21 Agosto 2021

Le sorelle Macaluso

di Antonio Messina

Nonostante sia cresciuta nell’ambiente teatrale fin da adolescente, Emma Dante non è nuova nella scena del cinema nostrano e, a distanza di sette anni da Via Castellana Bandiera, con Le sorelle Macaluso la regista ci propone un’altra storia siciliana, ambientata in una Palermo magica che ha il sapore dell’infanzia e dei sogni perduti tra gli schiamazzi dell’estate.

Le sorelle Macaluso, regia di Emma Dante (2020).

Le sorelle del film sono cinque ragazze che vivono senza genitori all’ultimo piano di un condominio – Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella – e si guadagnano da vivere con le colombe insediatesi nella terrazza, di cui Antonella si prende cura, affittandole per matrimoni ed altri eventi. Le sorelle giocano e litigano, alcune sono già grandi, altre vorrebbero esserlo prima del tempo, ma tutto è equilibrato e in perfetta sintonia, in un idillio di spensieratezza e vitalità. Sarà il destino a sconvolgere le carte, quando le ragazze decidono di andare al «Charleston», un lido privato in cui si intrufolano spensierate e gonfie d’amore. Per troppa audacia o forse incoscienza, improvvisamente le cinque sorelle si ritrovano ad essere in quattro per il resto della loro esistenza. Ciò che succede dopo è la vita che prosegue con il suo naturale scorrere, indifferente alle disgrazie del passato, aggiungendone di altre lungo il cammino.

Emma Dante, come ha già fatto in precedenza, ci regala un film tutto al femminile che, pur non trattando una storia realmente accaduta, rispecchia comunque la realtà di molte famiglie i cui componenti, come legati da un voto infrangibile, tentano di mantenere in vita il ricordo di un’infanzia perduta dovendo, al contempo, fare i conti con il presente. Una storia dove, così come non ci sono i genitori, non ci sono nemmeno gli uomini e il “potere” non risiede in un’unica figura, ma nella coesione della famiglia e in quel patto che solo le donne, unite, conoscono e usano come arma per combattere le intemperie dell’esistenza. Non mancano di certo i momenti di tensione che sembrano, anzi, diventare ancora più violenti, aumentando d’intensità specularmente con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

La regia è un continuo spaziare tra luoghi, volti e dettagli che non si perdono nemmeno quando le sorelle diventano anziane; vediamo ancora le labbra di Lia muoversi mentre legge a voce alta, i passi di danza di Maria in strada o in casa, le mani di Pinuccia che afferrano ora il rossetto e con cura truccano un volto che non vorrebbe mai invecchiare, ora delle pillole. Vediamo ancora Antonella che, circondata dalle sorelle maggiori, in qualche modo si chiede se crescerà mai, per diventare bella come Pinuccia.

La macchina da presa, con la complicità di una luce che nel tempo sembra farsi più cupa e al contempo più eterea, si sofferma ora su una bambola, ora su un rossetto, per poi mostrarci quella vasca piena di fiori, o quelle colombe dai molti colori, alternando il presente con il passato. A intervallare i vari passaggi da un’età all’altra, ci pensano i flashback di quel tragico evento e un tassello dopo l’altro, l’immaginazione lascia il posto alla consapevolezza. Ed è proprio tramite questo crescendo che Emma Dante tocca il cuore di tutti indistintamente, dando allo spettatore un rinnovata consapevolezza della vita e del suo valore.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

Leggi di più


Potrebbe interessarti: