21 Maggio 2021

Una speranza tra le macerie. “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini

di Roberta Spadaro

Khaled Hosseini è uno dei più conosciuti e chiacchierati autori a livello internazionale, un afghano trapiantato negli Stati Uniti, dove, prima di dedicarsi alla scrittura, ha lavorato come medico. È noto in particolare perché, attraverso i suoi romanzi, racconta con estrema trasparenza squarci della storia del suo paese d’origine

L’Afghanistan è stato martoriato per anni dal terrore di guerre incessanti

Qui, inoltre, la donna viene da sempre considerata merce di scambio, piccolo oggetto nelle grandi mani dell’uomo, macchina sforna-bambini (preferibilmente maschi), che quando non “funziona” deve essere sostituita.

In Mille splendidi soli Hosseini, attraverso una narrazione semplice e scorrevole, racconta la vicenda di due donne, diverse per età e per stili di vita, che, a causa di contingenze tra loro dissimili, si ritrovano a condividere il medesimo destino

Da una parte Mariam, che attende con impazienza quell’unico giorno a settimana in cui il padre va a trovarla portandole dei doni, quasi come per far fronte al suo senso di colpa per una verità difficile da rivelarle, e apparentemente disprezzata dalla madre, una donna indurita dal tempo e dalle brutture viste e subite nella sua vita. 

Dall’altra Laila, che vive in una delle poche famiglie in cui la cultura è considerata lo strumento per la conquista dell’autonomia personale.

Laila è amata dai genitori ed è cresciuta sotto la protezione dei due fratelli maggiori e, soprattutto, dell’amico di infanzia, Tariq. 

La guerra fa da sfondo all’intera narrazione, che si apre con l’occupazione dell’Afghanistan da parte dei sovietici, avvenuta dagli anni ’70 fino al 1989, continua poi con le lotte fratricide tra i Mujaheddin, negli anni ’90, e termina, infine, con l’occupazione del paese da parte degli Stati Uniti, dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001. 

Ed è proprio la brutalità della guerra che consente alle due protagoniste di incontrarsi, condividendo gli stessi spazi di vita familiare, lo stesso uomo e le stesse sofferenze

La storia di Mariam e di Laila è forte ed emozionante e, se spesso il lettore, nel suo quieto e quotidiano vivere, tende a considerare gli eventi narrati  nei romanzi come troppo distanti dalla sua realtà, qui invece non può non considerare quanto questi siano più vicini di quanto possa immaginare. 

Nonostante la sofferenza e gli orrori a cui Mariam e Laila assistono e di cui sono esse stesse vittime, le due donne trovano, l’una grazie all’altra, la ragione della propria esistenza, meta ambita da ogni essere umano; ed è proprio il finale dolce-amaro che lascia il lettore tra stupore e lacrime di commozione per un riscatto pagato a caro prezzo, ma anelato e sperato fino alla fine.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Roberta Spadaro

Nata a Messina, il 3 settembre del 1997.
È una sognatrice, ama leggere, scrivere e l’arte, in tutte le sue forme.

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