Nel 1924 Bulgakov pubblica La guardia bianca, un romanzo che anni dopo lui stesso renderà un’opera teatrale dal titolo I giorni di Turbin e che fu particolarmente apprezzata dal pubblico russo e da Stalin.
Il romanzo narra le vicende dei tre fratelli Turbin (Aleksej, Nikolka ed Elena) nella città ucraina di Kiev nei mesi difficili e convulsi della guerra civile (1918 – 1919), preludio a uno dei più incisivi eventi del ‘900, la Rivoluzione russa.
La lettura di Bulgakov non è mai semplice, e particolarmente complessa risulta La guardia bianca, dove il suo intento non sembra esattamente quello di narrare, piuttosto quello di evocare l’incertezza di un popolo su cui la storia incombe e sembra soffiare più forte del vento gelido dell’inverno ucraino.
Bulgakov, con la sua ironia amara, non ci risparmia nessuna atrocità e ci pone davanti a una Storia molto meno nobile e razionale di quella ricostruita nei manuali scolastici.
Il romanzo, infatti, procede su due binari: da una parte le vicende storiche che sconvolgono gli individui, dall’altra l’intimità di una famiglia che cerca di ricostruirsi dopo la morte della madre. La loro reazione si porrà a livelli diversi, ma sarà in egual modo incisiva e poetica.
Elena terrà nascosto il dolore per la perdita del marito, costretto a fuggire per motivi politici, mentre Aleksej e Nikolka con dignità e coraggio si arruoleranno nelle fila dei Bianchi per la difesa della loro città.
Saranno proprio i due fratelli a ridare un significato alla Storia, incarnando la strenua difesa dell’ideale che li ha portati ad arruolarsi e delle tradizioni borghesi della loro famiglia.
Tutto quello che la guerra porta via rivive nel coraggio maldestro di chi è disposto a sacrificare sé stesso per un bene supremo.
Non lasciamoci ingannare. Aleksej, Nikolka ed Elena non sono eroi romantici né tantomeno vincitori; sono personaggi sconfitti da una vita crudele e difficile e la loro grandezza, tipica dei protagonisti dei romanzi russi, sta nella dignità e nella fermezza con cui riescono ad affrontare la sofferenza e la paura di una vita che dolorosamente subiscono.
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Il nostro giudizio
Katia Casciana
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