26 Maggio 2021

Ciò che la storia non racconta. “La guardia bianca” di Michail A. Bulgakov

di Katia Casciana

Nel 1924 Bulgakov pubblica La guardia bianca, un romanzo che anni dopo lui stesso renderà un’opera teatrale dal titolo I giorni di Turbin  e che fu particolarmente apprezzata dal pubblico russo e da Stalin

Il romanzo narra le vicende dei tre fratelli Turbin (Aleksej, Nikolka ed Elena) nella città ucraina di Kiev nei mesi difficili e convulsi della guerra civile (1918 – 1919), preludio a uno dei più incisivi eventi del ‘900, la Rivoluzione russa.

La lettura di Bulgakov non è mai semplice, e particolarmente complessa risulta La guardia bianca, dove il suo intento non sembra esattamente quello di narrare, piuttosto quello di evocare l’incertezza di un popolo su cui la storia incombe e sembra soffiare più forte del vento gelido dell’inverno ucraino. 

Bulgakov, con la sua ironia amara, non ci risparmia nessuna atrocità e ci pone davanti a una Storia molto meno nobile e razionale di quella ricostruita nei manuali scolastici. 

Il romanzo, infatti, procede su due binari: da una parte le vicende storiche che sconvolgono gli individui, dall’altra l’intimità di una famiglia che cerca di ricostruirsi dopo la morte della madre. La loro reazione si porrà a livelli diversi, ma sarà in egual modo incisiva e poetica. 

Elena terrà nascosto il dolore per la perdita del marito, costretto a fuggire per motivi politici, mentre Aleksej e Nikolka con dignità e coraggio si arruoleranno nelle fila dei Bianchi per la difesa della loro città. 

Saranno proprio i due fratelli a ridare un significato alla Storia, incarnando la strenua difesa dell’ideale che li ha portati ad arruolarsi e delle tradizioni borghesi della loro famiglia.

Tutto quello che la guerra porta via rivive nel coraggio maldestro di chi è disposto a sacrificare sé stesso per un bene supremo. 

Non lasciamoci ingannare. Aleksej, Nikolka ed Elena non sono eroi romantici né tantomeno vincitori; sono personaggi sconfitti da una vita crudele e difficile e la loro grandezza, tipica dei protagonisti dei romanzi russi, sta nella dignità e nella fermezza con cui riescono ad affrontare la sofferenza e la paura di una vita che dolorosamente subiscono.

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Il nostro giudizio

Katia Casciana


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