21 Dicembre 2022

La camera dei segret… ah, no. “La camera degli animali” di Francesca Scotti

di Adele Licciardi

Gli animali che compaiono non sono trofei, la camera non propone le vicende delle creature più rare o più preziose, più sinistre e più strambe. Propone alcune tra quelle che, indipendentemente dal tempo della loro creazione, ancora ci coinvolgono, e permettono a un pensiero nuovo di formarsi.

La camera degli animali di Francesca Scotti, edito dal Saggiatore e in commercio dal 25 novembre 2022, illustrato da Sara Bernardi, si configura come un compendio di racconti scritti da svariati autori in epoche differenti

La camera citata nel titolo viene descritta dall’autrice come uno spazio la cui forma può cambiare in base all’occhio dell’osservatore o ai suoi bisogni più reconditi. Non proprio una Stanza delle Necessità, ma quasi! Non rimane uguale a se stessa, ma varia nelle fattezze, nei colori, nella grandezza. Al suo interno ospita tutti quegli animali che fanno parte dell’immaginario collettivo

Una volta varcata la soglia è possibile scorgere spazi aperti, meandri marini o tane, percepire la gravità secondo le leggi fisiche conosciute oppure osservare le cose a testa in giù come i pipistrelli.

Una camera duttile, dunque, come lo è l’immaginazione da cui nasce.

Ma perché parlare proprio di una “stanza degli animali”?

Tra gli esseri viventi, l’animale in particolar modo ha rappresentato per l’uomo, nel corso dei secoli, sia un modello da imitare, sia uno specchio in cui riflettersi.

Dagli animali antropomorfizzati a quelli assurti a guide spirituali, sono tantissimi i poeti e gli scrittori che hanno cercato se stessi, una verità o il senso delle cose interfacciandosi con figure diverse dall’essere umano.

All’interno della camera di Scotti troviamo quindi tutti gli animali passati, presenti e futuri e, insieme a essi, tutte quelle parole che qualcuno ha rivolto loro «per rappresentare, per dire, non dire, piangere, accedere a un’altra verità, raccontare la solitudine, il lutto, la paura, la ferocia, una speranza, una gioia».

Immaginazione e trasformazione sono i due temi che animano questa raccolta di racconti. Tuttavia, il mutamento non è prerogativa esclusiva degli animali in grado di cambiare pelle e alterare la propria forma, ma anche, e forse soprattutto, dell’uomo. Quest’ultimo, ponendosi al di là dei confini conosciuti, può trasformarsi in animale e ritornare umano con una consapevolezza maggiore. 

È immediato il collegamento a grandi classici come Le metamorfosi di Apuleio, Le favole di Esopo, fino a giungere all’ottocentesco Pinocchio di Collodi o, ancora, ai più recenti classici Disney – rimandi che sottolineano l’importanza secolare della sfera animale all’interno dell’immaginario umano.

Interrogare la camera e le sue creature, quindi, non è altro che un’azione che l’uomo ha sempre compiuto. Il binomio uomo-animale è un’unione che non ha mai smesso di creare connessioni di senso e di significati: è come se gli animali fossero quella parte istintiva, buona, crudele per bisogno e mai per puro piacere, che l’uomo ha dimenticato ma che continua a cercare fuori e dentro di sé: «Il cielo d’un tratto si fa più chiaro, c’è un ruscello in cui specchiarsi. Mi avvicino, mi sporgo: che animale vedrò nel mio riflesso?».

Scotti, ripercorrendo le suggestioni di diversi autori, suddivide la camera in pareti e teche, collocando in ognuna di queste tutti quegli animali che rimandano a temi specifici.

Nella parete della trasformazione, ad esempio, trovano spazio sia autori come i fratelli Grimm, Perodi, Savinio, sia animali che rappresentano il mutamento fisiologico, ma in fondo anche metaforico, a cui l’uomo può andare incontro. Troviamo Gianporcospino, nato metà riccio e metà bambino; un uomo tramutato in ranocchio a causa della sua avidità; una chioccia dall’animo di donna che protegge e culla i suoi pulcini, e accanto alla quale si può ridiventare piccoli.

Il concetto di trasformazione assume tuttavia anche fattezze oscure, come nel caso del dramma di un’essenza feroce che, se non domata, divora se stessa e gli altri e che può risiedere nell’animo di ciascuno di noi.

La parete della morte mostra invece una trasformazione diversa: il passaggio dalla vita alla morte, appunto. Senza i “doni”, però. Qui il tono appare più critico, perché sembra denunciare la crudeltà che la natura subisce per mano dell’uomo. Non c’è più il binomio uomo-animale che può abitare una stessa anima; c’è lo scontro dell’uomo con l’animale.

Attraverso le parole di autori come Pirandello, Serao, Maupassant, Capuana e altri ancora, la natura è descritta come offesa, ferita, sfruttata, da un’unica mano, quella dell’uomo. Tuttavia, ci viene raccontata anche come forte, terribile, maestosa e capace, alle volte, di svincolarsi dalle redini a cui altrimenti sarebbe costretta, grazie esclusivamente alla propria astuzia e alla voglia intrinseca di libertà: no, in natura gli elfi non sono domestici… 

«Ma cosa succede, invece, quando l’uomo sogna l’animale?». Nella parete del sogno gli animali appaiono come simboli da decodificare, come significanti che rimandano a uno specifico significato da cogliere. In questi racconti, le cui parole sono quelle di Freud, ma anche di Deledda e Lucrezio, lo stato principale è quello onirico. La sfera animale diventa così un mondo altro che ci parla, ci consiglia, e attraverso cui cerchiamo di afferrare una verità che sfugge durante la veglia.

Nell’ultima sezione, la più incredibile, accanto agli animali che l’uomo ha davvero visto con i propri occhi o che ha inventato traendo ispirazione dalla realtà, la parete del futuro ospita tutti quegli animali che non esistono ancora ma che l’ingegno umano ha avuto l’audacia di immaginare e collocare in un futuro prossimo. Come è già successo con gli animali medievali, non è importante sapere se questi esseri futuristici esisteranno davvero un giorno, perché dal momento in cui entrano a far parte dell’immaginario umano iniziano già a vivere per sempre.

Con Asimov, Dick, Verne, queste creature diventano una realtà che potrebbe scomparire definitivamente, o l’ultima speranza di salvezza per l’uomo e per la bellezza. Ne La macchina salvamusica di Dick, ad esempio, ci troviamo in un futuro distopico in cui la probabile imminente distruzione di ogni cosa porta il protagonista a voler salvare la musica creando degli animali a partire da spartiti musicali. Ma la natura, una volta creata, non segue più le leggi del suo creatore, e il risultato finale sarà molto simile a una Foresta proibita pullulante di animali strani e pericolosi.

Ad arricchire e completare i racconti e le singole sezioni ci sono le già citate illustrazioni di Sara Bernardi. Con poche pennellate e tratti precisi, come dei disegni posti in una teca per rammentare a noi stessi le apparizioni avute in sogno o da svegli, sono illustrati uno per uno tutti gli animali di cui si narra.

Emblematico è infine il racconto che chiude la raccolta: Il martin pescatore di Jules Renard.

In modo semplice e veloce, lo scrittore ci descrive il volo di un martin pescatore che, non temendo la sua presenza, si poggia accanto a lui: «E sono sicuro che non è volato via per paura, ma che abbia semplicemente creduto che non facesse che passare da un ramo all’altro».

Questa chiusa sembra suggerire la possibilità di un equilibrio duraturo tra uomo e natura, laddove questo è diventato ormai precario.

Il filo sottile che tiene uniti questi racconti riposizionati da Scotti come in un puzzle è sì la capacità della natura di essere specchio e simbolo per l’uomo, ma anche la forza vitale che vibra, si ribella e soffre se ingabbiata. Se offesa. Un testo, questo, che sembra essere quasi un monito e un promemoria in un’epoca come la nostra che baratta la natura con il potere, con l’indifferenza, senza rendersi conto di stare invece barattandola con la nostra stessa estinzione.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Adele Licciardi

Nata a Ragusa il 26 maggio 1991, ha frequentato il liceo classico Secusio Bonaventura di Caltagirone. Dopo il diploma continua gli studi umanistici iscrivendosi alla triennale in Lettere moderne presso l’università di Catania e conclude il suo percorso universitario con la laurea magistrale in Filologia moderna nel 2022.

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