28 Agosto 2021

Il teatro della malattia. “The Father – Nulla è come sembra”, regia di Florian Zeller

di Antonio Messina
The Father – Nulla è come sembra, regia di Florian Zeller.

Tratto dalla piéce teatrale di Florian Zeller, scrittore e drammaturgo, The Father è stato presentato al Sundance Film Festival del 2020; previsto in uscita per lo stesso anno, è stato poi rimandato al 2021 a causa della pandemia. 

Diretto dallo stesso drammaturgo, che si cimenta per la prima volta dietro la macchina da presa, questo film ci porta nell’intricato meccanismo di una malattia che oggi colpisce circa cinquanta milioni di persone nel mondo, nella fascia d’età compresa tra i 65 e i 90 anni, con alcuni casi sporadici tra i giovani: la demenza senile.

Anthony (Anthony Hopkins) è un ultraottantenne che conduce una vita apparentemente tranquilla e abitudinaria nella sua casa di Londra, circondato dagli affetti più cari: la figlia maggiore, Anne (Olivia Colman) che lo va a trovare spesso, i quadri dipinti dalla figlia minore, un orologio dal particolare valore affettivo, un pianoforte che, di tanto in tanto, si cimenta a suonare, ancora capace nonostante l’età. 

Ma più il tempo passa più Anthony comincia a dimenticare le cose: dove si trova il suo orologio, l’ultima volta che la figlia è venuta a trovarlo, chi è l’uomo che sta lì con lui nel salone e legge il giornale… Perché la casa adesso ha un altro aspetto da come la ricordava il giorno precedente? E il pollo, non l’aveva già mangiato? E ancora, dov’è la figlia minore e perché non viene più a trovarlo? 

Il giorno e la notte cominciano a intercambiarsi, lo stesso momento si ripete più e più volte, e ciò che vediamo muta sotto i nostri occhi con la stessa nevroticità che assale Anthony nel momento in cui non riesce più a capire cosa stia accadendo, convinto che ad avere qualcosa che non va siano gli altri — intrusi nella sua vita, usurpatori e traditori — e non lui.

Con una maestria che pochi registi hanno saputo adoperare in film di questo genere, Zeller ci immerge nell’acqua torbida dell’oblio, dove tutto si ripete, dove gli stessi volti hanno ruoli differenti di volta in volta. 

Zeller ci prende in giro, facendoci credere che siamo noi a non capire davvero quello che stiamo vedendo. Come se quelli ad essere affetti dalla malattia fossimo noi e non il protagonista del film, fin quando la nebbia non si dirada e, finalmente, capiamo come stanno davvero le cose. 

Proprio come se fosse uno spettacolo teatrale, la scena si svolge in un unico ambiente con alcuni piani sequenza e degli stacchi di macchina intelligenti che nascondono sempre una sorpresa. Gli attori sono pochi e, così come la casa cambia la propria identità, come se la scenografia del teatro si spostasse continuamente, anche essi cambiano aspetto, quasi come se con un trucco degno del più grande trasformista permettesse loro di cambiare non solo abito, ma anche personalità.

Senza nulla togliere agli altri attori, soprattutto alla talentuosissima Olivia Colman, che in più occasioni ha dimostrato di essere degna di un Oscar e non solo di una semplice nomination, si capisce perché sia Zeller che Hopkins, alla fine, abbiano ricevuto un Oscar per questo film. Se da un lato il regista è stato capace di costruire un labirinto in cui è facilissimo perdersi senza nemmeno rendersene conto, convinti di essere sulla strada giusta per il centro o l’uscita o perfino di non esservi mai entrati — proprio come accade con la demenza senile —, dall’altro lato abbiamo un attore che ha la stessa età di un possibile paziente affetto da questa malattia e che è riuscito ad interpretare un ruolo difficilissimo. Un ruolo dal quale qualcun altro forse si sarebbe lasciato intimorire nel rendersi conto di cosa significhi convivere con la demenza e cosa comporta per le persone che stanno accanto a chi ne soffre.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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