24 Marzo 2021

Un lenzuolo e un ricordo. “A ghost story”, regia di David Lowery

di Antonio Messina
A Ghost Story (2017), un film di David Lowery

Dopo essere stato investito davanti casa, C. (Casey Affleck) si risveglia in un obitorio completamente spaesato: è un fantasma. 

L’unica cosa logica che pensa di poter fare è tornare da M. (Rooney Mara), sua moglie, nel disperato tentativo di comunicare ancora con lei.

L’incipit di A Ghost Story non è dei più originali e David Lowery sa benissimo che la storia che ha scritto e diretto è già nota ai più. 

Per questo motivo, decide di attirare la nostra attenzione facendoci concentrare sull’aspetto di C., rappresentando il fantasma nella sua immagine più iconica e semplice: C. è semplicemente avvolto da un lenzuolo con due buchi per gli occhi.

Girato in 4:3, formato atipico per il cinema odierno, e con pochissimi effetti speciali, “A Ghost Story non tenta di far luce su ciò che potrebbe esserci dopo la morte, ma cerca di farci capire come il lutto possa essere ambivalente per i vivi quanto per i morti. 

Da un lato M., che non può fare altro che accettare la nuova situazione, disperandosi e ripercorrendo i ricordi che l’ambiente della casa le fa riaffiorare; dall’altro, C. che, ridotto all’ombra di sé stesso, riesce a malapena a farsi presenza tramite piccoli gesti che il tempo provvederà a collocare nel luogo giusto. 

Sarà proprio il Tempo l’elemento con cui C. dovrà fare i conti. il Tempo, con la sua dispersione e il suo scorrere senza soluzione di continuità, fino a perdere consistenza, divenendo impossibile da quantificare e da percepire.

I dialoghi sono ridotti all’osso, la telecamera spesso rimane fissa su un unico ambiente dove movimenti, suoni e un’unica iconica canzone si susseguono, mettendo a poco a poco insieme tutti i pezzi della storia. 

David Lowery non ha intenzione di angosciarci o di terrorizzarci: l’icona del fantasma è semplicemente il mezzo del quale egli si serve per comunicarci che il valore di qualcosa rimane anche quando questa non esiste più nella forma che conoscevamo

Un valore che aumenta, anzi, quando tramite i ricordi, gli oggetti e i gesti siamo in grado di percepire come siamo arrivati dove siamo e dove andremo una volta che tutto questo dolore avrà fatto il suo corso.Quindi, cos’è A Ghost Story? Un malinconico inno alla vita, alla memoria e alla tenerezza che la morte paradossalmente porta con sé, facendoci tornare allo stadio più puro e naturale tramite il dolore: quello della fanciullezza.

© Riproduzione riservata.

Il nostro giudizio

Antonio Messina

È nato a Catania il 2 gennaio del 1993. Ha frequentato il Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre. Dopo il diploma segue due anni di Lingue e Culture Europee e Orientali a Catania, ma lascia per dedicarsi completamente alla stesura del suo primo romanzo, Le Ere dell’Eden – Genesi, una rilettura in chiave sci-fi delle origini di Dio, pubblicato, poi, nel 2015 per la casa editrice Carthago.

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