6 Novembre 2021

Una sorpresa marchiata Marvel. “The Eternals”, regia di Chloé Zhao

di Antonio Messina

Dopo il successo di Nomadland, Chloé Zhao si cimenta nella realizzazione di un film di supereroi che ci propone le basi per un futuro più che prospero per la Marvel e la Disney: The Eternals.

Gli Eterni sono stati creati da Jack Kirby e fanno la loro prima comparsa nei fumetti Marvel nel 1976. La loro genesi è molto complessa e ripercorrerla per intero richiederebbe uno spazio di cui non disponiamo; possiamo semplicemente dire che essi rappresentano una versione esponenzialmente più evoluta del genere umano, sono immortali e hanno delle capacità uniche. Creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali, viene dato loro lo scopo di vegliare sulla razza umana e proteggerla dai Devianti, senza però interferire con i conflitti e l’evoluzione naturale. La loro immortalità deriva non tanto dall’essere effettivamente indistruttibili, ma dalla possibilità di reincarnarsi ogni volta che periscono.

Il film non si discosta molto da un tipico lungometraggio delle origini e la formazione del gruppo è praticamente quasi la stessa: gli Eterni sono dieci e ognuno di loro ha delle caratteristiche che li rendono facilmente riconoscibili non solo sulla carta, ma anche sul grande schermo. Cinque di loro, infatti, possono essere considerati dei filosofi, votati all’evoluzione tramite la conoscenza e il bene superiore, mentre gli altri cinque sono abili guerrieri e strateghi, pronti a difendere il prossimo con la forza. 

Dopo aver sconfitto ciò che rimane dei Devianti durante la distruzione di Tenochtitlán nel 1521, il gruppo raggiunge il suo scopo ultimo. Da questo momento in poi, per volere di Ajak, leader del gruppo in stretto contatto con il Celestiale che ha affidato loro la missione, Arishem il Giudice, il gruppo viene sciolto in attesa di poter tornare sul proprio pianeta natale: possono continuare la loro esistenza sulla Terra non più come Eterni, ma come esseri umani al fine di trovare il loro scopo personale. Il presente, tuttavia, porta il gruppo a riunirsi nuovamente per affrontare un pericolo che minaccia l’estinzione definitiva della razza umana.

Le due ore e mezza del film si muovono costantemente tra il presente, in cui gli Eterni si confondono abilmente tra gli umani, e il passato, in cui il gruppo interagisce liberamente con la razza umana. In questo modo, Chloé Zhao riesce a narrare la storia non solo dell’essere umano attraverso i secoli, ma anche dei vari componenti del gruppo: tutti devoti alla missione di Arishem, certo, ma non per questo privi di una coscienza che permetta loro di domandarsi se quella sia effettivamente la strada giusta. Da questo punto di vista, tutti i personaggi hanno le loro motivazioni per riunirsi o meno, dopo cinque secoli di inattività e vite nuove costruite praticamente da zero. Nessuno di loro toglie la scena agli altri: ognuno degli Eterni, con i suoi poteri e il suo atteggiamento, ha una presenza scenica che permette allo spettatore di capire chi sta facendo cosa, anche nelle situazioni più concitate. Certo, alcuni personaggi compaiono di meno – ad esempio Makkari (Lauren Ridloff) sordomuta, velocista e cleptomane -, ma durante il terzo atto mostrano tutta la loro potenza, recuperando il terreno “perso” durante i primi due. Il lavoro di gestione di ognuno degli attori è di alto livello e di sorprendente qualità e, lo dobbiamo dire a costo di contraddirci: i personaggi di Sprite (illusionista, interpretata da Lia McHugh) e Druig (un ragazzo capace di controllare le menti, interpretato da Barry Keoghan) sono quelli caratterialmente meglio riusciti e con i quali si familiarizza maggiormente.

La fotografia ha una maturità inedita: c’è una buona calibrazione tra luci e ombre, scene ricche di colori sgargianti e altre dai toni più cupi, dando allo spettatore una lettura corretta a seconda del momento. Ma non solo: l’epicità del terzo atto, soprattutto verso la fine, è intrisa di una luce potente che equivale alla drammaticità della scena, come se si fosse deciso di mostrare nitidamente il momento di difficoltà massima del gruppo sia fisicamente che mentalmente. E la piccolezza degli Eterni, di fronte alla minaccia reale, è resa in maniera realistica: il senso di impotenza è palpabile.

The Eternals, in ultima analisi, si discosta parecchio dalle precedenti pellicole Marvel: ci troviamo di fronte a una storia enorme per trama, riferimenti e accenni a progetti futuri, che viene narrata nell’arco di due ore e mezzo, spiazzando lo spettatore abituato a vedere storie così grandi diluite in più film. La componente umoristica tipica dei film Marvel è meno presente, come se fosse stata ricalibrata, lasciando spazio all’introspezione dei personaggi e, di conseguenza, a drammi interiori che la Marvel aveva forse solo sfiorato in precedenza. Per la prima volta, ci sono accenni a rapporti sessuali e a relazioni omosessuali: si tratta di scene brevi, ma ci sono e di questo ne siamo rimasti piacevolmente sorpresi. Non sappiamo se dipenda dal fatto che al timone della regia ci sia una regista che difficilmente avremmo associato a un film di supereroi e se, quindi, i film successivi non affronteranno più queste tematiche in maniera sempre più approfondita. Ma la sensazione che si ha con The Eternals è che forse la Marvel e la Disney stiano tentando di lasciare i lidi sicuri dei film edulcorati, prodotti per un pubblico tendenzialmente giovanile, e che vogliano in qualche modo correre il rischio di andare oltre. Lo fanno non solo da questo punto di vista, ma anche nel darci un finale che non è solo un plot twist inatteso, ma un cliffhanger di tutto rispetto che lascia lo spettatore con più domande che risposte.Una vera chicca le scene dopo i titoli di coda, soprattutto per chi conosce bene i fumetti, che introducono due personaggi dal potenziale enorme!

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Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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