20 Maggio 2021

Seaspiracy

di Katia Casciana

Negli ultimi tempi Netflix propone documentari interessanti e istruttivi. Come nel caso di Seaspiracy, il documentario apparso sulla piattaforma il mese scorso, diretto da Ali Trabrizi. L’inizio della pellicola trae in inganno proponendosi come l’ennesimo prodotto sull’inquinamento acquatico. Bastano pochi minuti, infatti, per far sì che il centro della spirale si delinei: la pesca e l’acquicoltura intensiva.

Seaspiracy, diretto da Ali Tabrizi (2021).

Le immagini crude e violente hanno lo scopo di suscitare la riflessione su un tema di cui poco si parla e tenuto volutamente ai margini dell’opinione pubblica. Circa a metà della pellicola la pesca si struttura come un’attività appoggiata da una vera e propria organizzazione mafiosa che sottende risvolti sempre più inquietanti: dalla riduzione in schiavitù dei pescatori fino alla propaganda sulla pesca sostenibile, un falso mito appoggiato addirittura dalle associazioni pro-ambiente. Una soluzione prospettata da Ali Trabirzi consiste nell’iniziare a considerare come sana un’alimentazione con un basso consumo di carne e pesce. Oltre alle soluzioni legittime, credo, però, che ci sia anche il velato invito a cogliere l’esistenza di un parallelismo tra la natura e l’economia. Entrambe, infatti, si compongono di fili necessari alla realizzazione del tessuto. Se ad esempio si procede allo sterminio degli squali, si contribuisce a uno squilibrio nell’ecosistema acquatico che mette a dura prova la sua intera esistenza. Ed è chiaro: senza fauna e flora marina, la vita dell’uomo sulla terra è breve. Nell’equilibrio dell’ecosistema naturale alterare un passaggio significa mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’intero pianeta. Stessa cosa nell’ecosistema economico del capitalismo, basta seguire il fiuto del denaro per trovare tutti i diversi livelli di tasselli che compongono il puzzle necessari alla produzione di denaro. Dove sta la differenza? Nel fine perseguito. L’ecosistema naturale, anche includendo la morte, ha come fine la vita pacifica di tutte le specie presenti sulla terra. Il sistema economico ha come fine l’arricchimento di una piccola parte della popolazione, noncurante dell’evidente distruzione del pianeta e della nostra specie. Quindi mi chiedo, se il nostro scopo ultimo è vivere il più a lungo possibile, quale ecosistema è necessario difendere e assecondare per assicurare la vita? La natura, certamente. Seaspiracy

© Riproduzione riservata.

Katia Casciana


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