18 Gennaio 2023

Scrittura e condivisione, ricerca e rinascita: “Le sorelle Donguri” di Banana Yoshimoto

di Adele Licciardi

È lunga la lista dei libri che la penna di Banana Yoshimoto ha regalato ai suoi fedeli lettori, e Le sorelle Donguri, pubblicato nel 2010 da Feltrinelli, è uno di questi.

Breve ma intenso, tanto da poter essere definito una novella, l’opera racconta di due sorelle, Donko e Guriko, e del forte legame che le unisce e che si palesa già nella somma dei loro nomi: Donguri, in giapponese “ghianda”, come quelle che il padre amava raccogliere nel giardino dell’ospedale durante l’attesa della loro nascita.

Attraverso le parole e i pensieri di Guriko veniamo a conoscenza della vita delle due sorelle a partire dal momento in cui, rimaste orfane, iniziano a badare a loro stesse. Dopo la perdita dei genitori Donko e Guriko passeranno infatti da un parente all’altro, e sarà proprio dalle esperienze di vita precocemente dolorose che impareranno, insieme alla solidarietà e alla bontà di porgere le braccia a chi ne ha bisogno, a donare ciò che spesso si dà per scontato: tempo per ascoltare l’altro

È così che nasce la posta delle sorelle Donguri, una rubrica online a cui è possibile rivolgersi per chiedere consigli su amori vani, dolori, lutti, speranze disattese, e ricevere, proprio dalle due ragazze, risposte semplici e sincere. Una rubrica in cui Donko e Guriko offrono agli altri la possibilità di raccontarsi senza remore, senza vergogna, dove la condivisione del dolore diventa il primo passo verso la guarigione.

Il punto di svolta nella trama avviene con la lettura di una email inviata al sito Donguri in cui la mittente racconta di una sua perdita recente. Le parole della ragazza, la descrizione del dolore provato, sembrano toccare nel profondo Guriko, facendole tornare alla memoria il suo primo amore, Mugi. Inizia così il viaggio di Guriko tra ricordi e luoghi reali, tra sogni premonitori e domande sulla sua vita e quella della sorella. 

Donko e Guriko sono, in realtà, molto diverse: la prima estremamente vivace e dinamica, consapevole che l’amore è destinato a fallire, vive con leggerezza e spensieratezza i suoi innumerevoli fidanzati; Guriko, invece, più introversa e solitaria, si occupa a tempo pieno della casa e dello smistamento delle email, interrompendo di tanto in tanto i suoi momenti di solitudine per cercare risposte fuori da quelle mura, nel mondo.

Due facce la cui complementarietà, dunque, permette un equilibrio tale da renderle l’una la metà dell’altra, come suggerisce anche la natura dei loro nomi.

Attraverso i pensieri di Guriko, Banana Yoshimoto trova il modo di ripercorrere temi come la perdita, la morte, il lutto, la sofferenza, ma anche e soprattutto la riabilitazione, la ripresa

Sullo sfondo troviamo la tipica atmosfera giapponese, delicata e puntuale insieme, i sapori e i profumi della cultura locale, le tradizioni sempre attuali, il tutto immerso in una dimensione che sfugge dalla frenesia della città

Le situazioni che Yoshimoto descrive ‒ con la delicatezza che contraddistingue la sua scrittura ‒ sembrano svolgersi all’interno di un tempio sacro, in cui il rispetto e il silenzio permettono al lettore di fermarsi per guardare meglio alle cose. 

«Sarebbe bello se ognuno di noi potesse, anche solo per pochi istanti, incontrarsi con il bambino che è stato. Che effetto ci farebbe? Proveremmo invidia o malinconia? È come quando una persona è follemente innamorata: se nel momento di maggiore passione qualcuno ci dice: “Goditi questo momento perché prima o poi arriveranno i giorni bui”, a poco a poco ci convinceremo che, proprio per questo, dobbiamo concentrarci sul presente».

Il romanzo si caratterizza anche per i toni onirici, tratto imprescindibile della scrittrice. Tra sogni premonitori in cui la realtà si interseca con una dimensione altra, ogni persona e ogni cosa appare legata a ciò che la circonda, vicina o lontana che sia. In questo testo la scrittrice sembra suggerire l’idea di un’interconnessione totale tra le cose che esiste ancora prima delle connessioni online. Ogni vita sembra legata a un’altra da un filo sottile che non possiamo vedere, ma esiste e pulsa, vibra e si fa presente attraverso segnali sparsi nel tempo, nello spazio. Nella scrittura. Saper leggere questi indizi, saperli ascoltare e poi seguirli è una sfida che la stessa Guriko si troverà ad affrontare.

Già con Kitchen, successo immediato seguito da innumerevoli ristampe, Banana Yoshimoto aveva sancito il suo ingresso imperituro nel mondo letterario.

Se con Le sorelle Donguri da una parte continua a dare prova di possedere uno stile unico, dall’altra affronta tematiche che, nonostante siano state già trattate in altri romanzi, sembrano non esaurire mai i diversi punti di vista su cui è possibile soffermarsi. Un romanzo intimo come lo è la sua scrittura, in cui la famiglia, l’amicizia e anche la fedeltà alle proprie origini, alle tradizioni e a determinati principi, sono i mezzi che ognuno ha per muoversi nel mondo e comprendere non soltanto la strada ancora da fare, ma anche quella che si è già fatta.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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