doctor Strange per diversi motivi: approfondisce la figura e il rapporto dei due supereroi e ne introduce uno nuovo, che affiancherà Captain Marvel in The Marvels (2023), oltre ad avere un ruolo nell’adattamento televisivo di Secret Invasion. Wanda, invece, avrà un ruolo fondamentale all’interno di Doctor Strange in the Multiverse of Madness: ella si prospetta essere più un nemico che un alleato per lo Stregone. I trailer del film e la scena finale di WandaVision ci permettono d’immaginare quanto Wanda potrà essere davvero pericolosa: ritiratasi nei boschi per studiare e comprendere la magia, ormai divenuta la Scarlet Witch, da qualche parte le arriva l’eco dei figli cui è stata costretta a rinunciare. Potrebbe esserci la possibilità che, nonostante fossero dei costrutti derivati dall’alterazione della realtà, i bambini siano vivi, che esistano davvero, da qualche parte? Se così fosse, siamo certi che Wanda si giocherà il tutto per tutto pur di riprenderseli.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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