9 Febbraio 2021

Il poeta e il professore. “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia

di Giada Di Pino

Alessandro D’Avenia è un professore. Un giovane professore che ogni giorno entra in classe, si siede alla cattedra e cerca. Cerca, sì. Cerca sogni nei visi dei suoi studenti, carpendo ogni espressione, gesto e sguardo, avido dei pensieri e dei sentimenti informi che si agitano nelle menti e nei cuori degli adolescenti. Lui sa quanto sia delicata e difficile questa fase della vita, quanto possa anche essere dolorosa. E deve insegnare. Deve cioè fare in modo che certe nozioni prestabilite si innestino in quelle giovani menti nel modo meno passivo possibile. Giacomo Leopardi è un poeta. E anche un filosofo, un critico letterario, uno scrittore, un intellettuale. Una delle personalità più eclettiche che l’Italia abbia conosciuto. Prima ancora fu un uomo. Un uomo che sembra aver portato sulle sue spalle il peso della sofferenza dell’umanità intera. Per la scuola, tuttavia, Giacomo Leopardi è una nozione che gli studenti devono imparare. Ma quanta verità, quanta profondità, quanta emozionalità si toglie, quando un poeta viene ridotto a nozione, sottraendogli il suo essere uomo? D’Avenia questo lo sa bene e tenta di recuperare proprio la parte di umanità che è stata sottratta, di restituire a Giacomo il suo essere stato, prima che poeta, prima che filosofo o intellettuale, uomo. E lo fa in modo efficace e semplice insieme: scrivendogli delle lettere. Lettere fittizie, ovviamente, destinate palesemente alla pubblicazione di questo libro, nonché volte a spiegare la poetica e il pensiero del poeta percorrendo tutte le sue opere, maggiori e non, conosciute e non. Nel momento stesso, però, in cui Leopardi diventa ‹‹caro Giacomo››, diventa cioè interlocutore, torna ad essere uomo. E da uomo egli può arrivare agli studenti come la nozione non potrà mai fare. Questo il grande pregio, la geniale trovata del quarto libro di Alessandro D’Avenia, efficace nel colpire al cuore il pubblico a cui si rivolge, ovvero adolescenti alla ricerca del senso della vita e insegnanti ancora innamorati del loro mestiere, ma che tuttavia al lettore un po’ più esperto, ad uno studioso più disincantato può apparire debole nella ridondante ricerca di frasi ad effetto sul senso della vita e appesantito dalla pressante presenza dell’ego dello scrittore. Un libro comunque da leggere, e da assaporare e meditare; un libro da cui sicuramente ciascuno, indipendentemente dal livello culturale e di esperienze di vita, ha tanto da trarre, se non per mezzo del racconto dell’autore, certamente per mezzo della lettura profonda e profondamente umana di Giacomo Leopardi.

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Il nostro giudizio

Giada Di Pino

Ha lavorato presso la Leonida Edizioni, ha frequentato il Master in Editoria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e ha svolto uno stage presso Il Saggiatore. Oggi lavora come editor freelance e come insegnante. 

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