15 Febbraio 2023

Storia di un riscatto. “I bastardi di Pizzofalcone” di Maurizio De Giovanni

di Antonio Messina

La prima volta che vidi di presenza Maurizio De Giovanni fu una sera a Bologna della quale conservo un ricordo speciale. L’evento si teneva all’interno di una piccola chiesa in una stradina in cui non ero mai stato prima e lui stava seduto su uno sgabello, sull’altare, di fronte a un leggio. Un musicante alla sua sinistra, una cantante alla sua destra. Quella sera lesse pezzi tratti dai suoi scritti e dai suoi romanzi, accompagnati da canzoni e musica. Fu una serata piena di emozioni e calore, e quanto era bello sentirsi un po’ un pesce fuor d’acqua mentre tutti attorno riconoscevano i pezzi che venivano suonati, del tutto sconosciuti a me. Fu come essere al centro di una festa che avrei voluto non finisse mai. E la sensazione continuò anche dopo lo spettacolo, mentre tutti ci disperdevamo per le strade di Bologna, uscendo dalla chiesetta. Da quella sera, per me De Giovanni divenne un autore che meritava di essere approfondito, conosciuto, studiato e compreso.

De Giovanni è un autore e drammaturgo nato a Napoli, la città in cui sono ambientate la maggior parte delle sue storie. Nonostante sia attivo dal 2005, è grazie alla trasposizione in una serie dei Bastardi di Pizzofalcone che lettori e spettatori si accorgono davvero di lui. A lui si deve la trasposizione televisiva per la Rai delle serie sul commissario Ricciardi e Mina Settembre.

La suddetta serie ci porta all’interno delle dinamiche professionali e personali del distretto di Pizzofalcone e conta ben dodici libri: partendo da Il metodo del Coccodrillo (Mondadori, 2012) e arrivando a Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone (Einaudi, 2021). Il secondo romanzo, I Bastardi di Pizzofalcone (Einaudi, 2013), si concentra sulla formazione della squadra del distretto di polizia, capitanata dal brillante Giuseppe Lojacono e composta dal violento Francesco Romano, dall’impulsiva Alessandra Di Nardo e dall’ingenuo quanto arrogante Marco Aragona. Alla squadra, messa in piedi dall’ispettore Luigi Palma, si aggiungono Ottavia Calabrese e Giorgio Pisanelli, già presentati nel volume precedente, la cui storia personale sembra volersi estendere nei libri successivi.

La formazione di questa nuova squadra – accomunata dal fatto che nessuno dei membri ha realmente qualcosa da perdere – è dovuta a un decadimento interno del distretto causato dai quattro membri precedenti, coinvolti in un traffico di droga. Questo ha portato a iniziare le procedure di chiusura del distretto di polizia e solo un colpo di fortuna può far ricredere l’opinione pubblica – e non solo – e convincerla a mantenerlo attivo. Sarà la risoluzione di un omicidio a far sì che il distretto di Pizzofalcone continui a esistere. La nuova squadra, infatti, non ha nemmeno il tempo di assestarsi che si ritrova a far fronte alla morte di Cecilia Festa, la moglie di un importante notaio molto conosciuto.

La scrittura di De Giovanni è molto scorrevole e semplice, complice la brevità dei capitoli che trascinano il lettore tra le pagine, fino alla risoluzione del caso. L’autore mette in scena le basi di tutte le dinamiche familiari e personali di ogni personaggio e riesce a mescolarle sapientemente allo sviluppo delle indagini, mostrando i lati più nascosti di ognuno di loro, ma senza mai allontanarsi mai troppo dal caso per non rischiare di snaturare l’opera.

Oltre a questo, De Giovanni ha un modo di raccontare che riesce a non rendere la narrazione noiosa e piena di cliché linguistici: il modo in cui vengono descritte le strade, i luoghi e la maniera di dare voce ai pensieri dei personaggi hanno un retrogusto poetico. Attenzione! Non parliamo di romanticismo, ma di crudezza e di capacità di descrivere in maniera vivida e nuda la realtà in cui camminano i personaggi. Soprattutto quando si tratta delle situazioni personali che, per quanto possano essere già state raccontate in tutte le salse, in un modo o nell’altro portano il lettore a volerne sapere di più e capire come l’atteggiamento di ognuno finisca per influenzare l’indagine stessa.

Lojacono, vero protagonista del libro, nonostante il suo passato, è il perfetto collante della squadra. Riesce non solo a risolvere il caso con una semplice intuizione – a riprova del fatto che la soluzione è sempre a portata di mano ed è anche quella apparentemente più stupida -, ma anche a raccogliere i consensi dell’ispettore Palma, che lo ha scelto per un motivo ben preciso. È il detective per eccellenza, il più imparziale della squadra, ma anche il più scaltro, quello che riesce a condurre e deviare gli interrogatori per fare in modo che i sospettati parlino. Intuitivo e dal pugno duro quando serve, riesce a comprendere gli atteggiamenti dei colleghi e a incoraggiarli o ad attenuarli, se necessario. E, nonostante queste caratteristiche, non toglie la scena a nessuno di loro. 

La Napoli narrata da De Giovanni è una città fatta di bassifondi, di misteri fitti, di sguardi fugaci, di atti violenti, ma anche di enorme bellezza, di gioia, di speranza, di ambienti altolocati ai quali in pochi hanno accesso, di piccoli successi e di poesia e di canzoni percepite da lontano come litanie. È come se la città riuscisse a parlare al lettore attraverso le pagine con una voce vera, capace di risuonare forte tra le navate di una chiesetta. La storia che imbastisce è una storia di rinascita dalle ceneri e di riconquista. Ognuno dei membri della squadra deve impegnarsi il più possibile per fare in modo che tutti cambino idea sul distretto di Pizzofalcone e Palma sa benissimo di aver fatto delle scelte azzardate, mettendo in piedi una squadra con un passato violento e dai metodi poco ortodossi. Speranzoso, d’altra parte, che siano proprio quegli atteggiamenti a far sì che la situazione non precipiti del tutto.

Nonostante I Bastardi di Pizzofalcone sia il secondo libro della serie, esso si presta a essere comunque un ottimo punto di partenza anche per chi non ha mai letto il primo (che narra il modo in cui Lojacono risolve il cosiddetto caso del Coccodrillo, che dà il nome al libro). A dimostrazione di ciò, abbiamo le due trasposizioni di questo romanzo. Una per la televisione, una serie con protagonista Alessandro Gassman. La seconda è un ri-adattamento a fumetti edito da Sergio Bonelli Editore, seguito da altri due volumi (Buio e Gelo). I fumetti hanno una caratteristica peculiare: tutti i personaggi sono animali antropomorfizzati e la scelta di uno specifico animale per ogni personaggio è stata ponderata con attenzione, affinché rispecchi il carattere dei protagonisti. Di questi adattamenti ci sarebbe tantissimo da dire, soprattutto riguardo al fumetto che riesce perfettamente nell’intento di incuriosire e far scoprire l’opera originale, più di una serie tv che ha tutte le caratteristiche del processo di edulcorazione delle produzioni Rai. Ma lo spazio non ci basta e vi rimandiamo a un futuro appuntamento.Quello che vi possiamo dire è che se cercate un poliziesco un po’ noir e un po’ hard boiled, I Bastardi di Pizzofalcone è il libro che fa per voi.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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